CIRCOLI
BIBLICI DI QUARESIMA
QUARTO
CIRCOLO BIBLICO- QUARTA DOMENICA DI QUARESIMA
Lunedì
13 marzo 2023
Prima Lettura 1
Sam 16, 1b.4a. 6-7. 10-13a
In
quei giorni, il Signore disse a Samuele: «Riempi d’olio il tuo corno e parti.
Ti mando da Iesse il Betlemita, perché mi sono scelto tra i suoi figli un re».
Samuele fece quello che il Signore gli aveva comandato. Quando fu entrato, egli
vide Eliàb e disse: «Certo, davanti al Signore sta il suo consacrato!». Il
Signore replicò a Samuele: «Non guardare al suo aspetto né alla sua alta
statura. Io l’ho scartato, perché non conta quel che vede l’uomo: infatti
l’uomo vede l’apparenza, ma il Signore vede il cuore». Iesse fece passare
davanti a Samuele i suoi sette figli e Samuele ripeté a Iesse: «Il Signore non
ha scelto nessuno di questi». Samuele chiese a Iesse: «Sono qui tutti i
giovani?». Rispose Iesse: «Rimane ancora il più piccolo, che ora sta a
pascolare il gregge». Samuele disse a Iesse: «Manda a prenderlo, perché non ci
metteremo a tavola prima che egli sia venuto qui». Lo mandò a chiamare e lo fece
venire. Era fulvo, con begli occhi e bello di aspetto. Disse il Signore: «Alzati
e ungilo: è lui!». Samuele prese il corno dell’olio e lo unse in mezzo ai suoi
fratelli, e lo spirito del Signore irruppe su Davide da quel giorno in poi.
Commento.
Brano stupendo che ci indica che cosa dovrebbe
avvenire in un autentico cammino di fede: imparare a vedere ciò che Dio vede. È
il tema della luce, che accompagna la liturgia di oggi. Passare da un modo di
vedere il mondo che si ferma all’apparenza, verso il cuore. Se ci pensiamo,
siamo costantemente sollecitati a fermarci all’apparenza e fare della nostra
apparenza il criterio d’identificazione del nostro essere. Il cammino di fede
dovrebbe portarci a valorizzare ciò che di più profondo dentro di noi e
scoprire la ricchezza della vita interiore. “Rimane ancora il più piccolo”. C’è
che è poca cosa per gli uomini e le donne, è cosa grandissima per Dio.
Domanda. Stiamo allenando il nostro sguardo per vedere ciò
che Dio vede? Ci lasciamo ancora abbagliare dall’apparenza o siamo oltre?
Salmo
Responsoriale Dal Salmo 22
Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla.
Il Signore è il mio pastore:
non manco di nulla.
Su pascoli erbosi mi fa riposare,
ad acque tranquille mi conduce.
Rinfranca l’anima mia.
Mi guida per il giusto cammino
a motivo del suo nome.
Anche se vado per una valle oscura,
non temo alcun male, perché tu sei con me.
Il tuo bastone e il tuo vincastro
mi danno sicurezza.
Davanti a me tu prepari una mensa
sotto gli occhi dei miei nemici.
Ungi di olio il mio capo;
il mio calice trabocca.
Sì, bontà e fedeltà mi saranno compagne
tutti i giorni della mia vita,
abiterò ancora nella casa del Signore
per lunghi giorni.
Seconda Lettura Ef 5, 8-14
Fratelli,
un tempo eravate tenebra, ora siete luce nel Signore. Comportatevi perciò come
figli della luce; ora il frutto della luce consiste in ogni bontà, giustizia e
verità. Cercate di capire ciò che è gradito al Signore. Non partecipate alle
opere delle tenebre, che non danno frutto, ma piuttosto condannatele
apertamente. Di quanto viene fatto in segreto da [coloro che disobbediscono a
Dio] è vergognoso perfino parlare, mentre tutte le cose apertamente condannate
sono rivelate dalla luce: tutto quello che si manifesta è luce. Per questo è
detto: «Svegliati, tu che dormi, risorgi dai morti e Cristo ti illuminerà».
Commento.
Le parole di Paolo sono un invito alla coerenza, ad
uscire dai cammini che ci conducono ad avere una doppia vita, una apparente e
una nascosta. Camminare nella luce significa non avere nulla da nascondere. È questo
il cammino del cristiano e della comunità cristiana: passare dalle tenebre alla
luce. È questo, tra l’altro, il significato originario del Battesimo, così come
veniva celebrato nelle prime comunità: passare dall’oscurità della notte alla
luce del giorno.
Domanda
(personale). Quante tenebre sono
ancora presenti nella nostra vita? Quali situazioni ci rendono difficile uscire
dalla doppia vita?
Vangelo Gv 9, 1-41 (forma breve: Gv 9,1.6-9.13-17)
[In
quel tempo, Gesù passando vide un uomo cieco dalla nascita] e i suoi
discepoli lo interrogarono: «Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori,
perché sia nato cieco?». Rispose Gesù: «Né lui ha peccato né i suoi genitori,
ma è perché in lui siano manifestate le opere di Dio. Bisogna che noi compiamo
le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno; poi viene la notte, quando
nessuno può agire. Finché io sono nel mondo, sono la luce del mondo». Detto
questo, [sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango
sugli occhi del cieco e gli disse: «Va’ a lavarti nella piscina di Siloe», che
significa “Inviato”. Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva. Allora i
vicini e quelli che lo avevano visto prima, perché era un mendicante, dicevano:
«Non è lui quello che stava seduto a chiedere l’elemosina?». Alcuni dicevano:
«È lui»; altri dicevano: «No, ma è uno che gli assomiglia». Ed egli diceva:
«Sono io!».] Allora gli domandarono: «In che modo ti sono stati aperti gli
occhi?». Egli rispose: «L’uomo che si chiama Gesù ha fatto del fango, me lo ha
spalmato sugli occhi e mi ha detto: “Va’ a Siloe e làvati!”. Io sono andato, mi
sono lavato e ho acquistato la vista». Gli dissero: «Dov’è costui?». Rispose:
«Non lo so». Condussero dai farisei quello che era stato cieco: era un sabato,
il giorno in cui Gesù aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi. Anche
i farisei, dunque, gli chiesero di nuovo come aveva acquistato la vista. Ed
egli disse loro: «Mi ha messo del fango sugli occhi, mi sono lavato e ci vedo».
Allora alcuni dei farisei dicevano: «Quest’uomo non viene da Dio, perché non
osserva il sabato». Altri invece dicevano: «Come può un peccatore compiere
segni di questo genere?». E c’era dissenso tra loro. Allora dissero di nuovo al
cieco: «Tu, che cosa dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?».
Egli rispose: «È un profeta!».] Ma i Giudei non credettero di lui che
fosse stato cieco e che avesse acquistato la vista, finché non chiamarono i
genitori di colui che aveva ricuperato la vista. E li interrogarono: «È questo vostro
figlio, che voi dite essere nato cieco? Come mai ora ci vede?». I genitori di
lui risposero: «Sappiamo che questo è nostro figlio e che è nato cieco; ma come
ora ci veda non lo sappiamo, e chi gli abbia aperto gli occhi, noi non lo
sappiamo. Chiedetelo a lui: ha l’età, parlerà lui di sé». Questo dissero i suoi
genitori, perché avevano paura dei Giudei; infatti i Giudei avevano già
stabilito che, se uno lo avesse riconosciuto come il Cristo, venisse espulso
dalla sinagoga. Per questo i suoi genitori dissero: «Ha l’età: chiedetelo a
lui!». Allora chiamarono di nuovo l’uomo che era stato cieco e gli dissero:
«Da’ gloria a Dio! Noi sappiamo che quest’uomo è un peccatore». Quello rispose:
«Se sia un peccatore, non lo so. Una cosa io so: ero cieco e ora ci vedo».
Allora gli dissero: «Che cosa ti ha fatto? Come ti ha aperto gli occhi?».
Rispose loro: «Ve l’ho già detto e non avete ascoltato; perché volete udirlo di
nuovo? Volete forse diventare anche voi suoi discepoli?». Lo insultarono e
dissero: «Suo discepolo sei tu! Noi siamo discepoli di Mosè! Noi sappiamo che a
Mosè ha parlato Dio, ma costui non sappiamo di dove sia». Rispose loro
quell’uomo: «Proprio questo stupisce: che voi non sapete di dove sia, eppure mi
ha aperto gli occhi. Sappiamo che Dio non ascolta i peccatori, ma che, se uno
onora Dio e fa la sua volontà, egli lo ascolta. Da che mondo è mondo, non si è
mai sentito dire che uno abbia aperto gli occhi a un cieco nato. Se costui non
venisse da Dio, non avrebbe potuto far nulla». [Gli replicarono: «Sei nato
tutto nei peccati e insegni a noi?». E lo cacciarono fuori. Gesù seppe che
l’avevano cacciato fuori; quando lo trovò, gli disse: «Tu, credi nel Figlio
dell’uomo?». Egli rispose: «E chi è, Signore, perché io creda in lui?». Gli
disse Gesù: «Lo hai visto: è colui che parla con te». Ed egli disse: «Credo,
Signore!». E si prostrò dinanzi a lui.] Gesù allora disse: «È per un
giudizio che io sono venuto in questo mondo, perché coloro che non vedono,
vedano e quelli che vedono, diventino ciechi». Alcuni dei farisei che erano con
lui udirono queste parole e gli dissero: «Siamo ciechi anche noi?». Gesù
rispose loro: «Se foste ciechi, non avreste alcun peccato; ma siccome dite:
“Noi vediamo”, il vostro peccato rimane».
Commento. Anche questo brano lo abbiamo già affrontato nello
studio biblico di quest’anno: https://riflessio.blogspot.com/2023/01/vangelo-di-giovanni-capitolo-9.html.
È una scena che coinvolge un certo numero di personaggi, che giocano un ruolo
significativo perché mostrano i diversi atteggiamenti nei confronti della
proposta di luce di Gesù. Ci sono i genitori che non vogliono compromettersi
per paura dei capi religiosi. Poi c’è la gente che non riconosce il cieco che
ora ci vede, segno di un disinteresse nei confronti dei poveri. Ci sono i capi
religiosi che non riescono a darsi pace del prodigio fatto da Gesù, che non riescono
ad accettarlo per il fatto che è stato compiuto in giorno di sabato. Infine c’è
il cieco che ora ci vede. È l’unico che ha sperimentato l’amore del Signore e
la sua proposta di vita e tale esperienza gli dona una conoscenza nuova del
mistero di Dio, che non si piega nemmeno dinanzi alla pressione dei capi
religiosi. Il cieco è l’unico che crede in Gesù perché è l’unico che ha sperimentato
il suo amore. Il brano è un invito a lasciarci aprire gli occhi dal Signore per
passare con Lui dalle tenebre alla luce.
Domanda. In quale dei personaggi presenti nel brano di oggi
ci identifichiamo?
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