Paolo Cugini
Che
cosa sta scritto nella Legge? Come leggi? (Lc 10,27).
Nel
Vangelo, Gesù pone una domanda apparentemente semplice: “Come leggi?”. Non
chiede solo cosa si legge, ma soprattutto come si affronta il testo, quale
atteggiamento si assume di fronte alla parola. Questa domanda è il cuore del
problema ermeneutico: interpretare significa andare oltre la superficie,
cogliere il senso profondo, interrogare il testo e lasciarsi interrogare.
L’ermeneutica, quindi, non è un esercizio astratto, ma un cammino di
responsabilità, che coinvolge il lettore, la sua sensibilità e il suo contesto.
Leggere non è semplicemente decifrare parole; è comprendere, entrare in dialogo
con il testo. La differenza tra leggere e capire è cruciale, soprattutto quando
si tratta di testi sacri come la Bibbia. Una comprensione profonda richiede
attenzione, ascolto e apertura: il lettore deve superare la tentazione della
fretta e dell’abitudine, lasciando spazio alla meditazione.
Molti
si avvicinano ai testi biblici con una lettura letterale, convinti che il senso
sia evidente e immediato. Tuttavia, questo approccio presenta limiti
significativi. Un’interpretazione superficiale rischia di ridurre la ricchezza
del messaggio, ignorando i livelli simbolici, poetici e spirituali che
attraversano la Scrittura. La lettera uccide, lo spirito vivifica: la fedeltà
al testo non significa rigidità, ma capacità di cogliere il dinamismo della
Parola. Il rischio maggiore è scambiare il proprio punto di vista per la verità
assoluta, dimenticando che ogni parola nasce in un tempo, in una cultura, in
una storia. La Bibbia è figlia di un mondo lontano, ricca di modi di dire,
immagini e sensibilità che spesso sfuggono al lettore moderno. Ignorare il
contesto storico e culturale porta a fraintendimenti e distorsioni. Comprendere
la mentalità dell’autore, le situazioni sociali, le tradizioni religiose è
essenziale per cogliere il senso autentico. Lo studio delle lingue originali,
delle usanze e delle condizioni politiche aiuta a superare le barriere e ad
avvicinarsi al nucleo del messaggio.
L’ermeneutica
è l’arte di interpretare, di mettere in dialogo il testo con il lettore e il
suo mondo. Lo studio approfondito permette di distinguere il significato
originario dalle interpretazioni successive, di evitare letture arbitrarie e
personali. Attraverso strumenti storici, linguistici e teologici, lo studioso
si fa pellegrino alla ricerca della verità, consapevole che ogni parola è
ponte, non muro. La lettura consapevole è esercizio di umiltà: si tratta di
accogliere il testo, lasciarsi provocare, accettare la pluralità dei sensi e
delle prospettive. Quando si ignora la complessità del testo sacro, si rischia
il fondamentalismo: la rigidità interpretativa che trasforma la Parola in arma
di divisione, confusione o violenza. La storia è testimone delle tragedie nate
da letture errate, dal fanatismo religioso alla manipolazione ideologica. Una
lettura distorta può generare conflitti, esclusioni e sofferenze. La
responsabilità del lettore è grande: la Parola è dono, non possesso; è
chiamata, non pretesto.
“Come
leggi?” rimane una domanda aperta, che interpella ogni credente, studioso e
lettore. L’interpretazione ermeneutica dei testi sacri è un viaggio che
richiede rispetto, intelligenza e cuore. Solo una lettura consapevole, attenta
al senso profondo, al contesto e alla pluralità delle voci, può custodire la
verità senza tradirla. In un mondo che cerca risposte semplici, la Parola
invita a cercare, interrogare e meditare: perché, come dice un antico adagio,
“chi cerca trova”, ma solo chi cerca con umiltà trova davvero.

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