Is 55,10-11; Sal 64; Rm
8,18-23; Mt 13,1-23
Paolo Cugini
Quel giorno Gesù uscì di
casa e sedette in riva al mare. Si radunò attorno a lui tanta folla che egli
salì su una barca e si mise a sedere, mentre tutta la folla stava sulla
spiaggia (Mt
13,1). La parabola del seminatore ci permette di addentrarci nel mistero della
Parola di Dio. Quelle pronunciate da Gesù sono parole non solo profonde e
autentiche, ma soprattutto, sanno descrivere in modo sorprendente la dimensione
della vita spirituale. Da una parte c’è la bontà di una Parola che ci viene
donata gratuitamente per poter diventare ciò che siamo: figli e figlie di Dio.
Dall’altra, c’è tuta la nostra realtà, il fatto che la Parola di Dio aspetta di
essere accolta, interiorizzata. In altre parole: l’ascolto del Vangelo di per sé
non produce il miracolo, ma aspetta che entri in azione la nostra libertà, che si
deve operare per creare le condizioni esistenziali e spirituali affinché la
Parola possa produrre i frutti corrispondenti. Prendiamo, allora, come buona
per noi, l’indicazione iniziale di questa bellissima pagina del Vangelo: mettiamoci
a sedere come Gesù fece quel giorno, prendiamoci del tempo per ascoltare e
meditare.
Solitamente ci si ferma a
commentare il contenuto della parabola, perdendo di vista i passaggi centrali,
che invece offrono diversi spunti di riflessione. Il testo ascoltato dice che
Gesù parla in parabole al popolo perché: guardando non vedono, udendo non
ascoltano e non comprendono: che cosa significa? Solo chi decide di
mettersi in un cammino di discepolato si pone in una situazione esistenziale capace
di comprendere ciò che ascolta. Il contenuto delle parabole non può essere
compreso se non da coloro che hanno deciso di mettersi in cammino dietro a
Gesù. Per coloro, invece, che pretenderanno di comprendere ciò che il Signore
dice senza fare il minimo sforzo di sequela, sarà impossibile capire il
significato profondo delle parabole. Il radicalismo di Gesù ha come obiettivo
di stimolare l’ascoltatore a porre nella propria vita le scelte necessarie per
divenire discepolo e discepola. La contrapposizione tra discepoli e il mondo è
così radicale che Gesù arriva a sostenere che: a colui che ha, verrà dato e
sarà nell’abbondanza, ma a colui che non ha, sarà tolto anche quello che ha. Senza
dubbio non siamo nell’ambito dei beni materiali, ma della conoscenza dei
misteri. Coloro che non hanno posto la loro vita nella condizione di comprendere
facendosi discepoli, verrà tolto loro anche quello che presumono di avere, vale
a dire quella conoscenza superficiale di Dio, frutto di un’adesione effimera.
Ogni volta che uno
ascolta la parola del Regno e non la comprende… Nella prima parte della parabola Gesù
elenca una serie di ostacoli che non permettono la comprensione della Parola di
Dio. Il primo dato fondamentale che fa da corollario a tutto il discorso è che
la Parola per portare frutto dev’essere compresa. Quest’affermazione si lega a
ciò che Gesù ha affermato poco prima e che abbiamo tentato di spiegare, che, in
definitiva significa: sino a quando non mettiamo in cammino dietro al Signore
la nostra vita rimane impermeabile ai contenuti della Parola di Dio al punto
che, possiamo anche ascoltarla ma non comprenderemo mai il senso profondo.
I maggiori ostacoli per
la comprensione della Parola sono due: le persecuzioni e gli affanni della
vita. Nel primo caso, alla gioia iniziale provocata dall’accoglienza della
Parola, si arriva a desistere dal cammino intrapreso quando si cominciano a
sentire le conseguenze che tale cammino comporta. Vivere il Vangelo dell’amore
e della giustizia in un mondo fatto d’interessi personali e di relazioni
dettate dal rancore e dall’odio, provoca lacerazioni e persecuzioni anche all’interno
della tessa comunità. La tentazione che assale il discepolo è quella di desistere
anche a causa della poco profondità del cammino. C’è implicito il consiglio di
Gesù di dare profondità all’ascolto, proteggendo il proprio cammino da sguardi
indiscreti, vivendo con un profilo basso, senza esporsi troppo per permettere
alla semente della Parola di creare radici robuste.
la preoccupazione del
mondo e la seduzione della ricchezza soffocano la Parola ed essa non dà frutto.
L’altro
ostacolo è molto concreto e attuale perché riguarda il nostro rapporto con il
mondo e il denaro. Imparare a vivere tutto nella prospettiva del Vangelo
significa che la fonte delle scelte anche le più concrete e quotidiane si trova
nella Parola. Questo è il senso profondo della vita spirituale: imparare a gestire
il presente con tutte le sue preoccupazioni, non prendendole di petto, ma
inserendole sin dal mattino nella relazione con il Signore. Quando ci lasciamo
travolgere dagli eventi della vita o dalla seduzione della ricchezza significa
che la vita spirituale e la relazione con il Signore era già molto debole e fragile.
Quello seminato sul
terreno buono è colui che ascolta la Parola e la comprende; questi dà frutto e
produce il cento, il sessanta, il trenta per uno. Tutta la parabola mira a mostrare la
fecondità della Parola di Dio, il grande potenziale che possiede per una vita
in pienezza. Ascoltare i consigli che il Signore offre significa imparare a
porre la nostra esistenza sul sentiero che ci permette di divenire terreno
fertile per la Parola di Dio. È questo il dato fondamentale e la grande
promessa che realizza la profezia di Isaia ascoltata nella prima lettura: così
sarà della mia parola uscita dalla mia bocca: non ritornerà a me senza effetto (Is
55,11).
Nessun commento:
Posta un commento