Is
58,7-10; Sal 111; 1 Cor 2,1-5; Mt 5,13-16
Paolo
Cugini
Abbiamo iniziato ad ascoltare domenica scorsa il
discorso della montagna con la pagina delle beatitudini, che possiamo definire
il programma della missione di Gesù, e oggi continuiamo l’ascolto con un’altra
pagina estremamente significativa, tutta da assimilare. Mettersi alla sequela
del Signore significa decidere di cambiare, di non aver paura di mettere da
parte la nostra presunta identità. Vivere nella comunità che s’identifica nel
Vangelo significa lasciarsi spogliare dalle false identità assimilate
inconsciamente, per permettere allo Spirito Santo di ridefinirci. Questo
processo di rinascita avviene nella comunità, nella relazione con i fratelli e
le sorelle, nella ricerca continua di permettere allo Spirito del Signore di
tessere il vestito nuovo della nuova umanità. Ascoltiamo, allora, due passaggi
significativi delle letture di oggi.
“Se toglierai di mezzo a te l'oppressione, il
puntare il dito e il parlare empio, se aprirai il tuo cuore all'affamato, se
sazierai l'afflitto di cuore, allora brillerà fra le tenebre la tua luce, la
tua tenebra sarà come il meriggio” (Is 58, 10).
Gesù disse ai suoi discepoli: "Voi siete il sale
della terra; ma se il sale perdesse il sapore, con che cosa lo si potrà render
salato? A null'altro serve che ad essere gettato via e calpestato dagli uomini.
Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città collocata sopra
un monte, né si accende una lucerna per metterla sotto il moggio, ma sopra il
lucerniere perché faccia luce a tutti quelli che sono nella casa (Mt 5,13-16).
Bisogna abituarsi ad ascoltare queste parole non come
ad affermazioni generiche, come a delle massime rivolte a chissà chi, ma come a
parole di un maestro verso i suoi discepoli, di un padre verso i suoi figli. È
questo l’orizzonte che ci permette di entrare all’interno di contenuti che
rivelano il senso di un cammino e non di una dottrina; indicazioni esistenziali
e non precetti moralistici.
Avere un padre così, un padre che ha fiducia in te al
punto di dirti che sei il sale della terra. Un padre che crede così tanto in te
al punto di dirti che sei la luce del mondo. Che cosa sono queste parole che
Gesù rivolge ai suoi discepoli se non la rivelazione di un’identità? È Gesù che
rivela ai discepoli la loro identità. Potremmo dire che Gesù li ha preparati
esattamente per questo e per nient’altro: per essere sale della terra e luce
del mondo. Da una parte, le parole esprimono la coscienza che Gesù ha della
bontà del lavoro svolto, lavoro di formazione di coscienze; dall’altro, c’è la
fiducia in coloro che hanno accompagnato il cammino. Gesù davanti al mondo
proclama che i suoi discepoli sono sale della terra e luce del mondo, lo dice
perché è sicuro di loro, sa chi sono e come stanno accompagnando il cammino.
È il padre, il maestro che, mentre indica l’identità e
il senso di un cammino esprimendo con forza tutta la positività dell’identità
del discepolo, del figlio, allo stesso tempo ne mostra le esigenze che questo
cammino comporta.
Qual è, allora, il contenuto di questa indicazione?
Sale e luce, terra e mondo.
Sale e luce sono due elementi diversi ma che agiscono
con un effetto simile. Producono un beneficio per gli altri, ma rimangono
nascosti. Camminiamo per le strade del mondo grazie al sole, ma non ci pensiamo
e non lo guardiamo. Assaporiamo i cibi che ci alimentano, ma non pensiamo mai
al sale che dà il sapore. I cristiani per il fatto che non cercano la gloria
degli uomini, ma la gloria di Dio, non sono interessati ad apparire: non ne
hanno bisogno. Quanto maggiore è l’apparenza che cerchiamo, tanto minore è
l’intensità del nostro cammino di fede. Coltivare una spiritualità del
nascondimento significa ricercare nella vita quotidiana lo sguardo del Signore
nelle cose che facciamo.
Importante è annotare che da parte di Gesù non c’è
nessuna valorizzazione delle singole qualità di un discepolo o dell’altro. Non
c’è quell’esaltazione ottusa che porta l’individuo ad una distorta percezione
di sé. L’indicazione è al plurale, non al singolare: voi siete. I discepoli
sono sale e luce quando vivono in comunione. È la comunità nel suo cammino nel
mondo di essere segno dell’amore gratuito e disinteressato di Dio, della sua
giustizia e misericordia. È la comunità che è luce nel mondo e sale della
terra.
Terra e mondo. Nella prospettiva del Nuovo Testamento il mondo è la realtà che si contrappone a Dio e si costruisce in modo autonomo al suo progetto di vita. Essere luce del mondo significa vivere nella logica del Vangelo, che è l’amore, la comunione, la giustizia. Essere luce, allora, non corrisponde ad una spettacolarizzazione dell’esistenza, ma sopportare l’odio del mondo, che non accetta di essere accecato dalla logica del Vangelo. La terra è lo spazio in cui la vita si svolge nel suo dinamismo quotidiano. Dare sapore al vissuto quotidiano è il compito della comunità che s’identifica in Gesù. Comunità che non è tale per il fatto che celebra dei riti, ma perché vive quello che celebra e, vivendolo, diviene luce per il mondo e sale della terra.