giovedì 1 aprile 2021

GIOVEDI SANTO 2021

 


GESU’ SAPEVA

Paolo Cugini

 

Gesù sapendo…” (Gv 13,1). Iniziamo il Triduo pasquale con la percezione che Gesù ha del proprio cammino e questo breve versetto, dovrebbe aiutarci a smantellare nella nostra anima quell’insegnamento tipicamente devozionale e per nulla evangelico, che vede il Padre offrire in sacrificio il figlio per la nostra salvezza. Niente di tutto questo appare nel Vangelo di oggi, ma invece la percezione di un uomo che ha la piena consapevolezza delle proprie scelte, ed è disposto a pagare per questo. Che cos’è che Gesù sa? È pienamente consapevole che la sua presa di posizione contro le tradizioni religiose, contro i capi religiosi del popolo che non capiscono il punto di vista di Gesù, la sua scelta d’incarnare le profezie del messia portatore di pace e di giustizia e non di essere il punto di riferimento delle attese politiche rivoluzionarie, avrà delle conseguenze pesanti e che, proprio in quelle ore, dovrà scontare. È Gesù che si consegna liberamente alla passione (lo dice anche la seconda preghiera eucaristica) e lo fa per amore al padre, per amore ai discepoli. “Avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine” (Gv 13, 1). Ciò significa che le giornate finali della vita pubblica di Gesù, prima di essere un dramma, sono una bellissima storia d’amore, frutto di scelte libere di un uomo libero, che ha mostrato il cammino di una vita autentica, con gesti e scelte concrete e, proprio per questo, le sue parole erano comprensibili, perché erano visibili nel suo stile di vita.

Gesù sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava” (Gv 13, 3). Mistero della conoscenza di Gesù del cammino della sua vita. C’è questa insistenza della conoscenza di Gesù e, in questo caso, ad un secondo livello di percezione. Non solo, dunque Gesù si consegna liberamente, ma anche sa molto bene da dove viene e conosce il potere che Dio ha posto nelle sue mani. Di che potere si tratta? Del potere della vita vera, che non può che generare amore in coloro che lo accolgono. È quello che Gesù ha fatto durante la sua vita, amando senza misura, ridonando dignità a chi l’aveva perduta, abbracciando i lebbrosi, valorizzando chi era umiliato. È il potere di colui che non ha bisogno di dimostrare nulla al mondo, perché sente che la sua dignità dipende esclusivamente dallo sguardo del Padre. Ebbene, con nel cuore la consapevolezza di aver ricevuto tutto dal Padre, si alza da tavola e lava i piedi ai suoi discepoli. È come se Gesù volesse nascondere questo potere del Padre nel piccolo gesto del servizio alla sorella, al fratello. Tutte le volte che ci pieghiamo, che ci poniamo a servizio dell’altro, veniamo a contatto con il potere di Dio, che è l’amore, la vita autentica, della quale, in questi frangenti, facciamo l’esperienza e che ci riempie a dismisura il cuore.

Capite quello che ho fatto per voi?” (Gv 13, 12). Gesù non fa nulla per sé e, in questo modo c’insegna che è proprio vivendo per gli altri che stiamo facendo qualcosa per noi, che realizziamo la nostra natura umana, che è fatta per amare e amare significa andare verso l’altro in modo gratuito e disinteressato. Ecco perché l’eucarestia che celebriamo ogni domenica è il simbolo della vita di Gesù che vogliamo assimilare perché diventi anche la nostra: un corpo spezzato e un sangue sparso per noi. E’ lo Spirito Santo che riceviamo che dovrebbe poter operare in noi, formando un’umanità capace finalmente di uscire dall’angusta vita individualista, per camminare verso l’altro, per accogliere chiunque si presenti al nostro orizzonte, proprio come ha fatto e continua a fare Gesù on ognuno di noi.

1 commento:

  1. Questo è un insegnamento che ci dice che siamo noi che possiamo decidere del nostro destino
    Grazie

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