sabato 7 febbraio 2015

IL PARADOSSO DELLA CROCE




Paolo Cugini

Facciamo il segno della croce senza sapere bene il perché. Lo facciamo in modo distratto quando entriamo in chiesa, come si fa un qualsiasi gesto d’abitudine. Quante persone nel mondo mettono al collo una catenina con una croce così per bellezza o per una moda.  Eppure il suo significato rivela una contraddizione profonda che sta alla base del cammino cristiano, che è tutto fuorché qualcosa che possiamo comprendere con la ragione. La croce di Gesù è uno scandalo, un assurdo. Perché, infatti, Gesù è morto in quel modo crudele e brutale? Perché Lui che era Dio ha accettato una fine così sconvolgente? E poi, perché noi cristiani dovremmo seguire il suo cammino?
Bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna (Gv 3,14)

Per avere la vita eterna dobbiamo vedere Gesù, dobbiamo conoscerlo. Per questo secondo Giovanni Gesù dev’essere innalzato. La conoscenza del Signore è necessaria per la salvezza, per la vita eterna. Il grande tema della vita è credere in Lui, vederlo, toccarlo, conoscerlo. Il problema è capire come il Padre ha voluto innalzare suo Figlio per essere visto dal mondo. La risposta ce la offre san Paolo nella lettera ai Filippesi: il Padre ha innalzato suo Figlio abbassandolo, ha manifestato suo Figlio nascondendolo. Questo è il mistero del paradosso della vita de Gesù. E’ una logia che va nella direzione opposta a quella del mondo, che per farsi conoscere si mette su un piedistallo, schiaccia i concorrenti, utilizza tutti i mezzi possibili per farsi pubblicità. E’ la sapienza della croce, che è nascosta ai sapienti di questo mondo, ma è manifestata ai piccoli.
Spogliò se stesso assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini, apparso in forma umana umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce (Fil 2,7-8).

Che cosa significano queste parole e che cosa ci vogliono insegnare? Il Padre per poter entrare in noi ha bisogno di spazio. Quando una persona è troppo centrata su se stessa, quando è piena di sé, non permette al Padre di entrare. Se c’è una cosa che è chiara e ben visibile nella vita di Gesù è la sua umiltà, che si manifestava nella sua ricerca continua del Padre. Non cercava la gloria del mondo, ma la gloria di Dio. Nell’abbassarsi del Figlio, nel suo umiliarsi, nel suo farsi piccolo, Il Padre ha manifestato al mondo il cammino che deve realizzare per incontrarlo. Più ci abbassiamo nel servizio al fratello e alla sorella, più ci svuotiamo di noi stessi e del nostro orgoglio, facciamo in questo modo spazio al Signore. La croce, allora, in questa prospettiva, diviene il culmine di una vita totalmente spesa per gli altri, in obbedienza al progetto del Padre e non nella rincora disperata di raggiungere i propri obiettivi. 

La croce è il simbolo di uno stile di vita, la vita di coloro che accettano la proposta del Padre e la abitano con umiltà. Accettare i chiodi significa accettare di rimanere esattamente dove il Padre desidera porci. La croce è il simbolo della vocazione. Vivere la propria vocazione significa abitare la croce, rimanere dove il Padre ci ha messi. Nel momento del nostro sì al progetto del Padre ci lasciamo trafiggere dai chiodi. Gesù appeso alla croce è il simbolo della vittoria di Cristo sul mondo, dell’amore sull’odio, della giustizia su ogni forma di disuguaglianza. Gesù è, infatti, stato messo in croce perché non ha rinunciato all’amore del Padre, per servire i capricci del mondo; non ha taciuto dinanzi alle ingiustizie e ai soprusi dei potenti del mondo; non si è mai piegato dinanzi alle proposte del mondo. E’ per questo, come ci ricorda san Paolo nella lettera ai Filippesi, che Dio ha esaltato il suo Figlio, lo ha posto alla sua destra. E’ interessante anche notare il verbo al passivo: Gesù non si è esaltato, ma lo ha esaltato il padre. Anche qui il confronto con la logica del mondo – piene di persone che si esaltano – è eclatante. 

Chiediamo, allora al Signore, in questo giorno in cui facciamo festa della croce di Gesù, di aiutarci a seguirlo, di cercare la gloria di Dio e non quella del mondo, per non finire nella schiera dei palloni gonfiati che si esaltano, ma di seguirlo nel cammino umile dell’abbassamento e del servizio, per partecipare per sempre della sua gloria. Amen.

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