Paolo Cugini
Facciamo il segno della croce senza
sapere bene il perché. Lo facciamo in modo distratto quando entriamo in chiesa,
come si fa un qualsiasi gesto d’abitudine. Quante persone nel mondo mettono al
collo una catenina con una croce così per bellezza o per una moda. Eppure il suo significato rivela una
contraddizione profonda che sta alla base del cammino cristiano, che è tutto
fuorché qualcosa che possiamo comprendere con la ragione. La croce di Gesù è
uno scandalo, un assurdo. Perché, infatti, Gesù è morto in quel modo crudele e
brutale? Perché Lui che era Dio ha accettato una fine così sconvolgente? E poi,
perché noi cristiani dovremmo seguire il suo cammino?
Bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in
lui abbia la vita eterna (Gv 3,14)
Per avere la vita eterna dobbiamo
vedere Gesù, dobbiamo conoscerlo. Per questo secondo Giovanni Gesù dev’essere
innalzato. La conoscenza del Signore è necessaria per la salvezza, per la vita
eterna. Il grande tema della vita è credere in Lui, vederlo, toccarlo,
conoscerlo. Il problema è capire come il Padre ha voluto innalzare suo Figlio
per essere visto dal mondo. La risposta ce la offre san Paolo nella lettera ai
Filippesi: il Padre ha innalzato suo Figlio abbassandolo, ha manifestato suo
Figlio nascondendolo. Questo è il mistero del paradosso della vita de Gesù. E’
una logia che va nella direzione opposta a quella del mondo, che per farsi
conoscere si mette su un piedistallo, schiaccia i concorrenti, utilizza tutti i
mezzi possibili per farsi pubblicità. E’ la sapienza della croce, che è
nascosta ai sapienti di questo mondo, ma è manifestata ai piccoli.
Spogliò se stesso assumendo la condizione di servo e divenendo simile
agli uomini, apparso in forma umana umiliò se stesso facendosi obbediente fino
alla morte e alla morte di croce (Fil 2,7-8).
Che cosa significano queste parole e
che cosa ci vogliono insegnare? Il Padre per poter entrare in noi ha bisogno di
spazio. Quando una persona è troppo centrata su se stessa, quando è piena di
sé, non permette al Padre di entrare. Se c’è una cosa che è chiara e ben
visibile nella vita di Gesù è la sua umiltà, che si manifestava nella sua
ricerca continua del Padre. Non cercava la gloria del mondo, ma la gloria di
Dio. Nell’abbassarsi del Figlio, nel suo umiliarsi, nel suo farsi piccolo, Il
Padre ha manifestato al mondo il cammino che deve realizzare per incontrarlo.
Più ci abbassiamo nel servizio al fratello e alla sorella, più ci svuotiamo di
noi stessi e del nostro orgoglio, facciamo in questo modo spazio al Signore. La
croce, allora, in questa prospettiva, diviene il culmine di una vita totalmente
spesa per gli altri, in obbedienza al progetto del Padre e non nella rincora
disperata di raggiungere i propri obiettivi.
La croce è il simbolo di uno stile di
vita, la vita di coloro che accettano la proposta del Padre e la abitano con
umiltà. Accettare i chiodi significa accettare di rimanere esattamente dove il
Padre desidera porci. La croce è il simbolo della vocazione. Vivere la propria
vocazione significa abitare la croce, rimanere dove il Padre ci ha messi. Nel
momento del nostro sì al progetto del Padre ci lasciamo trafiggere dai chiodi. Gesù
appeso alla croce è il simbolo della vittoria di Cristo sul mondo, dell’amore
sull’odio, della giustizia su ogni forma di disuguaglianza. Gesù è, infatti,
stato messo in croce perché non ha rinunciato all’amore del Padre, per servire
i capricci del mondo; non ha taciuto dinanzi alle ingiustizie e ai soprusi dei
potenti del mondo; non si è mai piegato dinanzi alle proposte del mondo. E’ per
questo, come ci ricorda san Paolo nella lettera ai Filippesi, che Dio ha
esaltato il suo Figlio, lo ha posto alla sua destra. E’ interessante anche
notare il verbo al passivo: Gesù non si è esaltato, ma lo ha esaltato il padre.
Anche qui il confronto con la logica del mondo – piene di persone che si
esaltano – è eclatante.
Chiediamo, allora al Signore, in
questo giorno in cui facciamo festa della croce di Gesù, di aiutarci a
seguirlo, di cercare la gloria di Dio e non quella del mondo, per non finire
nella schiera dei palloni gonfiati che si esaltano, ma di seguirlo nel cammino
umile dell’abbassamento e del servizio, per partecipare per sempre della sua
gloria. Amen.
Nessun commento:
Posta un commento