Paolo Cugini
Il
lungo cammino del tempo di Pasqua che ci ha aiutato a riflettere sulla presenza
nella comunità cristiana del risorto, approda al mistero della Pentecoste,
della discesa dello Spirito Santo sui discepoli e le discepole che in virtù di
questo dono, entrano nella storia degli uomini e delle donne in un modo nuovo.
Capire questa novità è l’obiettivo delle letture proposte in questa solennità e
ci facciamo aiutare da loro per abbozzare un cammino di comprensione.
Erano
stupiti e, fuori di sé per la meraviglia, dicevano: «Tutti costoro che parlano
non sono forse Galilei? E come mai ciascuno di noi sente
parlare nella propria lingua nativa? (At 2,).
Il
primo dono della Pentecoste, profuso da coloro che ricevono lo Spirito Santo è
la capacità di farsi intendere da tutti e tutte. Seguire Gesù, assimilare il
suo stile di vita, il suo modo di essere e di pensare ci aiuta ad entrare nel
mondo come persone capaci di sciogliere i nodi, per così dire, parlare chiaro
sulle situazioni della vita, offrire cammini in grado di mettere le persone a
loro agio. Lo Spirito Santo che riceviamo ci permette di arrivare al cuore
delle persone che incontriamo nel nostro cammino, ci permette di parlare loro
con semplicità e di aiutarle ad affrontare le difficoltà dell’esistenza. Lo Spirito
santo ci rende in grado di realizzare questo compito così grande perché, chi lo
accoglie, ha smesso di pensare solo a se stesso, a vivere pensando che tutto
gli è dovuto, ma si è messo in cammino verso l’altro, seguendo l’esempio del
maestro che si fece povero per arricchirci con la sua povertà (cfr. 2 Cor 9,8).
Quelli
che si lasciano dominare dalla carne non possono piacere a Dio. Voi però non
siete sotto il dominio della carne, ma dello Spirito, dal momento che lo
Spirito di Dio abita in voi (Rom 8). San Paolo entra nel
cuore del problema esistenziale che ogni persona durante la vita deve affrontare:
come interagire con le passioni che ci devastano? La vita istintuale è senza
dubbio un dono di Dio e, di conseguenza, è positiva. Il problema è che contiene
una forza che, se non indirizzata verso un fine, ci trascina in un vortice tale
da renderci schiavi, incapaci di essere liberi. San Paolo, in un’altra lettera,
ci ricorda che uno dei frutti dello Spirito Santo è il dominio di sé. È proprio
di questo dono che abbiamo bisogno, per non lasciarci travolgere, per rimanere
lucidi e liberi e, in questo modo, aiutare gli altri. La passione, infatti, quando
ci travolge, c rende ciechi, incapaci di agire. La passione, come ci ricorda
san Paolo, conduce alla morte, perché distrugge tutto ciò che trova dinanzi, soprattutto
le cose più belle, quelle che abbiamo scelto con amore e con tanta riflessione.
Chiedere lo Spirito del Signore significa riconoscere la nostra fragilità, che
senza di Lui non possiamo fare nulla, che la nostra vita con tutte le sue
scelte e quello che abbiamo costruito è in pericolo. Scendi, allora, Spirito
Santo su di noi!
Se mi
amate, osserverete i miei comandamenti; e io pregherò il Padre ed egli vi darà
un altro Paraclito perché rimanga con voi per sempre (Gv
14, 15). Lo Spirito Santo ci aiuta ad entrare nel mondo per costruire relazioni
basate sulla gratuità, il dono di sé, il disinteresse. È questo l’esempio che
ci ha dato Gesù, che ha amato i suoi che erano nel mondo sino alla fine (cfr.
Gv 13,1) e non si è tirato indietro nemmeno dinanzi alla prospettiva della sofferenza
e della morte. Guidati dallo Spirito Santo entriamo nel mondo ripieni dell’amore
del Signore che aumenta in noi donandolo, mettendoci a servizio degli altri, soprattutto
dei più poveri e bisognosi.
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