(Dt
5,12-15; Sal 80; 2 Cor 4,6-11; Mc 2,23-3,6)
Paolo Cugini
Osserva
il giorno di sabato per santificarlo, come il Signore Dio tuo ti ha comandato […]
Ricordati che sei stato schiavo nel paese d'Egitto e che il Signore tuo Dio ti
ha fatto uscire di là con mano potente e braccio teso (Dt 4, 12.14).
Il
tema del riposo, che viene ricordato nella prima lettura, è senza dubbio
importante nella vita delle persone. Attraverso il riposo, infatti, recuperiamo
le forze per poter svolgere le attività che la vita comporta. Senza il riposo
faremmo fatica a lavorare, pensare, ma anche a divertirci. Non a caso, dunque,
sin nelle prime pagine della Bibbia troviamo questo tema che, con l’andar del
tempo acquisisce un’importanza decisiva nella stessa vita religiosa.
Interessante notare che tra la redazione del libro della Genesi e quello del
Deuteronomio il tema del riposo assume significati nuovi. Non viene più
solamente ricordato come il giorno in cui il Signore si è riposato dopo aver creato
il cielo e la terra. Il ricordo si estende, anche, all’esperienza della
schiavitù in Egitto, per cui il riposo sabbatico diventa necessario per
ricordare l’evento della liberazione che Dio ha operato in mezzo al suo popolo.
Il riposo diventa segno di liberazione e, nel ricordo, il popolo ha la
possibilità di dare significato alla sua storia come un passaggio dalla schiavitù
alla liberazione.
I
farisei gli dissero: Vedi, perché essi fanno di sabato quel che non è permesso?
(Mc
2,23). Il Vangelo mostra la trasformazione negativa avvenuta del comandamento
di Dio sul sabato. I farisei, infatti, avevano trasformato questo comando di Dio
di per sé significativo e con una sua bellezza esistenziale, in una nuova
schiavitù. Nell’arco di alcuni secoli il popolo di Israele era così passato
dalla schiavitù in Egitto alla schiavitù delle prescrizioni degli uomini del
tempio, che rendevano la vita del popolo invivibile. È all’interno di questo
sfondo religioso che va inquadrato il brano di Vangelo di oggi.
C'era
un uomo che aveva una mano inaridita, e lo osservavano per vedere se lo guariva
in giorno di sabato per poi accusarlo. La narrazione del brano ha
l’obiettivo di mostrare a che punto di deformazione era giunta l’azione
sacerdotale sulle leggi mosaiche e, in modo particolare su quella che era
considerata la prescrizione che reggeva tutte le altre, quella del sabato. L’attenzione
maniacale alla legge diventa così rigida che non riesce a cogliere la
contraddizione che porta all’indurimento del cuore, al non sentire misericordia
nemmeno nei confronti di una persona gravemente ammalata, com’è il cado dell’uomo
dalla mano inaridita. È l’affermazione radicale del primato della legge sulla
coscienza e sul bene delle persone, che snatura il senso autentico delle leggi
e della loro funzione, quella cioè di essere a servizio delle persone. La legge
non può divenire un assoluto, come nel caso in questione, altrimenti diviene
palese lo sfondo idolatrico.
.
Egli disse all'uomo che aveva la mano inaridita: «Mettiti nel mezzo!». Poi
domandò loro: «E' lecito in giorno di sabato fare il bene o il male, salvare
una vita o toglierla?». Ma essi tacevano. È il senso della
comunità cristiana: mettere al centro i poveri, le persone che soffrono. Gesù
compie un gesto che dev’essere di esempio per le comunità future che s’ispirano
al suo messaggio. Non è possibile che le leggi conducano alla non curanza nei
confronti di chi soffre. Il silenzio dei farisei dinanzi alla domanda di Gesù,
che cerca di stimolare le loro coscienze, rivela sino a che punto era giunto la
mistificazione della legge mosaica. Mettendo al centro della comunità l’uomo
dalla mano inaridita, Gesù apre un cammino di smascheramento nei confronti
delle leggi elaborate dalla classe sacerdotale che, poste di fronte ad una
situazione reale, ne manifesta tutto il loro vuoto. Il dibattito sul significato
del sabato non avviene, infatti, sul piano dottrinale, ma esistenziale. È dinanzi
ad una persona concreta che si decide la bontà di una legge e il suo vero
significato. È lecito in giorno di sabato fare il bene o il male, salvare
una vita o toglierla? Una legge vale nella misura in cui si manifesta
coerente con l’essenza di colui che si dice che provenga: la misericordia. La
mancanza di pietà, di misericordia nei confronti di chi soffre, è il segno
evidente che la legge è stata sovvertita e manipolata al punto da essere
irriconoscibile e non servire più.
E
i farisei uscirono subito con gli erodiani e tennero consiglio contro di lui
per farlo morire. Non c’è la conversione dei farisei nemmeno
dinanzi ad un’evidenza schiacciante com’è il caso della guarigione della mano
inaridita. Gesù smaschera l’ipocrisia degli uomini del tempio, interessato a
mantenere un sistema che dava loro lucro e potere. A loro non interessa nulla
il bene delle persone, ma di essere rispettati e ben pagati. Il processo di smascheramento
operato da Gesù, che mette a nudo l’ipocrisia della religione del tempio, dovrà
pagare il prezzo salato della persecuzione e della morte. Non per questo, come
sappiamo, Gesù desisterà dalla sua missione di liberazione. Anzi, le sue parole
e i suoi gesti diverranno sempre più chiari e liberatori. È proprio vero che
con Gesù “è venuta nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo” (Gv
1, 9).