IV DOMENICA DI AVVENTO/B
Paolo Cugini
La
quarta domenica di avvento, avvicinandoci alla festa del Natale del Signore, ci
conduce verso una riflessione che dovrebbe aiutarci a prepararci al mistero che
stiamo per celebrare. La prima lettura e il Vangelo offrono un materiale
biblico significativo per tentare di comprendere il delicato rapporto tra
profezia e compimento. Del resto, se c’è una caratteristica che accompagna
tutto il tempo liturgico dell’avvento, è proprio quello della profezia e, in
modo specifico, della profezia messianica. Ciò significa che l’evento della
nascita di Gesù, lungi dall'essere isolato nel tempo e nella storia, è stato a
lungo atteso ed annunciato. Quando pensiamo a Dio, un aspetto dev’essere sempre
ben presente alla nostra mente e cioè che Dio non s’identifica con il caso e
che l’amore non s’identifica solamente con la spontaneità. Amore è volere la
vita dell’altro, è pensare all’altro, all’altra, un pensiero che pianifica le
condizioni di possibilità dell’esistenza dell’altro. Questo aspetto dell’amore
che si fa pensiero, preoccupazione e che stimola l’attesa, è ben visibile nella
storia di Gesù, il Figlio amato, il primogenito. Dio è amore e l’amore si fa
pensiero e il pensiero guarda al futuro, cerca le condizioni affinché la vita
venga alla luce, diventi visibile, possibilità concreta.
“Io
susciterò un tuo discendente dopo di te, uscito dalle tue viscere, e renderò
stabile il suo regno” (2 Sam 7, 12). Tra il pensiero di Dio, che manifesta
il suo amore e la realizzazione del piano pensato, c’è di mezzo l’uomo e la
donna che realizzano il piano. Ciò significa che il compimento della Parola
profetica non è una questione di trascrizione, di riprodurre sul piano della
storia ciò che è stato detto, ma di interpretazione, di mediazione umana. È
questo, a mio avviso, uno degli aspetti più affascinanti del mistero di Dio.
Lungi dall’essere un despota autoritario, il Dio biblico accetta il rischio che
la sua Parola sia trasgredita, tradita, che le sue profezie e proposte siano
disdette. Questo aspetto del rischio di Dio è visibile nella storia di Mosè
che, all’inizio del mandato trova tutta una serie di scuse per rifiutare l’incarico
che Dio gli voleva affidare (cfr. Es 3, 1s). È visibile anche nella storia del profeta Giona che
fugge da Dio e non ne vuole sapere di dire al popolo quello che Dio gli aveva
chiesto di pronunciare . Il Dio che si rivela nella storia del popolo d’Israele
si fida dell’uomo, della donna, pone la realizzazione dei suoi piani nelle loro
mani, rischiando, in questo modo, di far naufragare tutto quanto. La potenza di
Dio passa attraverso la fragilità dell’uomo e della donna per entrare nella
storia e, questo dato, significa che Dio vuole fare in modo che il suo
messaggio ci arrivi con un linguaggio a noi comprensibile, umano. Il comando di
Dio ha bisogno di una volontà umana che l’accolga per realizzarla.
“A
quelle parole Maria fu molto turbata e si domandava che senso avesse un tale
saluto” (Lc 1, 29). Ed eccoci qua nell’esempio più eclatante e, allo stesso
tempo, più deturpato dall’ottusità umana, del compimento delle promesse. Guardando
da vicino l’evento, sembra davvero uno scherzo, ma uno scherzo di cattivo
gusto. Come fa Dio a porre nelle mani di un’adolescente la realizzazione del
più grande disegno della storia dell’umanità? Che Dio è quello che pone nella
volontà di una ragazzina il compimento di tutte le profezie messianiche? Questi
pochi versetti di Luca rappresentano la più grande sovversione culturale della
storia, la decostruzione del sistema patriarcale. Saranno le scelte di una giovane
ragazza a decidere le sorti dell’umanità. Alla faccia di tutto l’apparato sacerdotale
che, su questo punto cruciale, non è stato nemmeno preso in considerazione.
“Come avverrà questo perché non conosco uomo?” (Lc 1, 34). Maria dimostra che il compimento delle promesse lungi dall’essere un calcolo matematico, un’esecuzione passiva, esige il coinvolgimento totale di sé, delle proprie forze spirituali e mentali. Dianzi alle parole dell’interlocutore percepite con turbamento , Maria non pronuncia passivamente un si, ma procede con una domanda, perché vuole capire, comprendere il significato di quelle parole che la vogliono coinvolgere tutta la vita. È il tempo dell’assimilazione del contenuto della Parola, contenuto che è come un seme gettato nella terra, perché contiene vita, una progettualità che esige il coinvolgimento, la presa di coscienza, l’attenzione, l’intelligenza viva. E allora, in brani come questi si vede molto bene il modo di procedere di Dio verso la donna, l’uomo. Da noi Dio non vuole degli esseri passivi, come stupidi esecutori di una proposta che non capiamo, ma che dobbiamo a tutti i costi eseguire se volgiamo vivere. Quanti libri di spiritualità cristiana hanno interpretato la proposta di Dio in questo modo, distruggendo vite, sogni di giovani pieni di forze e speranze, generando vite piene zeppe di frustrazioni, di modelli spacciati per evangelici, ma che non erano altro che il retaggio della cultura patriarcale arrogante e violenta, che vuole la moglie sottomessa all’uomo, la religiosa sottomessa all'istituzione, in specifici ruoli di sottomissione, con dei compiti specifici spacciati per volontà di Dio, quando invece non si trattava altro che meschina volontà umana.
Maria è lontana anni luce da questo modello
culturale ben poco biblico ed evangelico, ed è lontana anni luce perché da
come si muove, da come parla si capisce molto bene che lei il Padre lo
conosceva, che lei, questa ragazzina d’Israele, stava percependo che, per Dio,
l’intelligenza non è un optional, la libertà di espressione e di pensiero non è
un aspetto di poco conto, ma una qualità necessaria affinché il suo progetto
diventi anche nostro. Maria ci insegna a prenderci il nostro tempo per capire,
per valutare se quello che ci viene chiesto esprime qualcosa di autentico e di
significativo. Solo chi è libero potrà avere la forza di prendere le distanze
dalla cultura della morte. Solo chi è libero potrà percorrere il cammino della
conoscenza senza scendere a compromessi con le meschinità umane. È questa libertà,
questa intelligenza che il Padre cerca per compiere la sua Parola e, in Maria,
l’ha trovata.
Grazie Pe Paolo
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