mercoledì 16 dicembre 2020

TRA PROFEZIA E COMPIMENTO

 



IV DOMENICA DI AVVENTO/B

 

Paolo Cugini

 

La quarta domenica di avvento, avvicinandoci alla festa del Natale del Signore, ci conduce verso una riflessione che dovrebbe aiutarci a prepararci al mistero che stiamo per celebrare. La prima lettura e il Vangelo offrono un materiale biblico significativo per tentare di comprendere il delicato rapporto tra profezia e compimento. Del resto, se c’è una caratteristica che accompagna tutto il tempo liturgico dell’avvento, è proprio quello della profezia e, in modo specifico, della profezia messianica. Ciò significa che l’evento della nascita di Gesù, lungi dall'essere isolato nel tempo e nella storia, è stato a lungo atteso ed annunciato. Quando pensiamo a Dio, un aspetto dev’essere sempre ben presente alla nostra mente e cioè che Dio non s’identifica con il caso e che l’amore non s’identifica solamente con la spontaneità. Amore è volere la vita dell’altro, è pensare all’altro, all’altra, un pensiero che pianifica le condizioni di possibilità dell’esistenza dell’altro. Questo aspetto dell’amore che si fa pensiero, preoccupazione e che stimola l’attesa, è ben visibile nella storia di Gesù, il Figlio amato, il primogenito. Dio è amore e l’amore si fa pensiero e il pensiero guarda al futuro, cerca le condizioni affinché la vita venga alla luce, diventi visibile, possibilità concreta.

Io susciterò un tuo discendente dopo di te, uscito dalle tue viscere, e renderò stabile il suo regno” (2 Sam 7, 12). Tra il pensiero di Dio, che manifesta il suo amore e la realizzazione del piano pensato, c’è di mezzo l’uomo e la donna che realizzano il piano. Ciò significa che il compimento della Parola profetica non è una questione di trascrizione, di riprodurre sul piano della storia ciò che è stato detto, ma di interpretazione, di mediazione umana. È questo, a mio avviso, uno degli aspetti più affascinanti del mistero di Dio. Lungi dall’essere un despota autoritario, il Dio biblico accetta il rischio che la sua Parola sia trasgredita, tradita, che le sue profezie e proposte siano disdette. Questo aspetto del rischio di Dio è visibile nella storia di Mosè che, all’inizio del mandato trova tutta una serie di scuse per rifiutare l’incarico che Dio gli voleva affidare (cfr. Es 3, 1s). È visibile anche nella storia del profeta Giona che fugge da Dio e non ne vuole sapere di dire al popolo quello che Dio gli aveva chiesto di pronunciare . Il Dio che si rivela nella storia del popolo d’Israele si fida dell’uomo, della donna, pone la realizzazione dei suoi piani nelle loro mani, rischiando, in questo modo, di far naufragare tutto quanto. La potenza di Dio passa attraverso la fragilità dell’uomo e della donna per entrare nella storia e, questo dato, significa che Dio vuole fare in modo che il suo messaggio ci arrivi con un linguaggio a noi comprensibile, umano. Il comando di Dio ha bisogno di una volontà umana che l’accolga per realizzarla.



A quelle parole Maria fu molto turbata e si domandava che senso avesse un tale saluto” (Lc 1, 29). Ed eccoci qua nell’esempio più eclatante e, allo stesso tempo, più deturpato dall’ottusità umana, del compimento delle promesse. Guardando da vicino l’evento, sembra davvero uno scherzo, ma uno scherzo di cattivo gusto. Come fa Dio a porre nelle mani di un’adolescente la realizzazione del più grande disegno della storia dell’umanità? Che Dio è quello che pone nella volontà di una ragazzina il compimento di tutte le profezie messianiche? Questi pochi versetti di Luca rappresentano la più grande sovversione culturale della storia, la decostruzione del sistema patriarcale. Saranno le scelte di una giovane ragazza a decidere le sorti dell’umanità. Alla faccia di tutto l’apparato sacerdotale che, su questo punto cruciale, non è stato nemmeno preso in considerazione.

Come avverrà questo perché non conosco uomo?” (Lc 1, 34).  Maria dimostra che il compimento delle promesse lungi dall’essere un calcolo matematico, un’esecuzione passiva, esige il coinvolgimento totale di sé, delle proprie forze spirituali e mentali. Dianzi alle parole dell’interlocutore percepite con turbamento , Maria non pronuncia passivamente un si, ma procede con una domanda, perché vuole capire, comprendere il significato di quelle parole che la vogliono coinvolgere tutta la vita. È il tempo dell’assimilazione del contenuto della Parola, contenuto che è come un seme gettato nella terra, perché contiene vita, una progettualità che esige il coinvolgimento, la presa di coscienza, l’attenzione, l’intelligenza viva. E allora, in brani come questi si vede molto bene il modo di procedere di Dio verso la donna, l’uomo. Da noi Dio non vuole degli esseri passivi, come stupidi esecutori di una proposta che non capiamo, ma che dobbiamo a tutti i costi eseguire se volgiamo vivere. Quanti libri di spiritualità cristiana hanno interpretato la proposta di Dio in questo modo, distruggendo vite, sogni di giovani pieni di forze e speranze, generando vite piene zeppe di frustrazioni, di modelli spacciati per evangelici, ma che non erano altro che il retaggio della cultura patriarcale arrogante e violenta, che vuole la moglie sottomessa all’uomo, la religiosa sottomessa all'istituzione, in specifici ruoli di sottomissione, con dei compiti specifici spacciati per volontà di Dio, quando invece non si trattava altro che meschina volontà umana.



 Maria è lontana anni luce da questo modello culturale ben poco biblico ed evangelico, ed è lontana anni luce perché da come si muove, da come parla si capisce molto bene che lei il Padre lo conosceva, che lei, questa ragazzina d’Israele, stava percependo che, per Dio, l’intelligenza non è un optional, la libertà di espressione e di pensiero non è un aspetto di poco conto, ma una qualità necessaria affinché il suo progetto diventi anche nostro. Maria ci insegna a prenderci il nostro tempo per capire, per valutare se quello che ci viene chiesto esprime qualcosa di autentico e di significativo. Solo chi è libero potrà avere la forza di prendere le distanze dalla cultura della morte. Solo chi è libero potrà percorrere il cammino della conoscenza senza scendere a compromessi con le meschinità umane. È questa libertà, questa intelligenza che il Padre cerca per compiere la sua Parola e, in Maria, l’ha trovata.

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