mercoledì 30 marzo 2022

LA LUCE DEL RISORTO NELLA CAPACITA’ DI AVERE VISIONI







 

DOMENICA 15 MAGGIO 2022 - V DEL TEMPO DI PASQUA/C

 

Paolo Cugini

Che cosa significa il tempo di Pasqua per la comunità cristiana, che cosa dovrebbe provocare la resurrezione di Cristo per i suoi discepoli e le sue discepole? Mi sembra questa la domanda che può aprire la comprensione delle letture ascoltate.

Designarono quindi per loro in ogni Chiesa alcuni anziani (At 14,21). La prima risposta la troviamo negli Atti degli Apostoli. Nel brano di oggi Luca ci parla del primo abbozzo di strutturazione della comunità. Paolo e Barnaba non solo annunciano il Vangelo ed esortano gli ascoltatori, ma si preoccupano del futuro delle comunità create. La luce del risorto si manifesta nell’intelligenza di chi la riceva, che si concretizza nel pensare a come dare continuità al messaggio del Vangelo dopo l’assenza dei missionari. C’è una progettazione che, prima di essere segno di efficientismo esasperato, diviene manifestazione visibile dell’amore verso le persone incontrate nel cammino di evangelizzazione.

Io, Giovanni, vidi un cielo nuovo e una terra nuova: il cielo e la terra di prima infatti erano scomparsi e il mare non c’era più (Ap 21,1). La seconda idea significativa che emerge dalle letture di oggi sulla novità prodotta dalla luce del risorto nelle persone che l’accolgono è la capacità di vedere la novità. Come i profeti erano dei visionari, persone capaci di vedere vita dove le persone pensavano solo alla morte, così la comunità cristiana che ha incontrato il Signore della vita si caratterizza da questa attitudine, che si manifesta nel dono di vedere pace dove l’umanità vede guerra, vedere amore dove non si riesce a scorgere altro che dinamiche di odio. Volendo attualizzare il messaggio, in questa situazione apparentemente disperata della guerra in Ucraina, mentre i governi propongono misure di riarmo come cammino per ottenere la pace, l’unica voce fuori dal coro sembra essere quella di Papa Francesco, che insistentemente sostiene che la pace si fa con il dialogo, la diplomazia e che le armi producono solamente morte e guerre. Perciò rinnovo il mio appello: basta, ci si fermi, tacciano le armi, si tratti seriamente per la pace (Papa Francesco, Angelus, domenica 27.3.2022).

Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri (Gv 13,34). Terza indicazione significativa che le letture ci comunicano sui segni della presenza del risorto nella comunità è il processo di essenzializzazione che produce. Che cos’è, infatti, il comandamento dell’amore che Gesù indica ai discepoli poco prima della sua morte in croce, se non il senso più profondo della vita? Sembra un aspetto banale, puerile e invece è l’unica cosa che dà davvero sapore all’esistenza. A volte ci rendiamo conto di questo, dopo essere passati attraverso esperienze dolorose di solitudine, causate da nostre scelte incentrate su noi stessi, sull’illusione che possiamo fare da soli. Avere amore gli uni per gli altri è allo stesso tempo un dono e un compito. È il dono che il Signore ci offre con il suo Spirito, il suo insegnamento. È anche e soprattutto un compito, che costruiamo ogni giorno, ponendo dei gesti di gratuità e di servizio con le persone che ci sono accanto o anche con quelle che incontriamo sul nostro cammino. Può sembrare poco, ed è la sensazione che viene al nostro incontro quando cerchiamo il giudizio degli altri, nel processo di costruzione della nostra identità. È un dono grande, invece, e lo percepiamo quando dalla vita abbiamo imparato ad assaporare la bellezza e la ricchezza di un sorriso, di uno sguardo attento dato e ricevuto. Sono questi piccoli gesti che, oltre a dire della verità e dell’autenticità delle nostre relazioni, permettono alla luce del risorto di divenire visibile, affinché il mondo creda.


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