Paolo Cugini
Non griderà né alzerà il tono,
non farà udire in piazza la sua voce,
non spezzerà una canna incrinata,
non spegnerà uno stoppino dalla fiamma smorta (Is 42,2).
Lo stile del Servo de Jahvé annunciato da Isaia è lo stesso che s’intravede nella vita di Gesù. Ha portato, infatti il diritto e la giustizia alle nazioni non scegliendo i punti importanti dal punto di vista del mondo, come palazzi, castelli, ma quelli che contano dal punto di vista del Mistero. E così, lo troviamo annunciare il Regno di Dio per le strade della Galilea, sulle rive del Lago, nei piccoli paesini come Cafarnao. Lo troviamo nelle case dei pubblicani e peccatori, ma anche dei farisei come Simone. Gesù propone il Regno di Dio non con argomenti astratti, ma con parabole, con parole alla portata di tutti e tutte. E poi si ferma per spiegare, affinché il messaggio possa essere compreso.
Gesù ha annunciato il diritto alle Nazioni con la sua stessa vita, condividendo la situazione d’indigenza del popolo, schierandosi sempre dalla parte di color che erano perseguitati, allontanati dalla comunità, come i lebbrosi, considerati impuri come la donna che perdeva sangue. Gesù ci ha mostrato che il diritto, la giustizia non son concetti che vanno insegnati dalla cattedra, ma modi di essere al mondo che vanno condivisi. Gesù è entrato a contatto con un’umanità molto fragile e stanca dei soprusi dei potenti, un’umanità incrinata e Lui con delicatezza l’ha raddrizzata. È venuto a porre una mano per proteggere dal vento quella parte di umanità che era come uno stoppino dalla fiamma smorta. Dove c’era sofferenza e dolore, Gesù ha portato il balsamo del suo amore.
È proprio su questo metodo che vale la pena riflettere, per tentare di cambiare le dinamiche di aggressività che dominano le nostre relazioni, in uno stile di vita segnato dalla mansuetudine e dall’attenzione all’altro per andare incontro all’umanità stanca e sofferente, con delicatezza.
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