mercoledì 16 febbraio 2022

CONTAMINAZIONE RELIGIOSA

 




Paolo Cugini

Religione pura e senza macchia davanti a Dio Padre è questa: visitare gli orfani e le vedove nelle sofferenze e non lasciarsi contaminare da questo mondo (Gc 1,27). C’è un’idea di contaminazione negativa, come del resto anche in paolo e in diversi passi dell’AT, come il libro di Esdra o Neemia. Questa negatività attribuita alla contaminazione religiosa o culturale deriva dalla considerazione che la religione abbia in sé la perfezione e che, di conseguenza, qualsiasi assimilazione di materiale di fuori, rovina il contenuto, lo deturpa. Manca tutta la visione dell’azione di Dio come più ampia dei confini del perimetro di una specifica religione, di un’azione divina che va al di là del controllo della religione di turno. Questa concezione di Dio porta a considerare il mondo solamente come negativo, come incapace di portare elementi positivi. Diversa, invece, è la concezione di Dio nelle profezie di apertura universalista di Isaia, quello dei capitoli finali. Forse, però l’idea più chiara di un’azione di Dio fuori dal recinto della religione è quella che troviamo nelle parole di Pietro nel libro degli Atti degli Apostoli, quando dice: “in verità sto rendendomi conto che Dio non fa preferenze di persone, ma accoglie chi lo teme e pratica la giustizia a qualunque nazione appartenga” (At 10, 34-35). La stessa idea si percepisce nel miracolo della figlia della donna siro-fenicia. Dopo un dialogo piuttosto imbarazzante che vede Gesù esprimersi con parole non troppo tenere nei confronti di questa donna, Gesù riconosce la sua fede. C’è fede anche in coloro che appartengono a popoli diversi di Israele.

Allora prese il cieco per mano, lo condusse fuori dal villaggio e, dopo avergli messo della saliva sugli occhi, gli impose le mani e gli chiese: «Vedi qualcosa?». Quello, alzando gli occhi, diceva: «Vedo la gente, perché vedo come degli alberi che camminano». Allora gli impose di nuovo le mani sugli occhi ed egli ci vide chiaramente (Mc 8,23-25). C’è una cecità che si cura lentamente, che ha bisogno di più interventi dell’amore di Dio. Cammino di conversione come una realtà spirituale graduale, che richiede tempo e pazienza. Difficoltà nel vedere dove vede Dio e cosa vede Lui. C’è una cecità che si manifesta come chiusura, come mentalità chiusa, incapace di vedere l’azione di Dio che è, grazie al cielo, molto più ampia delle nostre visioni strette e meschine.

 

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