mercoledì 2 novembre 2022

CON LA VOSTRA PERSEVERANZA SALVERETE LA VOSTRA VITA

 



XXXIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO C

Lc 21,5-19

Paolo Cugini

 

Siamo giunti al termine dell’anno liturgico e la liturgia, come sempre, ci aiuta a riflettere sul cammino percorso. La fine dell’anno liturgico porta i segni anticipatori della fine della nostra vita e della fine della storia. Le letture ascoltate riportano i contenuti della tematica della fine dei tempi. Il profeta Malachia, nella prima lettura, avverte che “sta per venire il giorno rovente come un forno” (Ml 3,19). Anche il salmo 97 fa eco a questi temi di sapore apocalittico ricordandoci che Dio “giudicherà il mondo con giustizia e i popoli con rettitudine”. San Paolo, nella seconda lettura esorta i fedeli di Tessalonica a comportarsi in modo degno, lavorando per guadagnare il pane quotidiano. Poi abbiamo il Vangelo, sul quale soffermiamo maggiormente la nostra attenzione.

In quel tempo, mentre alcuni parlavano del tempio, che era ornato di belle pietre e di doni votivi, Gesù disse: «Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta».

È una frase che sintetizza molto bene la proposta che Gesù ha fatto durante la sua predicazione pubblica. Il tempio del quale non rimarrà pietra su pietra e che, di conseguenza, sarà distrutto, è il riferimento al tipo di proposta religiosa che il tempio rappresenta e ai valori che propone. La proposta di Gesù è radicalmente all’opposto della religione del tempio. Il tempio, infatti, è il simbolo della religione che considera il rapporto con Dio come un merito da conquistarsi con sacrifici, riti mediati dalla classe sacerdotale che, su questo sistema religioso, impone tasse ingenti. È una classe sacerdotale che, negli ultimi secoli, si è arricchita sulle spalle dei ceti più poveri della società palestinese. Si tratta, dunque, di una religione per pochi, una religione che ha perso il senso autentico del rapporto con Dio ed è prigioniera di una classe sacerdotale che ha costruito un reticolato di leggi e decreti che rendono la vita delle persone un vero e proprio inferno. Di tutto questo, ci dice Gesù, non rimarrà nulla. Gesù, al contrario, non parla di merito, ma di dono; non parla di leggi, ma pone al centro la persona. Nella proposta di Gesù c’è il Regno dei cieli, che ha messo l’amore del Padre alla portata di tutti e tutte, non solo in modo gratuito, ma anche sena distinzioni. Questo non solo è sconvolgente, ma è radicalmente l’opposto e non può coesistere. Ciò di cui Gesù parla guardando le pietre del tempio è, in realtà, rivolto a quello che il tempio rappresenta. Chi abbraccia il regno dei cieli, chi fa spazio all’amore del Padre donato gratuitamente, deve distruggere le logiche religiose della religione del tempio.

Si solleverà nazione contro nazione e regno contro regno, e vi saranno in diversi luoghi terremoti, carestie e pestilenze…Ma prima di tutto questo metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni… sarete odiati da tutti a causa del mio nome.

Gesù utilizza il linguaggio apocalittico dei profeti che annunziavano la fine dei tempi come Gioele, Ezechiele e Zaccaria. Non sono, quindi, da prendere come indicazioni storicamente verificabili, ma come indizi di un cammino profondo da cercare dentro il cuore della storia, nella vita di ciascuno di noi. C’è, comunque, una certezza in coloro che, attratti dalla parola del Vangelo, decideranno di accogliere la proposta del regno dei cieli e abbandonare la religione del tempio, distruggendola dentro di sé: la pagheranno cara. Sostituire la logica del Dio tremendo con l’amore del Padre; sostituire la logica della Nazione forte e potente che distrugge gli altri popoli, con la logica del regno dei cieli basato sull’uguaglianza e la giustizia a favore dei più deboli: sostituire l’idea di famiglia patriarcale, con la proposta di una comunità di discepoli e discepole che fanno della relazione d’amore gratuito e disinteressato il senso della propria convivenza. Come dicevo sopra, questa sostituzione così netta e radicale non è indolore, ma provoca lacerazioni profonde a tutti i livelli. L’invito di Gesù è quello di prepararsi all’onda d’urto violenta che dovranno subire tutti i discepoli e le discepole: sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Parole simili a quelle che Gesù dirà nel contesto dell’ultima cena nel vangelo di Giovanni: tutti vi odieranno (Gv, 15). La spiritualità del discepolo e della discepola del Signore, che matura lungo il cammino queste scelte, che li pongono in contrasto con il mondo, dovrà aiutarli a resistere.

Ma nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto. Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita.

È questa la certezza che il Signore offre: non ci lascia soli. Per sentire la sua presenza, che ci incoraggia nelle scelte fatte, occorre passare dal piano esteriore a quello interiore o, come direbbe Paolo, lavorare per rafforzare sempre più l’uomo (la donna) interiore. È la perseveranza che ci salva dal vuoto della religione del tempio. Perseveranza dice di libertà personale, la capacità di organizzare la nostra vita spirituale, per non permettere a niente e a nessuno di privarci del grande tesoro che il Padre ci comunica nel Figlio e ce lo dona con il suo Spirito: l’amore. 

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