Paolo
Cugini
Il brano del Vangelo secondo Luca «Gesù se ne andò sul monte a pregare e passò tutta la notte pregando Dio» (Lc 6,12), ci offre un’immagine potente della preghiera di Gesù. Questo gesto, che si ripete in diversi momenti della sua vita, rivela il carattere profondamente personale e vitale che la preghiera assume per lui. Non è un caso che i Vangeli ci restituiscano spesso questa scena: Gesù che si ritira in luoghi solitari, immerso nella natura, lontano dal clamore e dalla folla. Anche in altri passi si sottolinea il suo desiderio di solitudine per dialogare con il Padre: «Al mattino presto, quando era ancora buio, Gesù si alzò, uscì e si ritirò in un luogo deserto, e là pregava» (Mc 1,35). Questi momenti non sono semplici pause, ma vere e proprie immersioni nel Mistero, occasioni per ascoltare, riflettere e comprendere ciò che accade.
Gesù
non si rifugia nella preghiera come evasione dalla realtà, ma la vive come
esperienza di radicamento profondo nella sua missione e nella sua identità. Non
prega nella sinagoga, non si rifugia nella ritualità liturgica, ma cerca il
silenzio e la solitudine, perché la preghiera per lui è un dialogo intimo, un
confronto sincero con il Mistero che chiama “Padre”. Basta ricordare quanto
accade prima della scelta dei Dodici: «In quei giorni egli andò sul monte a
pregare e passò la notte in orazione, e quando fu giorno chiamò a sé i suoi
discepoli e ne scelse dodici» (Lc 6,12-13). Gesù si affida a Dio prima delle
decisioni fondamentali, lasciando che la preghiera orienti e illumini le sue
scelte.
Nella
notte del Getsemani, la preghiera si fa ancora più intensa, drammatica: «Padre,
se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la
tua volontà» (Lc 22,42). Qui Gesù mostra quanto la preghiera sia lotta,
affidamento, ricerca di senso nelle ore più oscure. È il luogo in cui si
riconosce il proprio limite e, insieme, si trova la forza di dire “sì” al
Mistero che abita la vita.
La
preghiera di Gesù è uno spazio di ascolto, di interiorizzazione, di ricerca
profonda di se stessi nella relazione con il Padre. Come ricorda anche il
Vangelo di Matteo: «Ma tu, quando preghi, entra nella tua camera, chiudi la
porta e prega il Padre tuo nel segreto» (Mt 6,6). È un invito a un’esperienza
che non si esaurisce in un dovere, ma diviene necessità vitale: un tempo per
fare verità dentro di sé, per non perdersi negli eventi, per interpretare con
chiarezza ciò che si vive.
Se
le parole e i gesti di Gesù sono così limpidi e coerenti, lo si deve proprio a
questa sua abitudine di immergersi nel silenzio, di sostare nel Mistero, di
riflettere e ascoltare. La preghiera, nella sua esperienza, non è mai fuga dal
mondo, ma la condizione fondamentale per essere pienamente se stessi, e quindi
autenticamente disponibili agli altri.
Infine,
questa relazione profonda con il Padre si traduce in una luce che illumina
anche chi sta intorno: «Voi siete la luce del mondo» (Mt 5,14), dice Gesù ai
suoi discepoli. Chi attinge all’esperienza della preghiera diventa trasparente,
capace di verità, di relazione autentica, di apertura agli altri. Così la
preghiera, nella vita di Gesù, diventa scuola di autenticità, di ascolto, di
relazionalità e di dono. Non qualcosa da aggiungere alla vita, ma linfa che la
sostiene e la rende vera.

Nessun commento:
Posta un commento