martedì 9 settembre 2025

IMMERSO NEL MISTERO

 




 

Paolo Cugini

 

Il brano del Vangelo secondo Luca «Gesù se ne andò sul monte a pregare e passò tutta la notte pregando Dio» (Lc 6,12), ci offre un’immagine potente della preghiera di Gesù. Questo gesto, che si ripete in diversi momenti della sua vita, rivela il carattere profondamente personale e vitale che la preghiera assume per lui. Non è un caso che i Vangeli ci restituiscano spesso questa scena: Gesù che si ritira in luoghi solitari, immerso nella natura, lontano dal clamore e dalla folla. Anche in altri passi si sottolinea il suo desiderio di solitudine per dialogare con il Padre: «Al mattino presto, quando era ancora buio, Gesù si alzò, uscì e si ritirò in un luogo deserto, e là pregava» (Mc 1,35). Questi momenti non sono semplici pause, ma vere e proprie immersioni nel Mistero, occasioni per ascoltare, riflettere e comprendere ciò che accade.

Gesù non si rifugia nella preghiera come evasione dalla realtà, ma la vive come esperienza di radicamento profondo nella sua missione e nella sua identità. Non prega nella sinagoga, non si rifugia nella ritualità liturgica, ma cerca il silenzio e la solitudine, perché la preghiera per lui è un dialogo intimo, un confronto sincero con il Mistero che chiama “Padre”. Basta ricordare quanto accade prima della scelta dei Dodici: «In quei giorni egli andò sul monte a pregare e passò la notte in orazione, e quando fu giorno chiamò a sé i suoi discepoli e ne scelse dodici» (Lc 6,12-13). Gesù si affida a Dio prima delle decisioni fondamentali, lasciando che la preghiera orienti e illumini le sue scelte.

Nella notte del Getsemani, la preghiera si fa ancora più intensa, drammatica: «Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà» (Lc 22,42). Qui Gesù mostra quanto la preghiera sia lotta, affidamento, ricerca di senso nelle ore più oscure. È il luogo in cui si riconosce il proprio limite e, insieme, si trova la forza di dire “sì” al Mistero che abita la vita.

La preghiera di Gesù è uno spazio di ascolto, di interiorizzazione, di ricerca profonda di se stessi nella relazione con il Padre. Come ricorda anche il Vangelo di Matteo: «Ma tu, quando preghi, entra nella tua camera, chiudi la porta e prega il Padre tuo nel segreto» (Mt 6,6). È un invito a un’esperienza che non si esaurisce in un dovere, ma diviene necessità vitale: un tempo per fare verità dentro di sé, per non perdersi negli eventi, per interpretare con chiarezza ciò che si vive.

Se le parole e i gesti di Gesù sono così limpidi e coerenti, lo si deve proprio a questa sua abitudine di immergersi nel silenzio, di sostare nel Mistero, di riflettere e ascoltare. La preghiera, nella sua esperienza, non è mai fuga dal mondo, ma la condizione fondamentale per essere pienamente se stessi, e quindi autenticamente disponibili agli altri.

Infine, questa relazione profonda con il Padre si traduce in una luce che illumina anche chi sta intorno: «Voi siete la luce del mondo» (Mt 5,14), dice Gesù ai suoi discepoli. Chi attinge all’esperienza della preghiera diventa trasparente, capace di verità, di relazione autentica, di apertura agli altri. Così la preghiera, nella vita di Gesù, diventa scuola di autenticità, di ascolto, di relazionalità e di dono. Non qualcosa da aggiungere alla vita, ma linfa che la sostiene e la rende vera.

 

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