giovedì 27 ottobre 2022

VANGELO DI GIOVANNI CAPITOLO 3

 



GESU’ E NICODEMO

 

Appunti di don Paolo Cugini

 

1-10: Nicodemo è un fariseo, un meticoloso osservante della legge ed è uno che insegna quello che Mosè ha detto: tu sei il maestro d’Israele (v.10). è anche un capo dei giudei.

Sappiamo: Nicodemo si presenta come rappresentante dei Giudei e porta a Gesù la conclusione di una riflessione che i Giudei hanno fatto sulla sua identità. Per loro è chiaro che Gesù è un maestro venuto da Dio e che Dio è con lui, per i segni che Gesù ha fatto.

Egli venne di notte: varie interpretazioni. Nicodemo va di notte per non farsi vedere. È più probabile l’interpretazione che sostiene che la notte indica lo stato di confusione in cui si trovava Nicodemo. Si tratta, dunque, della notte dell’anima, quello stato confusionale provocato dalla messa in discussione delle proprie certezze da colui che compie segni che dicono della sua provenienza divina, ma che vive la relazione con la legge mosaica, in modo libero.

Se uno non nasce dall’alto non può vedere il regno di Dio: è un’espressione simile a quella che si trova nei sinottici: se non diventerete come bambini non entrerete nel regno dei cieli (Mt 18,3). L’uomo deve radicalmente cambiare e questa trasformazione equivale ad una rinascita, ad un nascere di nuovo, una rinascita, è qualcosa che non dipende da noi, ma dono di Dio che possiamo solo accogliere. Come fariseo Nicodemo fa fatica a cogliere l’idea del concetto di dono, non solo perché è vecchio, ma proprio per l’impostazione religiosa da cui proviene. Il fariseo, infatti, vive il rapporto con Dio nella logica del merito, per cui la salvezza è qualcosa che si ottiene mediante i propri sforzi.

Se uno non nasce dall’acqua e dallo Spirito: l’uomo carnale non è atto al regno, solo l’uomo che nasce dallo Spirito riceve da Dio la possibilità di divenire figlio di Dio.

Ignori queste cose? Il maestro d’Israele che sempre aveva tra le mani le scritture, preoccupato della morale, di meritare la salvezza, ignorava l’gire libero di Dio mediante lo Spirito. Di ciò ne parlano i profeti (Ez 37), che annunziano che Dio mediante lo Spirito trasforma le ossa in esseri viventi (cfr. Ez 36, 25-27). Per Gesù lo Spirito fa qualcosa di più: trasforma l’uomo in modo radicale, lo fa rinascere, lo fa diventare figlio di Dio (1,12). È di questo dono che l’uomo ha bisogno.

11-15: i giudei non credono alla parola e alla testimonianza di Gesù, anche ora che parla di cose terrene. Gesù è l’unico e definitivo rivelatore delle cose celesti, così come ci testimonia anche il prologo (1,18). Nessuno è mai salito al cielo: né Mosè, né tanto meno il leggendario Enoc. In cielo c’è stato e continua ad esserci solamente il Figlio, colui che si è fatto uomo e che per questo ama definirsi Figlio dell’uomo (1,51; 3,13). Colui che è disceso dal cielo può dare testimonianza delle cose celesti, cioè di quel che sa e ha visto (3,11). Gesù è il definitivo rivelatore del definitivo progetto del Padre sugli uomini.

Come crederete? Gesù presagisce il rifiuto e per la seconda volta (2,19) annuncia la sua passione.

16-21: molti studiosi sostengono che questi versetti costituiscano una riflessione pasquale dell’evangelista.

Tanto Dio ha amato il mondo: è un atto di contemplazione. Si tratta di un amore che si fa dono, perché si concretizza nel donare il proprio Figlio.

17: è un versetto fondamentale perché descrive il progetto del Padre, che è un progetto di salvezza per tutti per mezzo del Figlio. È Lui che dobbiamo conoscere ed annunciare, perché è il suo Vangelo che contiene il cammino della salvezza. Non è venuto per condannare il mondo, ma per salvarlo. Il compito che Dio affida al Figlio è quello di evitare che il mondo perisca, far sì che abbia la vita eterna, salvarlo.

Vita eterna: è la sola vita vera perché possiede il carattere della definitività. Chi la possiede, anche se materialmente muore, in realtà non perisce: continua a vivere la vita di Dio che è in lui.

Dare la vita, salvare. È il compito che Dio ha affidato al Figlio. Come lo realizzerà? Presentandosi come luce, come colui che illumina gli uomini rivelando loro il disegno del Padre e la reale loro situazione. Il cammino della salvezza per ogni uomo e donna passa attraverso la fede nel Figlio unigenito di Dio (3,16-18). Solo colui che accoglie il Figlio possiede fin da ora la vera e definitiva vita. È condannato, invece, colui che non crede nel Figlio. La vera fede è l’adesione alla persona di Gesù, è accogliere la sua parola.

Gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce: fa la verità chi riconosce la sua situazione di peccato illuminata dalla luce della Parola, che viene accolta con fede. Tutto è definito dal rapporto con la Parola di Gesù, che è la luce definitiva del Padre.

 

Nella regione dei giudei

22-26: mentre i sinottici fanno iniziare il ministero pubblico di Gesù in Galilea, Gv sostiene che ci fu in Giudea un periodo di contemporaneità e di somiglianza tra il ministero di Gesù e quello del Battista. In 4,2 si preciserà che non era Gesù che battezzava, ma i suoi discepoli. Anche questo battesimo è di purificazione, vale a dire che non si era ancora realizzata la profezia del Battista che il messia avrebbe battezzato in Spirito Santo. Infatti, in 7,39 si dice che i credenti non hanno ancora ricevuto lo Spirito Santo. Questo è il motivo per cui sorge un dissidio e la preoccupazione dei discepoli del Battista.

27-30: il Battista è consapevole della sua missione, di essere colui che annuncia il messia ed è felice che questo si sai realizzato. Ogni missione si riceve da Dio e può avere i suoi limiti. Il Battista è contento che tutti stanno andando da Gesù. Il Battista paragona Gesù allo sposo, utilizzando, in questo modo, il linguaggio dei profeti sul futuro messia.

È lui che deve crescere: è l’inizio ufficiale della missione di Gesù.

31-36: è l’evangelista che qui parla e riflette sulla trascendenza di Gesù. Il Figlio appare rivestito di ogni potere e dotato della pienezza dello Spirito ed è quindi qualificato per il suo compito messianico. Egli, venendo dal cielo, può dare testimonianza di ciò che ha visto e comunicarci le parole di Dio. Il Figlio si presenta come l’unico Salvatore. 


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