sabato 17 settembre 2022

Non potete servire Dio e la ricchezza

 



XXV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO C

Lc 16,1-13

Paolo Cugini

 

La spiritualità che sgorga dalle pagine del Vangelo, non si ferma nell’interiorità dell’anima, ma trasforma tutta la realtà. Chi rinasce dall’alto e si lascia plasmare dallo Spirito del Signore, cambia il modo di porsi nel mondo, cambia la qualità delle relazioni e il modo di considerare la materia. La priorità della vita cristiana, che è Gesù, diventa il fulcro della vita al punto da non lasciare nulla inalterato. È il fermento nella massa, il piccolo seme di mostarda che si trasforma in un albero grandissimo. La vita cristiana è, dunque, un cammino di trasformazione, che coinvolge tutto. Non a caso, Paolo nelle sue lettere parla di ricapitolare in Cristo tutte le cose (Ef1, 10), compresa, dunque la materia. Questa introduzione sul significato della vita spirituale nella vita cristiana, dovrebbe aiutare a cogliere la profondità del messaggio di Gesù nel Vangelo di oggi.

Il padrone lodò quell’amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce.

La parabola che Gesù racconta ha come tema il buon uso del denaro. Anche qui, per chi è abituato ad identificare la vista spirituale con le preghiere devozionali, può rimanere interdetto. Che cosa c’entra, infatti, l’uso del denaro con la spiritualità? Leggendo la parabola, il suo commento in parallelo ad altri testi del Nuovo Testamento, si può comprendere che, per Gesù, l’uso del denaro è un problema centrale nella vita del cristiano. Nel seguito delle sue parole, Gesù offre delle motivazioni e degli argomenti che ci aiutano a riflettere. L’amministratore è disonesto, ma è lodato dal padrone: come mai? Perché utilizza i beni del padrone con un inganno, per garantirsi qualcosa quando sarà senza lavoro, perché è stato licenziato.

Ebbene, io vi dico: fatevi degli amici con la ricchezza disonesta, perché, quando questa verrà a mancare, essi vi accolgano nelle dimore eterne.

Chi sono gli amici che dobbiamo procurarci con la ricchezza disonesta? Sono chiaramente i poveri: lo specifica nel passaggio successivo. Saranno i poveri, infatti, ad accoglierci nelle dimore eterne. Questo dato è coerente con quello che troviamo alla fine del Vangelo di Matteo, in cui Gesù s’identifica con i poveri, gli affamati, gli assetati, gli stranieri, i carcerati. L’unico valore che Gesù dà alla ricchezza è quella che viene condivisa, mentre l’accumulo dei beni è condannato, perché accumulando, togliamo dal mercato dei beni, che potrebbero essere utili a coloro che non ne hanno. È chiaro che il discorso va spiegato ed attualizzato. Ricco non è il padre e la madre di famiglia, che mette da parte qualche soldo per i figli, per pagare le spese della scuola, dell’università, dei corsi che vuole far fare ai figli. Questo non è accumulo, ma paternità e maternità responsabile. Ricco, nella prospettiva che stiamo ascoltando in queste domeniche nel Vangelo, è colui che pur avendo molto, quello che raccoglie ancora, non lo distribuisce a chi non ne ha, ma lo tiene per sé, lo accumula, manifestando una visione meschina della vita.

Altra domanda: perché Gesù parla di ricchezza disonesta, senza motivare l’affermazione? Anzi, leggendo il testo, ogni forma di ricchezza, nell’ottica del vangelo, è disonesta: come mai? La ricchezza è disonesta perché è sempre frutto di un’ingiustizia, di un’appropriazione indebita. Se ci sono dei poveri è perché c’è qualcuno che si appropria di ciò che non è suo. Per questo, se qualcuno ha di più e ce l’ha come frutto del proprio ingegno, del proprio lavoro, è chiamato a distribuirlo con chi non ha nulla, con i poveri. Sono loro che ci accoglieranno nel regno dei cieli e, di conseguenza, durante la vita è bene imparare a trattarli bene, a farci conoscere da loro.

Nessun servitore può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza».

Gesù pone la ricchezza come antagonista a Dio, come un idolo. I ricchi, in questa prospettiva, sono degli idolatri, perché hanno fato dell’accumulo del denaro un loro dio. Servire il Dio che si è manifestato in Gesù Cristo, significa distribuire le ricchezze con i poveri. Quando i ricchi non distribuiscono le loro ricchezze significa che sono diventati schiavi del denaro e, in questo modo, si sono allontanati da Dio. La spiritualità che il Vangelo propone. deve arrivare ad incidere il modo in cui utilizziamo i soldi. Il nostro pensiero dev'essere sempre per coloro che vivono con poco, che hanno fame, sete, che sono stranieri: Gesù è in loro.

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