DOMENICA XXII/B
(Dt 4,1-2.6-8; Sal 14; Gc 1,17-18.21b-22.27; Mc
7,1-8.14-15.21-23)
Paolo
Cugini
L’uomo e la donna cercano la religione per dare un
senso alla vita, perché, cammin facendo, ci si accorge che la vita non ha senso
quando è basata solamente sulle cose materiali. Abbiamo bisogno di significati
che vanno al di là dei dati sensibili, che orientino l’esistenza dandole
sapore, un significato profondo. Ebbene, la religione solitamente offre questi
contenuti che aiutano l’umanità a camminare con la mente aperta e rivolta al
cielo. Non basta, comunque, seguire una religione per sentirsi apposto, per avere
un senso alla vita. È questo che sembra dirci Gesù nel Vangelo di oggi. Ci sono
dei cammini che vengono spacciati come realtà che vengono da Dio e, invece, non
si tratta altro che esigenze umane. Se da un lato è importante e giusto cercare
di dare sapore all’esistenza attraverso i contenuti di una religione, dall’altro
occorre essere attenti per non correre il rischio di orientare la propria vita
su percorsi negativi, che invece di ampliare il senso della via, la
diminuiscono. Come fare per capire se il cammino intrapreso è quello Giusto? Ci
sono dei criteri?
“Questo popolo mi onora
con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me. Invano mi rendono culto,
insegnando dottrine che sono precetti di uomini”. Trascurando il comandamento
di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini (Mc
7, 6-8).
Dinanzi al rimprovero dei farisei nei confronti dei
discepoli di Gesù, che prendevano il cibo con le mani non lavate, che per loro significava
mani impure, Gesù offre una risposta piena di indicazioni importanti. I farisei
fanno riferimento ai capitoli che nel libro del Levitico parlano dei criteri
che indicano l’impurità di una persona, i cibi e gli animali che non si possono
mangiare. Secondo Gesù queste indicazioni, spacciate come parola e volontà di
Dio non sono altro che aggiunte, precetti e dottrine di uomini. C’è dunque una
religione che è fatta di dottrine umane e trascura il comandamento di Dio. La
conseguenza è molto grande. Infatti, chi segue le dottrine e le tradizioni
inventate dagli uomini diventa una persona dura, rigida, intransigente, come
sono in questo specifico caso i farisei nei confronti dei discepoli di Gesù.
Chi segue il comandamento di Dio, che è l’amore, orienta la propria vita nell’attenzione
all’altro, soprattutto ai più poveri; impara a condividere il poco o il tanto
che ha; impara a perdonare per il fatto che si sente continuamente inondato
della misericordia di Dio. La scrupolosa osservanza della dottrina degli uomini
e l’obbedienza al comando di Dio generano, dunque, due stili di vita ben
diversi. Il criterio che Gesù offre per capire se una parola o un precetto
viene da Dio o è qualcosa che viene dagli uomini è l’amore, che si traduce
nella ricerca di relazione umane autentiche, nello sforzo di costruire ponti di
pace e di uguaglianza, nella costante attenzione agli ultimi.
Ascoltatemi tutti e
comprendete bene! Non c’è nulla fuori dell’uomo che, entrando in lui, possa
renderlo impuro. Ma sono le cose che escono dall’uomo a renderlo impuro. E
diceva [ai suoi discepoli]: «Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli
uomini, escono i propositi di male: impurità, furti, omicidi, adultèri,
avidità, malvagità, inganno, dissolutezza, invidia, calunnia, superbia, stoltezza.
Tutte queste cose cattive vengono fuori dall’interno e rendono impuro l’uomo (Mc
7, 14-23).
Le parole di Gesù ai discepoli sono un’indicazione
per coloro che intendono intraprendere un cammino di fede, di fiducia nella
parola del Signore. Si parte dall’interno, dalla coscienza, dalla verifica di ciò
che c’è dentro di noi. Se, come ha dichiarato Gesù, non sono le cose esterne
che rendono impuro l’uomo e la donna, vale a dire, che impediscono la relazione
con Dio, ciò significa che il punto di partenza del lavoro spirituale è la vita
interiore, è la cura dell’anima, per liberarla dalle scorie create dagli istinti,
che generano uno stile di vita improntato sull’egoismo e che sfocia in
relazioni umane deleterie.
Accogliete
con docilità la Parola che è stata piantata in voi e può portarvi alla
salvezza. Religione pura e senza macchia
davanti a Dio Padre è questa: visitare gli orfani e le vedove nelle sofferenze
e non lasciarsi contaminare da questo mondo (Gc 1, 27).
Fare
spazio alla Parola del Signore affinché, vivendola, purifichi la nostra
coscienza da ogni forma di egoismo. È la Parola di Gesù che ci spinge verso l’altro,
l’altra, verso i poveri, per un cammino di vita segnato dall’amore
disinteressato e gratuito. È questa la vera religione, quella che ci ha
insegnato Gesù con le parole e la vita e che ci ha trasmesso con il suo Spirito.
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