Paolo Cugini
E noi abbiamo contemplato
la sua gloria, gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre,
pieno di grazia e di verità (Gv 1,15).
C’è
una meraviglia che attraversa la storia e illumina ogni tempo: il Mistero
eterno si è reso vicino nella carne di Cristo. In Lui, il Mistero invisibile si
è fatto visibile, il Padre/Madre glorioso ha assunto un volto umano: fragile;
eppure, carico di una forza che trasforma, semplice eppure traboccante di una
luce che non conosce tramonto.
Contemplare
la gloria del Mistero nell’umanità di Gesù è lasciarsi sorprendere dal fatto
che il Mistero non è rimasto distante. In ogni gesto, sguardo, parola e scelta
di Gesù, brilla la pienezza di un amore che tutto abbraccia e risana. La gloria
del Mistero non è più nascosta: essa si lascia toccare e vedere nell’umiltà
della carne, nella concretezza di un uomo che attraversa le strade polverose
della Galilea, che si commuove e che piange, che gioisce e che accoglie.
Le
scelte di Gesù, spesso controcorrente e libere da ogni calcolo umano, sono
segno di una presenza altra. Nei suoi tratti umani si cela la profondità del
Mistero: la sua compassione per i piccoli, la sua tenerezza verso gli esclusi,
la sua fermezza nel denunciare le ingiustizie. Ogni parola che esce dalla sua
bocca è trasparente come l’acqua di una sorgente, limpida e diretta, eppure
capace di penetrare le zone più oscure del cuore. In Lui, il Mistero si fa
vicino e accessibile, eppure resta sempre più grande di ciò che possiamo
comprendere.
La
luminosità del suo essere è come una fiamma che squarcia le tenebre. Chi viveva
nell’ombra della disperazione e della solitudine, in Gesù ha visto accendersi
una speranza nuova. I suoi gesti semplici, una carezza, un pane spezzato, uno
sguardo di perdono, sono la manifestazione concreta dell’amore del Padre, che
non umilia ma innalza, che non costringe ma suscita libertà. In Lui, la vita
trabocca e si dona senza misura.
La
luce che Cristo porta non è violenta, non impone né costringe, ma penetra il
mondo con amore, umiltà e rispetto della libertà di ciascuno. È una luce che
invita, che chiama, che attende; una luce che non si spegne davanti alla
resistenza dell’uomo, ma continua a splendere dolcemente offrendo la
possibilità di rinascere. “La luce splende nelle tenebre e le tenebre non
l’hanno vinta”: in questa fedeltà silenziosa, si svela la gloria del Mistero.
Accogliere
questa luce è il cammino del discepolo, della discepola, è la scelta quotidiana
di lasciarsi raggiungere e trasformare dalla presenza del Risorto. È lasciar
entrare nel cuore la forza mite dell’amore vero, diventando a nostra volta
testimoni e portatori di una speranza che non delude. La fede non è fuga dal
mondo, ma sguardo nuovo, capace di riconoscere nelle pieghe della storia la
traccia luminosa del Mistero che si fa carne.
Oggi più che mai, siamo invitati a lasciarci illuminare da questa luce e a testimoniarla con la nostra vita. Non abbiamo bisogno di grandi parole, ma di gesti semplici, di sguardi veri, di cuore aperto. Come lampade accese nella notte, possiamo riflettere la gloria del Mistero che si è rivelata in Cristo, perché il mondo creda e scopra che la vita, in Lui, è pienezza senza fine. Lasciamo che questa luce entri nelle nostre pieghe più oscure: sarà Lei a guidarci nel cammino, a riscaldarci il cuore, a renderci segno vivo della presenza di Dio nella storia.
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