Paolo Cugini
“Se
dunque Dio ha dato loro lo stesso dono che ha dato a noi, per avere creduto nel
Signore Gesù Cristo, chi ero io per porre impedimento a Dio?” (At 11,17). Attenzione
al presente, alla realtà, come unica possibilità per comprendere la verità
delle cose. Posso comprendere il senso delle cose, quello che potremmo chiamare
la volontà di Dio, vale a dire il significato ultimo delle cose, solamente
mantenendo un orecchio attento sul presente, che è il luogo in cui Dio si
manifesta. E’ nel presente che abbiamo la possibilità di cogliere la realtà
così come è e, di conseguenza, la possibilità di uscire dalle nostre precomprensioni
culturali, da tutto ciò che di falso è entrato in noi senza una verifica.
Il
dramma dell’esistenza umana consiste nel trascorrere tutta una vita permettendo
alla falsità di depositarsi in noi, condizionare le nostre scelte, i nostri
gesti quotidiani, senza mai mettere in discussione nulla. Nel brano riportato
sopra, Pietro coglie un aspetto importante della verità che la realtà manifesta,
proprio perché si è reso disponibile a mettere in discussione le proprie
presunte verità, per fare spazio alla novità che la verità del presente
manifesta.
Dire Dio, allora, non consiste nell’applicare
concetti preconfezionati su di Lui alla realtà, ma ascoltarlo per come si
manifesta nel presente e vivere di conseguenza. Questo percorso esige molta umiltà ed è uno
dei frutti della vita spirituale che, con costanza e perseveranza permette alla
novità di modellare la propria umanità, la propria mentalità smantellando e destrutturando,
in questo modo, tutte le falsità affastellatesi nel tempo nella nostra coscienza.
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