mercoledì 17 agosto 2022

GLI ULTIMI SARANNO I PRIMI

 



Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse concordato con me per un denaro? Prendi il tuo e vattene. Ma io voglio dare anche a quest’ultimo quanto a te: non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?”. Così gli ultimi saranno primi e i primi, ultimi (Mt 20, 15-16).

La parabola ascoltata aiuta a riflettere sulla logica del merito che rischiamo di trasferire nella relazione con Dio, il cui amore non si merita, ma si accoglie gratuitamente. Questa idea semplice e profonda, distrugge dall’interno la religione dei precetti, dei fioretti, degli sforzi personali, la religione del sacrificio, che pone l’accento non tanto sul dono, ma sullo sforzo personale per ottenere la grazia. In questa logica la religione diventa la palestra per diventare i migliori e coltivare dei privilegi personali nei confronti di Dio. Inoltre, questa religione del merito, si poggia su una visione antropologica di tipo individualista, che non lascia spazio alla dimensione comunitaria della fede.

La religione del merito è il perno della religione del precetto che nei secoli si è infiltrata nel cristianesimo quando ha interrotto il legame con il Vangelo, facendo entrare altri tipi di logiche. Per ultimo, la religione del merito stimola la logica del migliore, il fatto che davanti a Dio non partiamo allo stesso modo e che Lui privilegia solo alcuni a scapito dei più deboli. È tutto il contrario della visione cristiana. L’amore del Padre come dono da accogliere, al contrario, pone tutte le persone sullo stesso piano, perché l’essere un figlio, figlia di Dio non dipende da meriti personali, ma dall’accoglienza gratuita del dono. In questo modo, si esce dallo sforzo individualista di voler essere il migliore o il primo, perché nella prospettiva del Vangelo: gli ultimi saranno i primi e i primi ultimi.

Il Vangelo ci aiuta ad uscire dalla logica della prestazione per entrare nella dimensione del dono gratuito.

 

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