venerdì 2 dicembre 2022

SEI TU COLUI CHE DEVE VENIRE O DOBBIAMO ASPETTARE UN ALTRO?



 


 

Mons. Giacomo Morandi

[appunti di Paolo Cugini non rivisti dall'autore]


È una domanda che può sembrare sorprendente, al punto che è ripetuta due volte. La ripetizione non è mai casuale, vuole dire che c’è qualcosa che preoccupa. Questa domanda è posta dal Battista quando fu informato di tutte “queste cose”. Ciò che precede il testo è importante e sottolinea la compassione, la misericordia di Gesù. Se andiamo a leggere i capitoli precedenti vediamo le beatitudini, Gesù che pranza con i peccatori, la guarigione del servo di un centurione, le discussioni sul digiuno, i discorsi sul sabato. Queste cose sono da leggersi come qualcosa di originale del messaggio di Gesù, che scompagina le attese. Ci sono due discepoli che vanno verso Gesù: è una delegazione ufficiale.

Sei Tu l’atteso?”. L’espressione va letta alla luce di quanto è detto al capitolo tre di Luca, quando il Battista annuncia la venuta di uno più forte. Altro: dice la qualità. Dobbiamo aspettare un messia di qualità diversa. Il messianismo di Gesù pone degli interrogativi, tanto che ci aspettiamo qualcuno che ha dei connotati diversi. Che cosa si aspettava Giovanni Battista?

Se leggiamo 3,16 si dice: “Viene colui che è più forte di me. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco… brucerà la paglia con fuoco inestinguibile”. Avrà i connotati del giudice escatologico. Luca già nell’esordio del ministero pubblico di Gesù aveva dato un taglio diverso alla predicazione di Gesù. Isaia 61,1-2: la citazione si blocca quando il testo parla di vendetta. Gesù vuole che si insinui nel cuore degli uditori l’anno di grazia del Signore e non parole di vendetta. Il ministero di Gesù sarà un ministero in mezzo ai poveri, gli oppressi. Se vogliamo accogliere Gesù come l’atteso dobbiamo metterci in questa linea che sta tracciando Luca.

Lc sottolinea prima di tutto il fatto: in quello stesso momento Gesù compie dei segni. Diverso è Matteo. All’inizio degli Atti degli Apostoli si dice che Gesù fece e insegnò. Il fatto precede l’insegnamento e diventa esplicitazione del fatto compiuto. L’esperienza cristiana pone in essere dei fatti, cambia la condizione dell’uomo e per questo l’insegnamento è autorevole. La gente vede Gesù che attraverso la Parola libera. Questo insegnamento è autentico perché scaturisce da fatti. È importante il vedere. La testimonianza non può essere ridotta ad una comunicazione di parole.

“Andate e riferite a Giovanni ciò che avete visto e udito”: prima c’è il vedere. Vien ribaltata la posizione veterotestamentaria. Il contenitore di tutto ciò che precede: ai poveri è annunciata la buona notizia. Le guarigioni sono i segni della predilezione di Gesù per i poveri. Queste sono le cose di cui è informato Giovanni Battista. Il Battista è un uomo profondamente spirituale. È il più grande tra i nati di donna. Eppure, quest’uomo profondamente spirituale rimane sconcertato da un messianismo normale, non contrassegnato dalle caratteristiche attese dal popolo. Anche per noi c’è l’insidia di non riconoscere più il messia, di essere turbati, sconcertati. Anche per noi può accadere di riconoscerlo più quel Gesù incontrato all’inizio del nostro cammino.

Rischio del dubbio e dell’incertezza. Rischiamo di assumere un servizio che non ha nulla a vedere con il ministero di Gesù. Come può accadere che a uomini così santi si arrivi a questi dubbi? C’è una pagina di Soloviev che è illuminante. I fondamenti spirituali della vita. Qui commenta le tentazioni di Gesù. L’inganno della tentazione: fa prendere l’inizio per un termine raggiunto e considerare lo sbocciare della vita spirituale come una sua perfezione. L’inganno è far credere che la vita spirituale ci sia data di colpo e non pensare al lavoro interiore e il compimento esteriore. C’è il germe di una vita nuova della grazia e il resto della vita anteriore. Lo scopo della tentazione è di servirsi del dono dello Spirito come a una maschera e giustificare le vecchie passioni. Nonostante siamo in Dio, in noi rimane qualcosa che non è da Dio e non è il bene. Occorre imparare a non giustificare i vizi con la nostra qualità di uomini spirituali. Arriva il momento che l’uomo spirituale si ferma e non procede. Rischio di fermarsi e non crescere più. Ciò si vede nei momenti di cambiamento. Occorre capire la dinamica della tentazione. Il nemico ci tenta con un bene apparente e farà leva sul bene che abbiamo fatto per impedire di farne altro. Difficoltà di mantenere aperta la vita spirituale, che consiste nel mantenere aperta la porta alla grazia, affinché lo Spirito Santo possa operare.  Rischio di divenire dei praticanti non credenti.

C’è un’altra domanda. Giovanni Battista sembra affermare che il messia non sia proprio quello che ci si aspettava. Cfr. Giona 4. Giona è fuggito perché sa che Dio è misericordioso. Del Dio misericordioso non ci si può fidare. Giona non vuole esser profeta del Dio di misericordia. Ciò non significa annacquare il Vangelo. Il tema della misericordia è legato alla consapevolezza che ciò che l’uomo non può togliersi lo può fare Dio. Anche se il cuore rimprovera qualcosa, Dio è più grande.

Bonhoeffer, La vita comune. Ci dimentichiamo di ringraziare per i piccoli doni quotidiani. Come può Dio affidarci grandi cose se non siamo capaci di ringraziare per il piccolo? Un pastore non deve lamentarsi della sua comunità neppure davanti a Dio. Ci è chiesto di essere presbiteri, di essere laici e laiche secondo lo stile misericordioso di Gesù.

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