Mons. Giacomo Morandi
[appunti di Paolo Cugini non rivisti dall'autore]
È
una domanda che può sembrare sorprendente, al punto che è ripetuta due volte. La
ripetizione non è mai casuale, vuole dire che c’è qualcosa che preoccupa.
Questa domanda è posta dal Battista quando fu informato di tutte “queste cose”.
Ciò che precede il testo è importante e sottolinea la
compassione, la misericordia di Gesù. Se andiamo a leggere i capitoli
precedenti vediamo le beatitudini, Gesù che pranza con i peccatori, la
guarigione del servo di un centurione, le discussioni sul digiuno, i discorsi
sul sabato. Queste cose sono da leggersi come qualcosa di originale del
messaggio di Gesù, che scompagina le attese. Ci sono due discepoli che vanno
verso Gesù: è una delegazione ufficiale.
“Sei
Tu l’atteso?”. L’espressione va letta alla luce di quanto è detto al capitolo tre di Luca,
quando il Battista annuncia la venuta di uno più forte. Altro: dice la qualità.
Dobbiamo aspettare un messia di qualità diversa. Il messianismo di Gesù pone
degli interrogativi, tanto che ci aspettiamo qualcuno che ha dei connotati
diversi. Che cosa si aspettava Giovanni Battista?
Se
leggiamo 3,16 si dice: “Viene colui che è più forte di me. Egli vi battezzerà
in Spirito Santo e fuoco… brucerà la paglia con fuoco inestinguibile”. Avrà i
connotati del giudice escatologico. Luca già nell’esordio del ministero
pubblico di Gesù aveva dato un taglio diverso alla predicazione di Gesù. Isaia
61,1-2: la citazione si blocca quando il testo parla di vendetta. Gesù vuole
che si insinui nel cuore degli uditori l’anno di grazia del Signore e non
parole di vendetta. Il ministero di Gesù sarà un ministero in mezzo ai poveri,
gli oppressi. Se vogliamo accogliere Gesù come l’atteso dobbiamo metterci in
questa linea che sta tracciando Luca.
Lc
sottolinea prima di tutto il fatto: in quello stesso momento Gesù compie dei
segni. Diverso è Matteo. All’inizio degli Atti degli Apostoli si dice che Gesù
fece e insegnò. Il fatto precede l’insegnamento e diventa esplicitazione del
fatto compiuto. L’esperienza cristiana pone in essere dei fatti, cambia la
condizione dell’uomo e per questo l’insegnamento è autorevole. La gente vede
Gesù che attraverso la Parola libera. Questo insegnamento è autentico perché
scaturisce da fatti. È importante il vedere. La testimonianza non può essere
ridotta ad una comunicazione di parole.
“Andate
e riferite a Giovanni ciò che avete visto e udito”: prima c’è il vedere. Vien
ribaltata la posizione veterotestamentaria. Il contenitore di tutto ciò che
precede: ai poveri è annunciata la buona notizia. Le guarigioni sono i segni
della predilezione di Gesù per i poveri. Queste sono le cose di cui è informato
Giovanni Battista. Il Battista è un uomo profondamente spirituale. È il più
grande tra i nati di donna. Eppure, quest’uomo profondamente spirituale rimane
sconcertato da un messianismo normale, non contrassegnato dalle caratteristiche
attese dal popolo. Anche per noi c’è l’insidia di non riconoscere più il
messia, di essere turbati, sconcertati. Anche per noi può accadere di
riconoscerlo più quel Gesù incontrato all’inizio del nostro cammino.
Rischio
del dubbio e dell’incertezza. Rischiamo di assumere un servizio che non ha nulla a vedere con il ministero di Gesù. Come può accadere che a uomini così
santi si arrivi a questi dubbi? C’è una pagina di Soloviev che è
illuminante. I fondamenti spirituali della vita. Qui commenta le
tentazioni di Gesù. L’inganno della tentazione: fa prendere l’inizio per un
termine raggiunto e considerare lo sbocciare della vita spirituale come una sua
perfezione. L’inganno è far credere che la vita spirituale ci sia data di colpo
e non pensare al lavoro interiore e il compimento esteriore. C’è il germe di
una vita nuova della grazia e il resto della vita anteriore. Lo scopo della
tentazione è di servirsi del dono dello Spirito come a una maschera e giustificare
le vecchie passioni. Nonostante siamo in Dio, in noi rimane qualcosa che non è
da Dio e non è il bene. Occorre imparare a non giustificare i vizi con la
nostra qualità di uomini spirituali. Arriva il momento che l’uomo spirituale si
ferma e non procede. Rischio di fermarsi e non crescere più. Ciò si vede nei
momenti di cambiamento. Occorre capire la dinamica della tentazione. Il nemico
ci tenta con un bene apparente e farà leva sul bene che abbiamo fatto per
impedire di farne altro. Difficoltà di mantenere aperta la vita spirituale, che
consiste nel mantenere aperta la porta alla grazia, affinché lo Spirito Santo
possa operare. Rischio di divenire dei
praticanti non credenti.
C’è
un’altra domanda. Giovanni Battista sembra affermare che il messia non sia
proprio quello che ci si aspettava. Cfr. Giona 4. Giona è fuggito perché sa che
Dio è misericordioso. Del Dio misericordioso non ci si può fidare. Giona non
vuole esser profeta del Dio di misericordia. Ciò non significa annacquare il
Vangelo. Il tema della misericordia è legato alla consapevolezza che ciò che
l’uomo non può togliersi lo può fare Dio. Anche se il cuore rimprovera
qualcosa, Dio è più grande.
Bonhoeffer,
La vita comune. Ci dimentichiamo di ringraziare per i piccoli doni
quotidiani. Come può Dio affidarci grandi cose se non siamo capaci di
ringraziare per il piccolo? Un pastore non deve lamentarsi della sua comunità
neppure davanti a Dio. Ci è chiesto di essere presbiteri, di essere laici e
laiche secondo lo stile misericordioso di Gesù.
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