sabato 11 marzo 2023

OMELIA STAZIONE QUARESIMALE ZONALE

 



VENERDI 10 MARZO 2023 – DODICI MORELLI

Paolo Cugini

 

Il tempo di quaresima è un cammino verso la luce manifestata dalla resurrezione di Cristo, verso la vita nuova che si manifesta nella Pasqua. Questa luce desidera trovare spazio dentro di noi per permettere allo Spirito Santo di formare in noi i tratti dell’umanità di Gesù. Interessante è il cammino che la letture ci hanno proposto durante questa seconda settimana di quaresima. Ogni giorno le letture ci hanno presentato una caratteristica dell’umanità di Gesù che la luce di Pasqua dovrebbe formare in noi: misericordia, umiltà, servizio, povertà evangelica: proprio un bell’itinerario! Oggi, le letture ci pongono dinanzi ad una delle modalità che caratterizzano lo stile di Dio quando entra nella storia degli uomini e delle donne. Vediamo di cosa si tratta.

“La pietra che i costruttori hanno scartato
è diventata la pietra d’angolo;
questo è stato fatto dal Signore
ed è una meraviglia ai nostri occhi
(Sal 118,22).

Questo brano del salmo 118 è citato da Gesù nel Vangelo di oggi e rivela una della caratteristiche che Dio utilizza per realizzare le sue opere: si serve delle pietre di scarto. Gesù è senza dubbio la pietra di scarto, che gli ebrei hanno scartato e che il Padre ha, per così dire, utilizzato per costruire. Questa modalità non è presente solo in Gesù, ma la troviamo in altre situazioni della storia della salvezza. La prima lettura, infatti, ci ha mostrato l’esempio di Giuseppe, figlio di Giacobbe che viene venduto come schiavo dai suoi fratelli per divenire la personalità più importante dell’Egitto dopo il re. Lo stesso stile lo si legge nella storia del re Davide, il più piccolo dei fratelli e proprio lui scelto per divenire il re d’Israele. Anche nella storia di Ester troviamo un percorso simile. Da piccola fanciulla del popolo d’Israele messo al bando dal re Assuero ne diviene la sua sposa e regina. Che dire poi di Rab la prostituta, che diviene colei che permette al popolo d’Israele di salvarsi, perché aiutò, a rischio della sua vita e di quella della sua famiglia, due spie israelite dando loro alloggio nella sua casa ed assistendole fino alla loro fuga. Successivamente, secondo il Vangelo di Matteo, sposò Salmon, diventando antenata di Davide, o Giosuè stesso, secondo alcune fonti rabbiniche. Altre figure bibliche confermano questo particolare modo di agire di Dio. A noi spetta interrogarci sul senso di una tale scelta: perché Dio utilizza le pietre di scarto per costruire il suo regno?

La stessa vita di Gesù può essere letta nel segno dello scarto. Dalla nascita alla morte è sempre stato scartato. È dovuto nascere in una mangiatoia perché non c’era posto per la sua famiglia nelle case della città (Lc 2,7). Nel primo atto pubblico narrato nel vangelo di Luca, viene buttato fuori dalla sinagoga con l’intenzione di gettarlo giù dal precipizio del monte (Lc 4, 29). Nel vangelo di Marco, dopo uno dei primi miracoli realizzato nel giorno di sabato, i farisei, assieme agli erodiani, decidono di farlo morire (Mc 3,6). Tutta la vita di Gesù è avvolta nel mistero del rifiuto che il mondo esercita nei suoi confronti. Un mistero che, a dire il vero, era stato annunciato dai profeti (cfr. Is 53), ma che quando si realizza negli eventi della storia, lascia sbigottiti. Lo stesso Gesù, comunque, nella pagina di Matteo in cui parla del giudizio finale (Mt 25,32s), non s’identifica con i potenti della terra, con coloro che hanno ricchezze, fama, ma con i poveri, i carcerati, gli affamati, gli assettati, in altre parole: gli scartati, gli esclusi. Lo Spirito Santo che riceviamo nei sacramenti o quando lo invochiamo, è lo Spirito dello scartato, dell’escluso: chi lo accoglie partecipa anche lui, insieme a Gesù, a questa esclusione.

È importante seguire questo filone di riflessione per capire dove cercare la presenza del risorto nella nostra vita quotidiana. Senza dubbio, non si trova nei palazzi dei re, non si trova, cioè, dove siamo soliti cercarlo, dove l’abitudine, forgiata dalla cultura dominante, ci induce a cercarlo. È più facile trovarlo rovistando tra gli scartati della storia, tra quelle categorie di persone che la storia sistematicamente mette alla porta. C’è stata l’epoca in cui gli scartati erano i portatori di handicap, e poi i lebbrosi che venivano relegati in luoghi fuori dalla città. Gli schiavi, una presenza strana che incontriamo in molte epoche e in diverse zone geografiche, erano considerati persone di seconda categoria. All’epoca della colonizzazione delle Americhe da parte dei paesi europei, gli scartati sono stati prima gli africani, strappati dalle loro terre di origine per essere trapiantati sul suolo africano esclusivamente per servizi di schiavitù; e poi gli indios, per i quali è dovuto intervenire il Papa con un documento ufficiale, per dimostrare che anch’essi avevano un’anima e interrompere, in questo modo, la carneficina messa in atto da parte di spagnoli e portoghesi.  Affamati, sbandati, ubriaconi, persone senza dimora: in tutte le epoche sono stati considerati degli scarti.

Oggi, a mio modo di vedere, le pietre scartate dalla società sono gli stranieri che arrivano con i barconi e, soprattutto, gli omosessuali, le lesbiche, i transessuali. Sono loro gli esclusi, non solo dalla società, ma anche da quella entità che dell’accoglienza dovrebbe fare il suo marchio di riconoscimento: la Chiesa. Se vogliamo incontrare il risorto è da loro che dobbiamo andare, da loro che portano sulla pelle i segni dell’esclusione, della marginalizzazione, dello scarto.


Nessun commento:

Posta un commento