VENERDI
10 MARZO 2023 – DODICI MORELLI
Paolo
Cugini
Il
tempo di quaresima è un cammino verso la luce manifestata dalla resurrezione di
Cristo, verso la vita nuova che si manifesta nella Pasqua. Questa luce desidera
trovare spazio dentro di noi per permettere allo Spirito Santo di formare in
noi i tratti dell’umanità di Gesù. Interessante è il cammino che la letture ci
hanno proposto durante questa seconda settimana di quaresima. Ogni giorno le
letture ci hanno presentato una caratteristica dell’umanità di Gesù che la luce
di Pasqua dovrebbe formare in noi: misericordia, umiltà, servizio, povertà
evangelica: proprio un bell’itinerario! Oggi, le letture ci pongono dinanzi ad
una delle modalità che caratterizzano lo stile di Dio quando entra nella storia
degli uomini e delle donne. Vediamo di cosa si tratta.
“La pietra che i costruttori hanno
scartato
è diventata la pietra d’angolo;
questo è stato fatto dal Signore
ed è una meraviglia ai nostri occhi (Sal 118,22).
Questo
brano del salmo 118 è citato da Gesù nel Vangelo di oggi e rivela una della
caratteristiche che Dio utilizza per realizzare le sue opere: si serve delle
pietre di scarto. Gesù è senza dubbio la pietra di scarto, che gli ebrei hanno
scartato e che il Padre ha, per così dire, utilizzato per costruire. Questa
modalità non è presente solo in Gesù, ma la troviamo in altre situazioni della
storia della salvezza. La prima lettura, infatti, ci ha mostrato l’esempio di
Giuseppe, figlio di Giacobbe che viene venduto come schiavo dai suoi fratelli
per divenire la personalità più importante dell’Egitto dopo il re. Lo stesso
stile lo si legge nella storia del re Davide, il più piccolo dei fratelli e
proprio lui scelto per divenire il re d’Israele. Anche nella storia di Ester
troviamo un percorso simile. Da piccola fanciulla del popolo d’Israele messo al
bando dal re Assuero ne diviene la sua sposa e regina. Che dire poi di Rab la prostituta,
che diviene colei che permette al popolo d’Israele di salvarsi, perché aiutò, a
rischio della sua vita e di quella della sua famiglia, due spie israelite dando
loro alloggio nella sua casa ed assistendole fino alla loro fuga.
Successivamente, secondo il Vangelo di Matteo, sposò Salmon, diventando
antenata di Davide, o Giosuè stesso, secondo alcune fonti rabbiniche. Altre
figure bibliche confermano questo particolare modo di agire di Dio. A noi
spetta interrogarci sul senso di una tale scelta: perché Dio utilizza le pietre
di scarto per costruire il suo regno?
La stessa vita di Gesù può essere letta nel segno
dello scarto. Dalla nascita alla morte è sempre stato scartato. È dovuto
nascere in una mangiatoia perché non c’era posto per la sua famiglia nelle case
della città (Lc 2,7). Nel primo atto pubblico narrato nel vangelo di Luca,
viene buttato fuori dalla sinagoga con l’intenzione di gettarlo giù dal
precipizio del monte (Lc 4, 29). Nel vangelo di Marco, dopo uno dei primi
miracoli realizzato nel giorno di sabato, i farisei, assieme agli erodiani,
decidono di farlo morire (Mc 3,6). Tutta la vita di Gesù è avvolta nel mistero
del rifiuto che il mondo esercita nei suoi confronti. Un mistero che, a dire il
vero, era stato annunciato dai profeti (cfr. Is 53), ma che quando si realizza
negli eventi della storia, lascia sbigottiti. Lo stesso Gesù, comunque, nella
pagina di Matteo in cui parla del giudizio finale (Mt 25,32s), non s’identifica
con i potenti della terra, con coloro che hanno ricchezze, fama, ma con i
poveri, i carcerati, gli affamati, gli assettati, in altre parole: gli
scartati, gli esclusi. Lo Spirito Santo che riceviamo nei sacramenti o quando
lo invochiamo, è lo Spirito dello scartato, dell’escluso: chi lo accoglie
partecipa anche lui, insieme a Gesù, a questa esclusione.
È importante seguire questo filone di riflessione per
capire dove cercare la presenza del risorto nella nostra vita quotidiana. Senza
dubbio, non si trova nei palazzi dei re, non si trova, cioè, dove siamo soliti
cercarlo, dove l’abitudine, forgiata dalla cultura dominante, ci induce a
cercarlo. È più facile trovarlo rovistando tra gli scartati della storia, tra
quelle categorie di persone che la storia sistematicamente mette alla porta.
C’è stata l’epoca in cui gli scartati erano i portatori di handicap, e poi i
lebbrosi che venivano relegati in luoghi fuori dalla città. Gli schiavi, una
presenza strana che incontriamo in molte epoche e in diverse zone geografiche,
erano considerati persone di seconda categoria. All’epoca della colonizzazione
delle Americhe da parte dei paesi europei, gli scartati sono stati prima gli
africani, strappati dalle loro terre di origine per essere trapiantati sul
suolo africano esclusivamente per servizi di schiavitù; e poi gli indios, per i
quali è dovuto intervenire il Papa con un documento ufficiale, per dimostrare
che anch’essi avevano un’anima e interrompere, in questo modo, la carneficina
messa in atto da parte di spagnoli e portoghesi. Affamati, sbandati,
ubriaconi, persone senza dimora: in tutte le epoche sono stati considerati
degli scarti.
Oggi, a mio modo di vedere, le pietre scartate dalla società sono gli stranieri che arrivano con i barconi e, soprattutto, gli omosessuali, le lesbiche, i transessuali. Sono loro gli esclusi, non solo dalla società, ma anche da quella entità che dell’accoglienza dovrebbe fare il suo marchio di riconoscimento: la Chiesa. Se vogliamo incontrare il risorto è da loro che dobbiamo andare, da loro che portano sulla pelle i segni dell’esclusione, della marginalizzazione, dello scarto.
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