Non è piuttosto questo il digiuno che
voglio:
sciogliere le catene inique,
togliere i legami del giogo,
rimandare liberi gli oppressi
e spezzare ogni giogo?
Non consiste forse nel dividere il pane con l'affamato,
nell'introdurre in casa i miseri, senza tetto,
nel vestire uno che vedi nudo,
senza trascurare i tuoi parenti?
Allora la tua luce sorgerà come l'aurora,
la tua ferita si rimarginerà presto.
Davanti a te camminerà la tua giustizia,
la gloria del Signore ti seguirà.
Allora invocherai e il Signore ti risponderà,
implorerai aiuto ed egli dirà: "Eccomi!"». (Is
58),
Parole di Isaia contro la ritualità e la liturgia fine a se
stessa, che non ha una ricaduta sulla vita quotidiana. Quello che celebriamo
nel tempio si deve vedere sulla piazza. Celebriamo, infatti, la vita nuova che si
è manifestata in Gesù e che ricordiamo nell’eucarestia. Questa stessa vita che
assimiliamo nella Parola e nel cibo del suo corpo e del suo sangue, ci conduce
a vivere come Lui e di Lui. Tutto ciò significa che c’è una liturgia che non
funziona, ma che è nociva; c’è tutta una religione e dei riti che invece di
produrre cammini di vita nuova, producono cammini di morte, perché sono a
servizio dell’egoismo umano e del suo orgoglio.
Lo spezzare il pane eucaristico divine visibile nella
condivisione con i più poveri: è questo il senso dell’eucaristia. La libertà di
Gesù che celebriamo nei sacramenti diviene reale quando ci sforziamo di spezzare
i gioghi degli oppressi, ci impegniamo ad aiutare le persone che vivono situazioni
di schiavitù. Quaresima, allora, come tempo per liberarci una volta per tutto
dal gioco sottile e perverso della falsa religione, fatta di ipocrisie, ma che
lentamente ci svuota. Liberarci dalla falsa religione per poter vivere in modo libero
e sereno un nuovo rapporto con il Signore della vita, che si è donato per amore
e ci invita anche noi a fare della nostra vita una storia d’amore e di libertà.
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