DOMENICA XXV/B
Paolo
Cugini
Coloro che s’incontrano attorno alla mensa del Signore
nel giorno di domenica, sono coloro che stanno orientando la propria vita sui
suoi insegnamenti. Del resto, come ci dice l’apostolo Paolo, la fede in Gesù
dipende proprio dall’ascolto della sua parola, che non parla semplicemente di
cose passate, ma che, attraverso l’azione dello Spirito Santo che, come ci
ricorda il Concilio Vaticano II (DV,5), muove interiormente il cuore verso Dio,
affinché possiamo comprendere e vivere la Parola di Gesù. Per questo alla domenica,
il giorno del Signore, ascoltiamo il Vangelo, per comprenderlo, interiorizzarlo
e vivere durante la settimana conforme a ciò che abbiamo ascoltato. Che cosa,
allora, ci dice il Vangelo di oggi?
Insegnava ai suoi discepoli e diceva loro: «Il
Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma,
una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerà». Essi però non capivano queste
parole e avevano timore di interrogarlo.
Gesù
condivide con i suoi discepoli quello che lui sta intravedendo come esito del
suo cammino verso Gerusalemme. I farisei e i capi religiosi di Israele non
accettano il suo insegnamento, il suo modo d’interpretare la Legge mosaica e
capisce che, continuando di questo passo, non potrà fuggire dalla morte. Esito
molto differente dalle aspettative dei suoi discepoli, he si aspettavano in
Gesù il messia atteso nella forma del liberatore dall’oppressore. Per questo
Marco dice che non capivano, cioè non volevano capire, non volevano accettare le
parole di Gesù che distruggevano le loro prospettive umane. Da una parte, dunque,
c’è quello che Gesù è ed è venuta a manifestare; dall’altra il mondo delle
nostre aspettative, delle nostre motivazioni. Per seguire Gesù sul cammino
della vita autentica, occorre darsi tempo per ascoltarsi in profondità e fare
chiarezza, eliminando progressivamente tutto ciò che non ci permette di
cogliere in profondità il senso della proposta di Gesù.
Giunsero
a Cafarnao.
Quando fu in casa, chiese loro: «Di che cosa stavate discutendo per la strada?».
Ed essi tacevano. Per la strada infatti avevano discusso tra loro chi fosse più
grande.
È interessante l’annotazione che Marco continua a
sottolineare nei momenti in cui i discepoli manifestano chiaramente quelle che
sono le loro aspettative. Dice, infatti il testo, che i discepoli sono sulla
strada. Ancora una volta il riferimento che è all’orizzonte, è la parola del
seminatore e dei quattro tipi di terreno su cui cadono i chicchi di grano. La
strada è il luogo in cui i semi caduti vengono mangiati subito dagli uccelli. C’è
un modo di seguire il Signore che non porta a nulla, a nessuna differenza. Sino
a quando non ci diamo il tempo di meditare, interiorizzare la parola ascoltata,
continuiamo a frequentare la chiesa con la nostra mentalità, le nostre logiche,
senza permettere alla Parola di Gesù di trasformarle, senza permettere alla
nostra coscienza che venga a formarsi il pensiero del Signore, per poi agire di
conseguenza.
Sedutosi, chiamò i
Dodici e disse loro: «Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il
servitore di tutti». E, preso un bambino, lo pose in mezzo
a loro e, abbracciandolo, disse loro: «Chi accoglie uno solo di questi bambini
nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi
ha mandato».
Gesù si siede. Non ci vuole fretta. Gesù sa
benissimo la difficolta che i discepoli incontrano per assimilare uno stile di
vita totalmente nuovo, un modo radicalmente nuovo di pensare. Infatti, se nelle
logiche del mondo vale chi è più forte e chi diventa più importante a qualunque
prezzo, generando una società di persone diseguali, con la conseguenza di una
società di tante persone escluse e marginalizzate, non è così nella proposta di
Gesù. E, preso un bambino,
lo pose in mezzo a loro. Dalle narrazioni pasquali sappiamo molto
bene che il centro è il luogo di Gesù nella comunità, affinché tutti possano
avere accesso a Lui in modo eguale. Ebbene, quando la comunità pone al centro i
bambini che, in senso figurato sono coloro che non hanno ancora sviluppato
delle dinamiche di rivalità, significa che al centro della comunità c’è Gesù. Accogliere
Lui nei fratelli e nelle sorelle piccole e piccoli significa accogliere il Padre.
Quelle pronunciate da Gesù non sono delle semplici parole del passato, ma l’indicazione
di uno stile di vita che rende presente Dio e, quando ciò avviene, il mondo ha
la possibilità di vedere e di credere.
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