Paolo Cugini
Gli umili si rallegreranno di nuovo nel Signore,
i più poveri gioiranno nel Santo d'Israele.
Perché il tiranno non sarà più, sparirà l'arrogante,
saranno eliminati quanti tramano iniquità,
quanti con la parola rendono colpevoli gli altri,
quanti alla porta tendono tranelli al giudice
e rovinano il giusto per un nulla (Is 29,19s).
Tempo di avvento, tempo di speranza: speranza per cosa? Ce lo suggerisce il profeta Isaia, che esprime il desiderio dell’umanità afflitta, che anela ad un mondo di giustizia, in cui non ci saranno più tiranni che maltrattano i poveri. C’è sete di giustizia nei poveri, perché è dura passare la vita umiliati, maltrattati dagli arroganti di turno. I versetti di Isaia esprimono la conoscenza e l’esperienza di una malvagità che pensa il male, pensa inganni e come rovinare il giusto. È terribile quando nella nostra vita incontriamo persone così, senza scrupoli. Isaia ci ricorda che, nonostante tutto, c’è speranza, vale la pena aspettare e lottare per un mondo più giusto. È come se ci fosse un equilibrio spezzato, che lentamente si ricompone.
Abitare il disequilibrio provocato dall’arroganza dell’uomo è il segno di una grande spiritualità. Abitare le contraddizioni, resistere nelle situazioni di ingiustizia, non permettere al male di attingere l’anima: è questo il senso di una vita che coltiva l’interiorità, che fa spazio alla luce dello Spirito. Infine, è proprio questo il senso profondo della spiritualità dell’avvento che incontriamo nei brani del profeta Isaia di questi giorni.
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