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sabato 10 agosto 2024

II Domenica di Natale C

 




(Sir 24,1-4.8-12; Sal 147; Ef 1,3-6.15-18; Gv 1,1-18)

 

 

 

Bisogna pur apprendere ad ascoltare, per non correre il rischio d’inventare sempre, di distorcere le parole e, si sa, le parole pesano, soprattutto quando sono rivelate, quando vengono da un’altra parte. E allora a Natale, il giorno del presepio, il giorno della pace dell’anima, della pace dei cuori, della pace degli uomini e delle donne, dove tutti siamo più buoni, più felici, dove i bambini sono al centro dell’attenzione, Lui, il grande sconosciuto, entra nella storia, nella nostra storia felice, piena di sentimenti buoni, ricolma di quei sentimenti, che ti fanno pensare che la religione in fin dei conti s’identifichi con un sentimento, il grande sentimento universale di bontà.

In principio era il Verbo,
e il Verbo era presso Dio
e il Verbo era Dio (Gv 1,1).

E allora entri TU e ci dici che sei il Logos, il pensiero e non il sentimento, la ragione e non la devozione, l’argomentazione e non la magia. Che sorpresa! Che spaventosa e grande sorpresa! Perché se sono abituato ad aspettarmi quello che da secoli mi hanno insegnato, ci hanno insegnato e cioè che tu sei sentimento, che tu sei miracolo, che tu sei la soluzione di tutti i mali, non riesco ad ascoltare la tua Parola, non riesco a cogliere la grande differenza di come ti poni nella storia, non riesco a capire che cosa stai dicendo. E allora proprio oggi che è Natale, che siamo tutti così felici, che ci aspetteremmo delle parole come sempre, delle parole uguali, delle parole soprattutto che non ci disturbino, che non ci inquietino, che non ci facciano pensare, Tu arrivi con questa del Logos, tu ci fai la sorpresa del Logos, che nessuno capisce non solo perché è greco, ma perché non è quello che avremmo voluto sentire, quello che il popolo avrebbe voluto sentire.

In lui era la vita
e la vita era la luce degli uomini (Gv 1, 4).

Avremmo voluto sentire che tu eri Pathos, e invece ci dici che sei il Logos e così ci spiazzi, ci confondi le idee. Anzi diciamo subito che le confondi solo a chi pone attenzione a questo scherzetto, perché per poter essere turbati bisogna essere attenti, bisogna porre attenzione alle parole. E allora tutti si aspettavano Pathos, perché la religione è da sempre identificata con il sentimento, perché l’uomo religioso, perché la donna religiosa sin da secoli memorabili sono persone dai forti sentimenti religiosi. Mai si era sentito parlare che per avvicinarsi a Dio ci voleva la ragione, il Logos, il pensiero, l’argomentazione. E invece vieni Tu e ti riveli come il Logos e ci parli, e ci mostri che in questo Logos c’è la vita. E allora ti dobbiamo ascoltare, ti dobbiamo seguire. Per questo tutti quelli che si sono fermati allo stadio puramente mentale – anche se sono stati bravi, dobbiamo ammetterlo, perché hanno avuto l’umiltà di ascoltarti, hanno avuto il coraggio di spostarsi dal lato sentimentale a quello razionale – si sono persi nel labirinto dei pensieri astratti che, in questo modo, sono diventati vani, svuotando la forza del Logos.

E il Verbo si fece carne
e venne ad abitare in mezzo a noi (Gv 1,14).

 Perché il Logos si manifesta nella vita e, senza la vita, rimane lettera morta, vuota. Di che vita si tratta? Che vita ispira il pensiero di Dio? È la sete di giustizia, il desiderio di amare tutti, di non escludere nessuno. È la vita condivisa soprattutto con chi non ha nulla, è la ricerca costante di cammini di pace e di comunione, il desiderio di vedere il mondo riconciliato. È quella vita che si rende visibile nelle relazioni, perché Lui si è fatto carne, è diventato uno di noi, nostro amico, nostro fratello, che trasmette un pensiero che, in realtà, è uno stile di vita, un modo di essere e stare nel mondo.

Ho posto le radici in mezzo a un popolo glorioso,
nella porzione del Signore è la mia eredità,
nell'assemblea dei santi ho preso dimora (Sir 24,12).

Ce lo ha ricordato anche il libro del Siracide nella prima lettura: c’è un desiderio immenso del Mistero di Dio di entrare nella storia degli uomini e delle donne, al punto di desiderare di porre la sua tenda in mezzo a noi. Ebbene, questa tenda è Gesù, che è in mezzo a noi per comunicare vita. È questa vita che diventa luce nel mondo e che attrae, anche se allo stesso tempo provoca tensioni, contrasti chiusure. È normale. Ce lo ricorda anche Isaia nella messa del giorno di Natale (Is 9, 1s). Chi siamo, infatti? Siamo un popolo che cammina nelle tenebre e che una volta visitati dalla luce resistiamo, chiudiamo gli occhi. E, allora, spalanchiamo gli occhi, apriamoci alla luce di Cristo, per essere segno nel mondo della vita vera, per divenire con Cristo, portatori di giustizia e di pace.

 

 

lunedì 20 dicembre 2021

OMELIA DI NATALE 2021

 




Paolo Cugini

 

Per chi ha seguito il percorso proposto durante l’avvento dalle letture del giorno, Il Natale non può un che essere un messaggio di gioia. La speranza annunciata continuamente dalla Parola di un evento capace di riempire di pienezza l’umanità si è realizzato: c’è gioia grande sulla terra! Facciamo nostre, allora, le parole del profeta Isaia che dice: “Come sono belli sui monti i piedi del messaggero che annuncia la pace, del messaggero di buone notizie che annuncia la salvezza” (Is 52, 7). Colui che ha vissuto nell’attesa di una parola capace di dare una risposta alle proprie inquietudini, un senso al proprio cammino, una pienezza al vuoto interiore, non può che gridare di gioia percependo la realtà dell’evento: c’è un salvatore!

Dio, che molte volte e in diversi modi nei tempi antichi aveva parlato ai padri per mezzo dei profeti, ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio, che ha stabilito erede di tutte le cose e mediante il quale ha fatto anche il mondo (Eb 1,1-2).

La lettera agli ebrei ci ricorda un dato sul quale abbiamo lavorato nel tempo di avvento, vale a dire, che la salvezza viene da lontano, non è un dato improvvisato, ma è frutto di un progetto, di un pensiero, di una volontà che esprime libertà e amore. Tradotto in un linguaggio comprensibile, questo discorso significa che la venuta del Salvatore non ha nulla d’improvvisato, non è un evento accaduto per caso, ma è stato voluto, pensato, ina altre parole, è frutto dell’amore del Padre. Un primo significato del Natale in questa prospettiva vuole dire che ogni intervento di liberazione, ogni azione che intende produrre salvezza per gli altri, esige tutti questi ingredienti che il Padre ha messa nell’evento del Figlio: amore, pazienza, intelligenza, libertà.

 

In principio era il Verbo e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era, in principio, presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste (Gv 1,1-2).

Tutto questo diventa vero nella descrizione che il Vangelo di Giovanni fa del mistero di Gesù. Se chi ascolta questi versetti ha un po' di sensibilità biblica si rende subito conto che Giovanni sembra volere correggere Genesi. Anche perché il redattore del libro della Genesi non aveva la più pallida idea di chi fosse, in realtà, il messia. Nessuno dei profeti dell’Antico Testamento, infatti, aveva mai identificato il futuro messia con il Figlio di Dio, cioè con Dio stesso. Ci era andato vicino Daniele, quando annunciava la venuta del Figlio dell’uomo e cioè di qualcuno che andava al di là dell’umano. Ecco perché Giovanni, nel prologo del suo Vangelo, avendo conosciuto da vicino il Signore in vita e poi morto e risorto, modifica leggermente le prime parole della pagina che narra la creazione dicendo che, in realtà, Dio non ha creato la terra, il cielo e il mare così, in modo immediato, ma attraverso il logos (verbo). Infatti, tutto è stato fatto per mezzo di Lui. Del resto lo aveva già intuito anche Paolo quando nella lettera ai Colossesi afferma: Egli è prima di ogni cosa e tutte le cose sussistono in lui (Col 1,17). Questo discorso è molto importante perché ci fa capire in che senso il Natale ci riguarda. Colui, infatti, che è venuto al mondo, Gesù Cristo, rivela all’umanità, ad ogni uomo e ad ogni donna il significato profondo della sua identità. Se tutto è stato fatto per mezzo di lui e tutto sussiste in Lui, dentro questo tutto c’è anche la mia umanità, la mia persona. In altre parole, è guardando a Lui che possiamo capire il senso della nostra vita, possiamo comprendere il perché siamo venuti al mondo e la direzione del cammino che dovremmo prendere.

Ormai la società ha riempito di tanti significati il Natale non sempre è facile recuperare quello autentico. Per questo la parola di Dio viene in nostro aiuto per togliere ogni dubbio. È Cristo la luce del mondo ed è solo in Lui che c’è la vita. Se volgiamo vivere una vita piena, il cammino che siamo invitati a percorrere è verso di Lui. Buon Natale