In
quel tempo, diceva Gesù: «A che cosa è simile il regno di Dio, e a che cosa lo
posso paragonare? È simile a un granello di senape, che un uomo prese e gettò
nel suo giardino; crebbe, divenne un albero e gli uccelli del cielo vennero a
fare il nido fra i suoi rami (Lc 13,18s).
Parabola
profondissima che sposta l’attenzione dall’esterno all’interno. Imparare a non
cercare la grandezza esterna, a non preoccuparsi dell’apparenza. Il Regno dei
cieli, la proposta di vita di Gesù percorre altre strade rispetto a quelle del
mondo. Gesù conduce un’esistenza terrena in cui è chiarissimo che non cerca un’affermazione
mondana, che passa attraverso l’approvazione dei potenti, la ricerca di ruoli
sociali significativi. Il senso della sua breve vita pubblica, che è durata tre
anni, è tutta realizzato al di fuori dei riflettori, molto distante dalle
stanze dei bottoni, alla ricerca dei più poveri, dei reietti della società.
Gesù ha cercato e vissuto la piccolezza del Regno, con una vita socialmente e
politicamente di basso profilo e, di conseguenza, ha inciso nella società in un
modo diverso, non dall’esterno, ma dall’interno, non cercando visibilità e
approvazione esterna, ma cercando di liberare le persone dalla schiavitù dell’apparenza.
Non
è facile il cammino che Gesù propone, ma è senza dubbio liberante. È un cammino
che richiede un costante lavoro su se stesso, un contatto costante con la
propria coscienza, che permette di respingere le seduzioni esterne, le
scorciatoie esistenziali che, in realtà, ci fanno perdere tempo e, se non si è
attenti e vigili, possono farci perdere per sempre. Cammino interiore non come
fuga, ma come possibilità reale di mantenere un contatto con la nostra
identità, cercando di valorizzare al massimo le esperienze del vissuto
quotidiano. Gesù paragona il regno dei cieli, il suo stile di vita, ad un
granello di senapa: è questa la grande novità della sua proposta. È un invito
ad uscire dalla stressante seduzione dell’apparenza, della ricerca continua
dell’approvazione del mondo e, soprattutto, dall’idea che per essere ci sia
bisogno del contare qualcosa nel palazzo dei bottoni.
Si
vive meglio e in modo più incisivo percorrendo un'altra strada, curando la
qualità delle relazioni umane, iniziando la giornata curando la propria anima,
mettendola sotto lo sguardo della Parola, nel silenzio della notte.
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