sabato 15 maggio 2021

ASCENSIONE/B

 



At 1,1-11; Sal 46; Ef 4,1-13; Mc 16,15-20

Paolo Cugini

 

    Stiamo terminando il percorso del tempo di Pasqua, un percorso ricco di spunti per il nostro cammino di fede, che non può mai essere scontato, ma che è chiamato a rinnovarsi ogni giorno, perché il Signore risorto è vivo e, di conseguenza, cammina con noi. Apprendere a pensare a Dio come un dono presente, vale a dire, non come ad un cimelio della storia, significa la disponibilità al cambiamento, per lasciarsi guidare da Lui, dove Lui vuole. Significa, anche, l’attenzione al presente, a non fossilizzarsi sulle abitudini costruite nel tempo, che possono trasformarsi in ostacolo alla sequela del Signore. È con questo spirito che possiamo interrogarci: che cosa significa l’evento dell’Ascensione del Signore al cielo? Che cosa ha da dire al nostro cammino di fede?

 “Ma cosa significa che ascese, se non che prima era disceso quaggiù sulla terra? Colui che discese è lo stesso che anche ascese al di sopra di tutti i cieli, per essere pienezza di tutte le cose(Ef 4,11).

    San Paolo, nella seconda lettura del giorno, ci ricorda un dato importante, vale a dire che il cammino di Gesù non si è fermato sulla terra, anzi. La sua vita d’amore, la sua ricerca della giustizia, il suo annuncio di pace e di uguaglianza attraverso la sua resurrezione e ascensione, è entrato per sempre nel mondo di Dio. Gesù, con il suo stile di vita inconfondibile, ha aperto un cammino che tutti possono percorrere. Gesù ha riempito d’amore tutte le cose, tutta la realtà al punto tale che ogni situazione, ogni evento che viviamo, può divenire un indizio della sua presenza. San Paolo, a questo punto, ci offre uno spunto importante nel cammino intrapreso inaugurato dalla resurrezione di Gesù, vale a dire, la ricerca d’indizi che dicono di Lui, della sua presenza. Ebbene, secondo san Paolo, Gesù ha riempito con il suo amore, con la sua vita così tanto e in modo così pieno il tempo, la storia, la realtà presente, che tutto parla di Lui, tutto indica Lui. In un certo senso è come se paolo ci dicesse che è impossibile non incontrare Gesù nella nostra vita: bisogna proprio mettercela tutta per no vederlo, per non percepire la sua presenza.

«Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo? Questo Gesù, che di mezzo a voi è stato assunto in cielo, verrà allo stesso modo in cui l'avete visto andare in cielo» (At 1,11).

 

    È la tentazione dell’uomo, della donna religiosa: guardare in alto, pensare a Dio come ad una fuga. Soprattutto, la tentazione è pensare ad un Dio distante dall’uomo e dalla donna, un Dio che bisogna implorare affinché sial lui a risolvere i nostri problemi. Il Dio, invece, che Gesù è venuto a manifestare, è un Dio presente nella stori, che non incontriamo più in cielo, perché è disceso ed è venuto ad abitare in mezzo a noi, cammino con noi, ci conosce e ci ama. Non dobbiamo più, allora cercare tra le nuvole colui che è disceso sulla terra e ci dona il suo Spirito ogni volta che lo invochiamo. È questa la stessa idea di quella espressa nei vangeli della resurrezione, quando gli angeli dicono alle donne: “perché cercate tra i morti colui che è vivo?” (Mt 28,6). Credere in Gesù e nella sua Parola, significa disponibilità a lasciarsi sconvolgere, a lasciarsi condurre verso l’incontro con il Dio che è Padre e Madre, misericordia infinita, che cammina con noi.

Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano (Mc 16,20).

 

    In questo versetto del Vangelo di oggi c’è la verità del nostro incontro con il risorto, dell’aver colto la centralità del suo messaggio, che è l’amore ai fratelli e alle sorelle. Un amore che non può rimanere rinchiuso tra le mura, ma deve uscire, essere annunciato. È la comunità che si fa annunciatrice del messaggio nuovo sconvolgente, del Dio che cammina con noi, che ci ama e c’invita ad amarci reciprocamente, invitandoci a mettere in atto gesti concreti che dicono della verità del suo incontro, della possibilità reale di una vita nuova, autentica. Gesù, entrando definitivamente nell’amore del Padre, c’invita ad essere responsabili della nostra storia di vita piena, che esige al suo interno e come verifica della validità di ciò che abbiamo sperimentato, la capacità di coinvolgere chi ci sta intorno.

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