giovedì 18 marzo 2021

DELLA DEBOLEZZA UMANA E DELLA MISTERIOSA FORZA DI GESU'

 



Non hanno tardato ad allontanarsi dalla via che io avevo loro indicato” (Ez 32, 7). L’esperienza del vitello d’oro dice molto dell’uomo e della donna. Dice della difficoltà di fondare la propria esistenza su ciò che è spirituale. C’è un’immediatezza nella vita materiale che rende più facile le cose. Eppure il popolo d'Israele aveva appena vissuto alcune esperienze fortissime dell’esperienza di Dio e della sua presenza: come hanno fatto a dimenticare tutto in così poco tempo? Viene da riflettere sulla potente forza dell’istinto di sopravvivenza, che piega la coscienza umana dove il dente batte e lo fa senza alcuno scrupolo, senza badare a nulla, anzi, asfaltando tutto. Sembra che non ci sia dimensione spirituale che tenga testa alla forza dell’istinto di sopravvivenza, alle passioni che genera, alle lotte che produce. C'è dunque una religiosità che prima di essere risposta dell'uomo e della donna a Dio, non è nient'altro che espressione di un bisogno atavico, un bisogno di risposte non trovate nella materia, un bisogno che spinge ad inventare qualcosa che possa offrire risposte. Il vitello d'oro è l'espressione della religione formata dall'uomo e dalla donna, dal loro bisogno istintivo di senso, di un significato alla vita che la pura materialità non riesce ad offrire. Leggere in questa prospettiva la storia umana di Gesù è molto illuminante. Tutto è stato piegato e continua ad essere piegato dalla materia, dalla potenza dell’istinto di sopravvivenza, tranne l’umanità di Gesù. Guardare a Lui, allora, per capire come ha fatto, scoprire il cammino che dallo spirito porta alla materia, per imparare a dominare la forza bruta dell’istino e, in questo modo, smettere di vivere da schiavi per vivere finalmente liberi.  

Altro dato interessante che emerge dal brano è il bisogno di un dio, di affidare la propria vita a qualcosa d’immateriale che protegga la vita dai pericoli. Questo brano rivela come non mai che la religione è elemento strutturale nell’uomo e nella donna. E allora, se questo è vero, com’è possibile che le nuove generazioni non sentano il bisogno di Dio? La materia, si può dire ha fatto il suo corso. C’è così tanta materialità nel mondo occidentale, c’è un’offerta così grande e ben fatta, che riesce a coprire il buco spirituale che si forma in coloro che smettono di cercare un senso alle cose. C’è tutto un vuoto esistenziale che la materia in occidente ha saputo sapientemente riempire e che lascia l’uomo e la donna inebetiti, saturi, senza più alcuna fame e sete di nulla, di alcun senso da cercare perché pensano di avere già tutto e anche di più. Che imbecilli!  

 

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