IV DOMENICA DI PASQUA/B
At 4, 8-12; 1 Gv 3,1-2; Gv 10, 11-18
Paolo Cugini
Indizi. È di questo che si tratta nella liturgia
della parola del tempo di Pasqua. Indizi che dicono di una presenza che può
essere colta non con i sensi della carne, ma con quelli spirituali e, per
questo, esige un atteggiamento di ricerca, un cammino. Per potere riconoscere
la presenza che l’indizio intende indicare, occorre una previa relazione di
conoscenza, un’esperienza di colui che si è alla ricerca. In questo tempo di
Pasqua ci sono stati presentati diversi indizi della presenza del risorto in
mezzo a noi. Dal sudario lasciato nel sepolcro, al modo di stare di Gesù nella
comunità. Oggi le letture ce ne offrono un altro, che desta meraviglia, anzi
sconcerto.
“Gesù
è la pietra che è stata scartata da voi, costruttori, e che è diventata la
pietra d’angolo. In nessun altro c’è salvezza” (At 4,11). Questo è l’indizio
di oggi: la pietra scartata. Quest’indizio riassume tutta la vita di Gesù.
Dalla nascita alla morte è sempre stato scartato. È dovuto nascere in una
mangiatoia perché non c’era posto per la sua famiglia nelle case della città
(Lc 2,7). Nel primo atto pubblico narrato nel vangelo di Luca, viene buttato
fuori dalla sinagoga con l’intenzione di gettarlo giù dal precipizio del monte
(Lc 4, 29). Nel vangelo di Marco, dopo uno dei primi miracoli realizzato nel
giorno di sabato, i farisei, assieme agli erodiani, decidono di farlo morire
(Mc 3,6). Tutta la vita di Gesù è avvolta nel mistero del rifiuto che il mondo
esercita nei suoi confronti. Un mistero che, a dire il vero, era stato
annunciato dai profeti (cfr. Is 53), ma che quando si realizza negli eventi
della storia, lascia sbigottiti. Lo stesso Gesù, comunque, nella pagina di Matteo
in cui parla del giudizio finale Mt 25,32s), non s’identifica con i potenti
della terra, con coloro che hanno ricchezze, fama, ma con i poveri, i carcerati,
gli affamati, gli assettati, in altre parole: gli scartati, gli esclusi. Lo
Spirito Santo che riceviamo nei sacramenti o quando lo invochiamo, è lo Spirito
dello scartato, dell’escluso: chi lo accoglie partecipa anche lui, insieme a
Gesù, a questa esclusione. È importante seguire questo filone di riflessione
per capire dove cercare la presenza del risorto nella nostra vita quotidiana.
Senza dubbio, non si trova nei palazzi dei re, non si trova, cioè, dove siamo
soliti cercarlo, dove l’abitudine, forgiata dalla cultura dominante, c’induce a
cercarlo. È più facile trovarlo rovistando tra gli scartati della storia, tra quelle
categorie di persone che la storia sistematicamente mette alla porta. C’è stata
l’epoca in cui gli scartati erano i portatori di handicap, e poi i lebbrosi che
venivano relegati in luoghi fuori dalla città. Gli schiavi, una presenza strana
che incontriamo in molte epoche e in diverse zone geografiche, erano
considerati persone di seconda categoria. All’epoca della colonizzazione delle Americhe
da parte dei paesi europei, gli scartati sono stati prima gli africani,
strappati dalle loro terre di origine per essere trapiantati sul suolo africano
esclusivamente per servizi di schiavitù; e poi gli indios, per i quali è dovuto
intervenire il Papa con un documento ufficiale, per dimostrare che anch’essi
avevano un’anima e interrompere, in questo modo, la carneficina messa in atto
da parte di spagnoli e portoghesi. Affamati,
sbandati, ubriaconi, persone senza dimora: in tutte le epoche sono stati
considerati degli scarti.
Oggi,
a mio modo di vedere, le pietre scartate dalla società sono gli stranieri che
arrivano con i barconi e, soprattutto, gli omosessuali, le lesbiche, i
transessuali. Sono loro gli esclusi, non solo dalla società, ma anche da quella
entità che dell’accoglienza dovrebbe fare il suo marchio di riconoscimento: la
Chiesa. Se vogliamo incontrare il risorto è da loro che dobbiamo andare, da
loro che portano sulla pelle i segni dell’esclusione, della marginalizzazione, dello
scarto.
“Vedete
quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio e lo
siamo realmente!” (1 Gv 3, 1). Il dono che l’incontro con il risorto
presente nelle pietre di scarto ci può fare, è la rivelazione della nostra
dignità, quello che nessuno al mondo ci può comunicare, se non coloro che l’hanno
sperimentata: siamo figli di Dio, amati dal Signore. Solo chi sperimenta nella
propria pelle l’esclusione, l’abbandono (penso a quella ragazza, Malika Chally,
sbattuta fuori di casa dai loro genitori perché ha comunicato loro la sua
identità di lesbica), può scoprire di essere avvolta da un amore diverso, che
viene dal profondo del cuore e che può comunicare a coloro che con sincerità si
mettono sul suo cammino. Siamo figli e figlie di Dio: è la più grande verità
che possiamo scoprire nel nostro cammino. Verità che non ci potrà mai essere
detta da coloro che hanno trascorso la vita pensando solamente ai loro
interessi, ad accumulare case, denaro, cose, chiusi nei propri fortini. Verità
che, invece, ci può essere comunicata dagli scartati dalla storia per un
mistero racchiuso nel cuore misericordioso del Padre, che è anche Madre.
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