mercoledì 21 aprile 2021

PIETRA DI SCARTO

 




IV DOMENICA DI PASQUA/B

At 4, 8-12; 1 Gv 3,1-2; Gv 10, 11-18

Paolo Cugini

 

    Indizi. È di questo che si tratta nella liturgia della parola del tempo di Pasqua. Indizi che dicono di una presenza che può essere colta non con i sensi della carne, ma con quelli spirituali e, per questo, esige un atteggiamento di ricerca, un cammino. Per potere riconoscere la presenza che l’indizio intende indicare, occorre una previa relazione di conoscenza, un’esperienza di colui che si è alla ricerca. In questo tempo di Pasqua ci sono stati presentati diversi indizi della presenza del risorto in mezzo a noi. Dal sudario lasciato nel sepolcro, al modo di stare di Gesù nella comunità. Oggi le letture ce ne offrono un altro, che desta meraviglia, anzi sconcerto.

Gesù è la pietra che è stata scartata da voi, costruttori, e che è diventata la pietra d’angolo. In nessun altro c’è salvezza” (At 4,11). Questo è l’indizio di oggi: la pietra scartata. Quest’indizio riassume tutta la vita di Gesù. Dalla nascita alla morte è sempre stato scartato. È dovuto nascere in una mangiatoia perché non c’era posto per la sua famiglia nelle case della città (Lc 2,7). Nel primo atto pubblico narrato nel vangelo di Luca, viene buttato fuori dalla sinagoga con l’intenzione di gettarlo giù dal precipizio del monte (Lc 4, 29). Nel vangelo di Marco, dopo uno dei primi miracoli realizzato nel giorno di sabato, i farisei, assieme agli erodiani, decidono di farlo morire (Mc 3,6). Tutta la vita di Gesù è avvolta nel mistero del rifiuto che il mondo esercita nei suoi confronti. Un mistero che, a dire il vero, era stato annunciato dai profeti (cfr. Is 53), ma che quando si realizza negli eventi della storia, lascia sbigottiti. Lo stesso Gesù, comunque, nella pagina di Matteo in cui parla del giudizio finale Mt 25,32s), non s’identifica con i potenti della terra, con coloro che hanno ricchezze, fama, ma con i poveri, i carcerati, gli affamati, gli assettati, in altre parole: gli scartati, gli esclusi. Lo Spirito Santo che riceviamo nei sacramenti o quando lo invochiamo, è lo Spirito dello scartato, dell’escluso: chi lo accoglie partecipa anche lui, insieme a Gesù, a questa esclusione. È importante seguire questo filone di riflessione per capire dove cercare la presenza del risorto nella nostra vita quotidiana. Senza dubbio, non si trova nei palazzi dei re, non si trova, cioè, dove siamo soliti cercarlo, dove l’abitudine, forgiata dalla cultura dominante, c’induce a cercarlo. È più facile trovarlo rovistando tra gli scartati della storia, tra quelle categorie di persone che la storia sistematicamente mette alla porta. C’è stata l’epoca in cui gli scartati erano i portatori di handicap, e poi i lebbrosi che venivano relegati in luoghi fuori dalla città. Gli schiavi, una presenza strana che incontriamo in molte epoche e in diverse zone geografiche, erano considerati persone di seconda categoria. All’epoca della colonizzazione delle Americhe da parte dei paesi europei, gli scartati sono stati prima gli africani, strappati dalle loro terre di origine per essere trapiantati sul suolo africano esclusivamente per servizi di schiavitù; e poi gli indios, per i quali è dovuto intervenire il Papa con un documento ufficiale, per dimostrare che anch’essi avevano un’anima e interrompere, in questo modo, la carneficina messa in atto da parte di spagnoli e portoghesi.  Affamati, sbandati, ubriaconi, persone senza dimora: in tutte le epoche sono stati considerati degli scarti.

Oggi, a mio modo di vedere, le pietre scartate dalla società sono gli stranieri che arrivano con i barconi e, soprattutto, gli omosessuali, le lesbiche, i transessuali. Sono loro gli esclusi, non solo dalla società, ma anche da quella entità che dell’accoglienza dovrebbe fare il suo marchio di riconoscimento: la Chiesa. Se vogliamo incontrare il risorto è da loro che dobbiamo andare, da loro che portano sulla pelle i segni dell’esclusione, della marginalizzazione, dello scarto.

Vedete quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio e lo siamo realmente!” (1 Gv 3, 1). Il dono che l’incontro con il risorto presente nelle pietre di scarto ci può fare, è la rivelazione della nostra dignità, quello che nessuno al mondo ci può comunicare, se non coloro che l’hanno sperimentata: siamo figli di Dio, amati dal Signore. Solo chi sperimenta nella propria pelle l’esclusione, l’abbandono (penso a quella ragazza, Malika Chally, sbattuta fuori di casa dai loro genitori perché ha comunicato loro la sua identità di lesbica), può scoprire di essere avvolta da un amore diverso, che viene dal profondo del cuore e che può comunicare a coloro che con sincerità si mettono sul suo cammino. Siamo figli e figlie di Dio: è la più grande verità che possiamo scoprire nel nostro cammino. Verità che non ci potrà mai essere detta da coloro che hanno trascorso la vita pensando solamente ai loro interessi, ad accumulare case, denaro, cose, chiusi nei propri fortini. Verità che, invece, ci può essere comunicata dagli scartati dalla storia per un mistero racchiuso nel cuore misericordioso del Padre, che è anche Madre.

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