lunedì 13 marzo 2023

IL BUON PASTORE

 




RITIRO SPIIRTUALE DI QUARESIMA CLERO DI REGGIO EMILIA

LUNEDI 13 MARZO 2023

 

VANGELO DI GIOVANNI CAPITOLO 10

 

Predicatore: Mons. Giacomo Morandi

Sintesi: Paolo Cugini

 

 

Testo inserito nel contesto della festa delle Capanne. Il discorso del buon pastore rappresenta il culmine della iniziata nel capitolo 7.

È un discorso, quello del capitolo 10, che sembra non essere compreso. Si dice al versetto 16: essi non capivano di quello che parlava loro. Non si tratta né di una parabola, né un’allegoria: è una similitudine. È un discorso criptato. Il recinto di cui si parla è il recinto del tempio di Gerusalemme, ma non di un ovile. Siamo in un contesto religioso e non bucolico. Nel capitolo 9 qualcuno viene respinto dal recinto: il cieco nato. Se questo è il contesto Gesù sta dicendo che egli è entrato nel recinto apertamente, dalla porta. Ciò significa che Gesù sta ricordando ai suoi contemporanei che il suo ministero è stato aperto. Nel Vangelo di Giovanni Gesù insegna solo nei luoghi deputati all’insegnamento: Sinagoga e Tempio. Il popolo può testimoniare quello che egli ha detto, perché ha parlato apertamente, con parresia.

C’è un modo di parlare al popolo di Dio non con parresia, perché si entra con inganno. Cfr. 1 Ts 2: Paolo sta facendo memoria del suo ministero in mezzo ai Ts. Voi sapete com’è stato il mio ministero in mezzo a voi. Mai abbiamo usato parole di adulazione. La prima indicazione importante è l’accesso al popolo di Dio: attraverso la porta. Diventa importante capire come ci presentiamo al popolo di Dio: deve passare attraverso la porta. Quello che c’interessa è il bene delle pecore a cui siamo stati inviati e che appartengono al Pastore. Il sottofondo di questo discorso è Ez 34: annuncio del pastore che avrà cura delle sue pecore. È un testo che ricorda gli eventi dell’Esodo.

Che cosa caratterizza il pastore? È colui che chiama le sue pecore ciascuna per nome. L’enfasi è sulla chiamata per nome. Non a caso nel  capitolo successivo c’è la chiamata di Lazzaro e poi la chiamata di Maddalena, quando Gesù chiama Maria.

Cammina davanti ad esse. Allusione alla nube dell’Esodo. L’aspetto importante è che il pastore cammina davanti. Cfr. Mc 10,32: Gesù camminava davanti a loro ed essi erano sgomenti. Cfr. Lc 14: Una folla numerosa andava con lui, Gesù si voltò e disse: se uno viene dietro di me e … non può essere mio discepolo. Gesù dice parole impegnative e cammina davanti, precede le pecore. Perché? Dove porta le pecore? Le porta a Gerusalemme. L’unico modo per condurre le pecore, che implica l’immersione del pastore in mezzo alle pecore: sta in mezzo e sta davanti. Diventare un modello e non un legislatore. Il camminare davanti non ha niente di superbo, ma significa dare l’esempio. Bisogna parlare con la vita.

v.9: la porta è Gesù. Chi passa attraverso Gesù sarà salvato e troverà pascolo.

Il pastore è colui che è consapevole di non essere il mediatore e il suo ministero non oscura l’unica mediazione di Cristo. Possiamo dire che il nostro ministero è un’indicazione che la porta a cui bisogna passare è l’incontro con Cristo.

Seconda parte della similitudine. Il buon Pastore offre la vita per le pecore.  Questa espressione l’ha coniata Giovanni. Il buon pastore depone, offre la sua vita. L’idea è che Gesù con libertà assoluta ha letteralmente deposto, donato la sua vita solo per il bene delle pecore. Uper: non al posto, ma per il bene. È l’opposto del mercenario a cui le pecore non appartengono. Questo è simultaneamente la sinergia tra la libertà e l’obbedienza. Il paradosso: solo chi è libero può obbedire. È l’esperienza dell’Esodo.

Il pastore ci informa che ci sono altre pecore (v.16). E’ uno dei pochi versetti in cui abbiamo una prospettiva universale. C’è la prospettiva missionaria. Il pastore è animato da una prospettiva inclusiva, che vuole raggiungere tutti. Si tratta di riscoprire una sana inquietudine, il desiderio di raggiungere le pecore che sono disperse. Mi sono fatto tutto a tutti pur di guadagnare ad ogni costo qualcuno (1 Cor 9).  Mt 28: anche se dubitiamo bisogna andare.

Domandiamoci:

·         qual è la nostra passione per la quale abbiamo accolto l’invito a diventare pastori nella sica dell’unico pastore?

·         Siamo liberi?

·         Abbiamo l’ansia missionaria?

 

 

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