(Nee 8,2-4a.5-6.8-10; Sal 18 (19); 1Cor 12,12-30; Lc
1,1-4; 4,14-21)
Paolo Cugini
Dal Vangelo secondo
Luca
Lc 1,1-4; 4,14-21
Poiché molti hanno cercato di raccontare con ordine gli
avvenimenti che si sono compiuti in mezzo a noi, come ce li hanno trasmessi
coloro che ne furono testimoni oculari fin da principio e divennero ministri
della Parola, così anch’io ho deciso di fare ricerche accurate su ogni
circostanza, fin dagli inizi, e di scriverne un resoconto ordinato per te,
illustre Teofilo, in modo che tu possa renderti conto della solidità degli
insegnamenti che hai ricevuto. In quel tempo, Gesù ritornò in Galilea con la
potenza dello Spirito e la sua fama si diffuse in tutta la regione. Insegnava
nelle loro sinagoghe e gli rendevano lode. Venne a Nazareth, dove era
cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a
leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia; aprì il rotolo e trovò il
passo dove era scritto:
e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio,
a proclamare ai prigionieri la liberazione
e ai ciechi la vista;
a rimettere in libertà gli oppressi,
a proclamare l’anno di grazia del Signore».
Riavvolse il rotolo, lo
riconsegnò all’inserviente e sedette. Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano
fissi su di lui. Allora cominciò a dire loro: «Oggi si è compiuta questa
Scrittura che voi avete ascoltato».
Commento
In
quel tempo, Gesù ritornò in Galilea con la potenza dello Spirito. Gesù
ritorna in Galilea dopo essere stato battezzato e dopo aver trascorso 40 giorni
nel deserto. È la potenza dello Spirito che agisce in Lui, cioè la potenza dell’amore
di Dio che si è dimostrato più forte della violenza del male. È questa forza
dell’amore che entra nella storia con l’azione e la parola di Gesù e che si
manifesta nelle relazioni che Lui instaura. Gesù è uomo come noi, ma la sua umanità
non si è lasciata dominare dai condizionamenti umani, sociali, culturali e
religiosi, come avviene con noi ma, al contrario, è lui che domina la scena e
la guida nella direzione del Padre.
Nelle quattro volte che Luca presenta Gesù che entra
nella sinagoga, lo vediamo sempre nell’atteggiamento di colui che insegna un
messaggio contrario a quello insegnato dagli scribi e dai farisei. Gesù non legge
il brano previsto dalla sinagoga, ma ne sceglie un altro ben conosciuto perché carico
di promesse e lo interpreta.
«Lo Spirito del Signore è sopra di
me;
per questo mi ha consacrato con l’unzione.
Unzione significa il Cristo. Significativo il fatto
che l’unto del Signore non è chiamato a svolgere delle funzioni cultuali, dei
sacrifici e l’azione religiosa che compie non è vero Dio, ma verso gli uomini. Il
segno della presenza del messia nella storia non è visibile dai riti che si
celebrano, ma da un dato annunciato spesso dai profeti, vale a dire, la fine
della povertà e della sofferenza dei poveri. È in questo modo che Gesù
manifesta di essere il messia atteso, fasciando le piaghe dei cuori spezzati, e
realizzando la libertà degli schiavi, a promulgare un anno di grazia del
Signore, così com’era previsto dalla Legge (cfr. Lv 25,10s.). La comunità è
segno della presenza del Risorto nel mondo non solo quando dà l’elemosina ai
poveri, ma quando diventa operativa per eliminare le cause della povertà e divenire,
in questo modo, annuncio della liberazione dei miseri. Non a caso, nella vita
delle prime comunità cristiane, così come viene narrata negli Atti degli
Apostoli, la condivisone dei beni affinché nessuno abbia necessità, è un segno
caratteristico.
a
proclamare l’anno di grazia del Signore». Gesù, in un certo senso
censura il profeta Isaia, disattendendo alle aspettative degli ascoltatori, che
si aspettavano di ascoltare i versetti successivi, che invece Isaia non legge. Perché
Gesù interrompe la lettura? Perché i versetti successivi contengono un
messaggio di vendetta che non appartengono più all’azione di amore e
misericordia che Gesù è venuto a portare. Gesù, infatti, ha manifestato con le
parole e le opere, che il Padre è solo amore, solo bontà, e che tutto ciò che
parla di guerra e odio non appartiene a Dio.
Oggi
si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato. Gesù
non solo spiega l parola, ma la compie, nel senso che è la sua vita che diviene
la chiave d’interpretazione di tutta la Scrittura. Gesù è il compimento della
Parola, nel senso che tutti gli eventi e le parole narrate nell’Antico
Testamento prendo significato e luce dall’azione del Figlio di Dio, Gesù Cristo.
È proprio questo che il Concilio Vaticano II ci ricorda nel documento sulla
Parola di Dio, chiamato Dei Verbum, quando dice che Gesù: “compie e completa
la Rivelazione e la corrobora con la testimonianza divina, che cioè Dio è con
noi per liberarci dalle tenebre del peccato e della morte e risuscitarci per la
vita eterna” (DV, 4). Gesù compie la Parola in quel modo specifico lì, cioè,
cambiando la relazione con Dio, mostrando il volto misericordioso del Padre,
aiutandoci ad entrare in una relazione di bontà, indirizzandoci ad orientare i
nostri sforzi nel cammino dell’uguaglianza, per collaborare positivamente la progetto
di Dio, che non ha mai pensato e voluto un mondo diviso tra poveri e ricchi, ma
un’umanità in cui tutti hanno la possibilità di vita in abbondanza (cfr. Gv
10,10).
noi
tutti siamo stati battezzati mediante un solo Spirito in un solo corpo, Giudei
o Greci, schiavi o liberi; e tutti siamo stati dissetati da un solo Spirito (1
Cor 12, 13). Gesù compie la Parola anche nella prospettiva della comunità. Accogliere
il suo Spirito, significa collaborare nella strutturazione di comunità unità,
dove l’unità non s’identifica con l’uniformità, ma con la diversità di dono e
di carismi, vale a dire, nella capacità di fare spazio all’altro affinché ognuno
realizzi il dono ricevuto da Dio. Quando questo avviene, il Signore diviene
visibile nella storia degli uomini e delle donne e il mondo ha la possibilità
di vedere e di credere.
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