lunedì 4 aprile 2022

ATTI DEGLI APOSTOLI 27-28

 





[annotazioni]

 

1-12: Partenza e prime tappe

Si compie il piano di Dio: con Paolo, la Parola di Dio potrà essere testimoniata davanti a Cesare. Paolo raggiunge Roma in mezzo a circostanze impreviste. Le vie del Signore non corrispondono ai piani umani.  

3. Paolo ottiene dal Centurione la possibilità di visitare amici, probabilmente i cristiani di quella comunità per ricevere approvvigionamento per il viaggio. Lc approfitta per sottolineare di nuovo la benevolenza dei rappresentanti di Roma nei confronti di Paolo. La filantropia era una qualità molto stimata nell’ellenismo.

9. Lc fornisce un’indicazione cronologica secondo il calendario giudaico. Parla infatti, del digiuno, facendo riferimento al grande digiuno prescritto per il giorno dell’espiazione (Yom Kippur), il 10 giorno del mese di Tishri (fine settembre-inizio ottobre). Per i giudei la festa delle Capanne, che era celebrata cinque giorni dopo il grande digiuno, era considerata come l’inizio del tempo dell’anno sfavorevole alla navigazione per mare.

10. Per la prima volta nel viaggio Paolo interviene direttamente.

 

13-26: la tempesta

22-23: Paolo incoraggia i passeggeri. Siccome si deve realizzare il piano di Dio che porterà Paolo a Roma, ne beneficeranno tutti coloro che sono sulla nave.

 

27-44: Il naufragio

33. Luca mostra come Paolo, uomo di Dio, continua a tenere in pugno la situazione che deve portare alla salvezza di tutti.

35-37: Paolo dà l’esempio e comincia a mangiare secondo l’uso giudaico. C’è una prospettiva eucaristica: legame tra alimentarsi e l’essere salvati.

41. Alcuni sostengono che Luca si ispiri all’Odissea per la scelta del vocabolario.

Tutti sono salvati, attraverso innumerevoli prove: un tema importante dell’insegnamento di Luca (At 14,22).

 

 

CAPITOLO 28

1-10: Paolo sull’isola di Malta

C’è la presentazione di Paolo come taumaturgo.

L’episodio della vipera conferma la protezione divina di Paolo. Beneficiario della grazia divina, Paolo si pone a sua volta si pone a servizio degli uomini e soccorre chi si trova nel bisogno.

Nessun ostacolo, dunque potrà impedire a Paolo di raggiungere Roma e portare anche lì la salvezza, secondo il disegno di Dio.

8. la scena non manca di ricordare la guarigione della suocera di Pietro.

 

11-15: da Malta a Roma

 11: dopo tre mesi il viaggio riprende. Tre mesi indica la pausa invernale. Siamo nel marzo del 60 d. C.

14: dalla narrazione sembra che a Pozzuoli esista una comunità cristiana.

 

16-31: Paolo a Roma

È una conclusione deludente perché non risponde alla domanda a cui il lettore era stato preparato: come si conclude il processo a Paolo?

Comunque, con l’arrivo di Paolo a Roma si compie il progetto dell’annuncio del Vangelo annunciato in At 1,8. Inoltre ci sono riferimenti al Vangelo, che danno al finale degli Atti un senso di conclusione dell’opera. In tutto questo percorso c’è un filo conduttore: l’annuncio del Vangelo suscita divisione in Israele, ed è destinato a tutti i popoli.

La conclusione degli Atti dà la chiave per capire la problematica di fondo di quest’opera: l’esistenza di una chiesa che, pur dichiarandosi erede delle promesse di Dio a Israele, è composta in maggioranza da gentili, perché i giudei hanno rifiutato in gran parte il Vangelo. In ogni modo, tutto ciò era stato annunciato dalle Scritture, e fanno parte quindi, dell’insondabile piano di Dio sull’umanità.

La conclusione degli Atti presenta insomma la visione storico-salvifica della missione cristiana secondo il punto di vista di Luca: un’attenzione al passato della missione della Chiesa, incarnata in Paolo, che diventa la chiave di comprensione della situazione qual è al tempo del redattore, con una proiezione sul compito futuro.

Situazione presente: una chiesa essenzialmente pagano-cristiana, in rottura con la sinagoga. Ma questa situazione condiziona anche il futuro: la priorità d’Israele è superata. Se finora il Vangelo è stato predicato anzitutto ai giudei, d’ora innanzi il suo annuncio sarà rivolto indistintamente a tutti, e tutti possono accoglierlo e far parte dell’unico popolo di Dio.

Luca rivolge questo insegnamento a chi?

Forse ad una chiesa che ha rotto con la sinagoga, ma non con le Scritture d’Israele. Una rottura, dunque, con il giudaismo ufficiale da parte di una chiesa che ha però nel suo seno giudei-cristiani rimasti fedeli alle proprie usanze.

Nascono, allora, domande che mettono in causa l’identità stessa della chiesa:

1.       perché non vi sono più contatti con il giudaismo?

2.      Perché il popolo nel quale viveva il messia, ha rifiutato il vangelo?

3.      Una chiesa pagano-cristiana si giustifica?

4.      C’è continuità tra Israele e la chiesa nei piani di Dio?

5.      Paolo non potrebbe essere davvero un rinnegato, così come sostengono i suoi detrattori giudei?

Questa è la risposta di Luca: sono stati i giudei a chiudersi al piano di Dio, pur essendo stata rispettata la loro priorità. Da parte sua Paolo è rimasto sempre un giudeo modello ed è come tale che ha predicato il Vangelo. Da parte della chiesa le porte rimangono aperte ai pagani come ai giudei.

In ogni modo, Luca vuole mettere i giudei di fronte alla loro responsabilità.


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