giovedì 7 ottobre 2021

UNA COSA SOLA TI MANCA

 



DOMENICA XXVIII B

(Mc 17-30)

Paolo Cugini

 

 

Mentre Gesù andava per la strada, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui…

L’evangelista Marco, con alcuni tocchi strategici ci avvisa che l’incontro di questo tale con Gesù non avrà un esito positivo. Marco, infatti, pone questo incontro sulla strada, cioè nel luogo in cui, conforme alla narrazione della parabola del seminatore, il seme viene rubato immediatamente dagli uccelli appena gettato e, di conseguenza, non può portare frutto. Inoltre, uno che corre nella mentalità semitica, è disonorevole. Anche il gettarsi in ginocchio, nella prospettiva del Vangelo di Marco, non è un gesto positivo: davanti a Gesù si è inginocchiato un lebbroso, impuro.

«Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?».

La richiesta del tale rivela quella mentalità meritocratica, tipica della cultura e della religiosità veterotestamentaria, che Gesù è venuto a modificare. La vita eterna non si può ottenere facendo delle cose, ma accogliendola gratuitamente. Inoltre, Gesù è venuto a tracciare un cammino che trasforma la storia quotidiana e, questa trasformazione, pone nella vita presente dei segni di eternità. Chi segue il Signore è una persona con i piedi per terra, concentrata sul presente, sull’oggi della vita, chiamato a trasformare la storia, a immettere nel vissuto quotidiano quell’amore e quella sete di giustizia ricevuta dal Signore. E infatti, che cosa chiede Gesù al tale che incontra sulla strada:

Tu conosci i comandamenti: "Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, non frodare, onora tuo padre e tua madre"».

È curioso che tra i comandamenti di Mosè, Gesù citi quelli che hanno a che fare con le relazioni umani, come per dire che, l’amore a Dio lo si vede attraverso l’amore per le persone che incontriamo nella vita, alla qualità delle relazioni che viviamo. La vita eterna è questa, si manifesta nel modo di relazionarci, nell’attenzione che poniamo alle persone he incontriamo, soprattutto i più bisognosi.

«Una cosa sola ti manca: va', vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!».

È un versetto che esprime il radicalismo evangelico, la verità della nostra scelta di seguire il Signore, che è in sintonia con quello che Gesù afferma nel discorso della montagna: cercate prima il Regno dei cieli e la sua giustizia e queste cose vi saranno date in aggiunta (Mt 6, 33). C’è una priorità nel cammino di fede, che orienta anche la vita materiale nell’orizzonte della fede, che si manifesta proprio nella nostra libertà nei confronti delle cose.

Ma a queste parole egli si fece scuro in volto e se ne andò rattristato; possedeva infatti molti beni.

Nel suo commento a questo brano di Marco, Origene, il grande catecheta del III secolo d. C. dice che, questo tale che sosteneva che obbediva a tutti i comandamenti e poi si fa triste alla richiesta di Gesù di condividere i suoi beni, era un grande bugiardo, perché la verità della nostra vita in Dio si manifesta proprio nella condivisione gratuita e disinteressata di ciò che Dio ci ha donato.

Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: «Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio!». I discepoli erano sconcertati dalle sue parole; ma Gesù riprese e disse loro: «Figli, quanto è difficile entrare nel regno di Dio! È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio».

L’attaccamento alle ricchezze diventa un ostacolo nel cammino della fede perché, con il tempo, sostituiscono Dio come punto di riferimento della salvezza e sicurezza personale. È dunque difficile per un ricco entrare nel Regno dei Cieli perché il suo cuore si attacca giorno dopo giorno al denaro, che diviene progressivamente il centro del proprio interesse, dimenticandosi di Dio e della sua proposta.

Il brano di oggi ha un grande valore per il nostro cammino di fede personale e comunitario. Ci avvisa che tutto dev’essere rapportato alla nostra relazione con il Signore, affinché tutta la nostra vita sia plasmata dal suo amore e dalla sua giustizia. Quando questo avviene, diviene visibile nella storia quei segni di eternità che rivelano la presenza di Dio nel mondo.

 

 

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