domenica 11 marzo 2018

PIETRA DI SCARTO




RITIRO SPIRITUALE DI QUARESIMA PER GIOVANI E ADULTI
UNITA' PASTORALE SANTA MARIA DEGLI ANGELI-RE


Paolo Cugini
Premessa al ritiro: credere nella Parola. Credere che la Parola di Dio sia luce sul nostro cammino. Credere che Dio ci parla, mi parla attraverso di Lei.

Salmo 118 (117): racconta un viaggio di liberazione, la trasformazione dell’ansia e della sconfitta in gioia. Prosperità, vittoria.
Nella mia angoscia invocai il Signore (v. 5): il fedele è bloccato in una situazione angusta, in cui si è bloccati e confinati[1].
Attorno al protagonista c’è gente ostile che lo aveva accerchiato, circondato.
Il protagonista era convinto di morire, eppure invoca il Signore che lo porta in salvo

v. 17: racconterò le opere del Signore: l’esperienza della propria salvezza diviene motivo per annunciare le opere del Signore

v. 22: la pietra che i costruttori hanno scartato è divenuta pietra angolare: è il salmo che racconta la parabola del cambio della sorte dell’uomo: prima è rigettato e poi viene salvato da Dio e gli viene affidato un importante incarico.

Il salmo narra una situazione che nelle scritture è paradigmatica: colui o colei che è scartato, viene scelto da Dio per portare avanti la storia di salvezza.
Il riferimento in sottofondo è il popolo d’Israele. Si ritiene, infatti che sia un salmo post-esilico e che alluda al ritorno in Patria degli esuli.

Vv 1-4: sono convocati coloro che temono il Signore
Secondo Ravasi la pietra è un simbolo polisemico indicando il popolo scartato ma ora riabilitato. Il tempio che ha condiviso la sorte del popolo nonché lo stesso JHWH che aveva intrecciato il proprio destino con quello d’Israele.
Pietra è quindi un simbolo allusivo al tempio, a JHWH stesso o anche al povero scartato dagli uomini e recuperato da Dio per il suo progetto salvifico[2].

Due elementi sono significativi:
a.      La riabilitazione del popolo e il suo riorno dall’esilio è opera di Dio
b.      Il movimento di libertà che spezza le catene è faticoso ma inarrestabile. Il cammino verso il Tempio diventa un itinerario verso Dio.

Struttura del salmo:
1.      1-4 introduzione
2.      5-24: esperienza del salmista
3.      25-29: preghiera di benedizione e di ringraziamento

Il Contesto
Com’è nato questo Salmo? “Apritemi le porte della giustizia” (v. 19): sono le porte del Tempio di Gerusalemme, là dove si manifesta la giustizia di Dio. Dio ha salvato e il Tempio, dove il Signore abita, ne è il segno. Il Salmista è qualcuno che ha sperimentato la giustizia di Dio e vuole entrare nel Tempio per esprimere la sua riconoscenza. Non si tratta, però di un ringraziamento privato, ma tutto Israele è convocato. Si forma una processione che giunge fino agli altari degli olocausti.

IL racconto
E’ un invito rivolta ad Israele, a tutti quelli che temono il Signore, un invito perché si riconosca che il Signore è buono, la sua misericordia è eterna. Affermare che la misericordia del Signore è eterna significa capire che se anche tutto passa e cambia, la fedeltà e la misericordia di Dio la troviamo sempre.
Corpo del salmo: Il protagonista racconta quello che gli è capitato: nell’angoscia ho gridato al Signore.

v. 10-12: Il salmista si è sentito solo contro tutti. Che cosa sia successo realmente non è dato saperlo. In ogni modo è chiaro la situazione di pericolo e di solitudine che il salmista ha avvertito. Bello è il ritornello che viene ripetuto: Ma nel nome del Signore li ho sconfitti. L’ansia del salmista è sparita grazie all’intervento di Dio. C’è la percezione della presenza del Signore per questo la preghiera del salmista è serena. Viene in mente il passo di Davide quando affronta GOLIA: cfr. 1 Sam 17,45

v. 13-19: nella difficoltà e nella debolezza tendiamo ad affidarci a chi abbiamo vicino o a cercare rifugio nei potenti. Il salmista scopre che anche loro sono deboli. È meglio rifugiarsi nel Signore…

v 14: canto di ringraziamento. È mia forza perché mi ha liberato; è mio canto perché mi ha messo in cuore la voglia di cantare.

17-18: viene fuori il motivo dell’esperienza del salmista. La prova che ha dovuto affrontare era al limite delle possibilità umane. Per questo c’è stata la trasposizione nel NT alla Pasqua di Gesù, perché c’è la narrazione di una vittoria definitiva sulla morte.

22-24: da pietra scartata che non vale nulla, a pietra che sorregge l’edificio. È la narrazione di una trasformazione. Quello che non sembrava valere nulla, il Signore lo ha valorizzato in un modo sorprendente.
Ringraziamento: abbiamo sperimentato la salvezza
Alla fine v. 28 c’è la professione di fede del salmista

La pietra scartata nel Nuovo Testamento
Il v. 22 compare 5 volte nel NT e 3 di queste nel contesto del tempio di Gerusalemme. Cfr. Mc 12,9-11. Due elementi importanti appaiono in questo brano. Il primo è che Il salmo viene citato in un contesto fortemente segnato dalla polemica religiosa che ha luogo nel Tempio.
Il secondo elemento importante del brano è che le autorità religiose si rendono perfettamente conto che Gesù li sta identificando con i cattivi vignaiuoli. Se essi sono i cattivi allora la pietra scartata è lo stesso Gesù. Questa interpretazione è confermata da Atti 4,10-11.

Il percorso di Gesù dalla periferia della Galilea lo ha portato al simbolo centrale del potere religioso: il Tempio di Gerusalemme. In quel contesto continua la polemica con i farisei che aveva caratterizzato tutto il viaggio di Gesù (Cfr. Mc 7 controversia sul puro e l’impuro.
Tempio: rappresenta la visione religiosa basata sull’inclusione di alcuni e l’esclusione di altri. Il Tempio escludeva alcune persone: donne, stranieri, persone con malformazioni fisiche. Una gran parte della religiosità rappresentata nel Tempio era costruita sulla distinzione di puro e impuro.
Gesù accusa i capi religiosi di essersi allontanati dal cuore della fede d’Israele. Anteponendo al cammino di salvezza per tutti precetti escludenti. Matteo porta a termine questa sezione con i guai: cap 23.

Identificandosi con gli esclusi e le escluse, Gesù stesso è escluso dal Tempio. Nelle tre versioni sinottiche si legge: lo presero e lo cacciarono fuori. Dopo il confronto nel Tempio Gesù sarà arrestato, processato, condannato e condotto fuori dove sarà crocefisso. Cfr. Eb 13,12-13.

1 Pt 2,4-5:
·         La pietra scartata è vivente. La storia di Gesù non termina fuori dal tempio, sulla croce: Egli risorge.
·         Il divenire pietra vivente non è circoscritto a Gesù, ma è una possibilità offerta a tutti. Paolo scrive che noi siamo il Tempio del Dio vivente (2 Cor 6,16; 1 Cor 3,16).

Osservazioni generali: Nel salmo 118 il nostro versetto era pronunciato dopo l’ingresso al Tempio. Per Israele, tornato dall’esilio, la salvezza passa sempre dal centro. La pietra scartata viene sì riabilitata, ma il viaggio che si compie rimane quello dalla periferia o dai margini, al centro, dall’esilio al nuovo tempio di Gerusalemme. La salvezza, come ritorno al centro, era ritualizzata dal salmo.
Con Gesù accade qualcosa di nuovo: il centro (ossia una religione basata sull’inclusione di alcuni e l’esclusione di altri) rappresentato dal Tempio è scardinato. La pietra scartata salva tutti e tutte, dentro e fuori, ma non fa mai più ritorno al centro (cfr. il dialogo con la Samaritana sul culto e gli adoratori che cerca il Padre) e perciò non produce una proposta di fede che opera esclusioni.






[1] Cfr. RAVASI, G. Il libro dei Salmi, Vol III, EDB, Bologna 2002 p. 424
[2] Cfr. RAVASI, cit. p. 422

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