Paolo
Cugini
Lc 4, 1-13
In quel tempo, Gesù, pieno di Spirito Santo, si allontanò
dal Giordano ed era guidato dallo Spirito nel deserto, per quaranta giorni,
tentato dal diavolo. Non mangiò nulla in quei giorni, ma quando furono
terminati, ebbe fame. Allora il diavolo gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio,
di’ a questa pietra che diventi pane». Gesù gli rispose: «Sta scritto:
"Non di solo pane vivrà l’uomo"». Il diavolo lo condusse in alto, gli
mostrò in un istante tutti i regni della terra e gli disse: «Ti darò tutto
questo potere e la loro gloria, perché a me è stata data e io la do a chi
voglio. Perciò, se ti prostrerai in adorazione dinanzi a me, tutto sarà tuo».
Gesù gli rispose: «Sta scritto: "Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo
renderai culto"». Lo condusse a Gerusalemme, lo pose sul punto più alto
del tempio e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gettati giù di qui; sta
scritto infatti: "Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo affinché essi
ti custodiscano"; e anche: "Essi ti porteranno sulle loro mani perché
il tuo piede non inciampi in una pietra"». Gesù gli rispose: «È stato
detto: "Non metterai alla prova il Signore Dio tuo"». Dopo aver
esaurito ogni tentazione, il diavolo si allontanò da lui fino al momento
fissato.
Ci si è sempre
stata presentata la quaresima come un periodo dai toni negativi, come qualcosa
di pesante, difficile, che richiede sacrifici. In realtà è tutta un'altra cosa. E' infatti, un cammino di umanizzazione, che dovrebbe aiutare il cristiano e la comunità cristiana a prendere coscienza delle possibilità di vita nuova insite ne cammino porposto da Gesù nel Vangelo. Mettiamoci, allora, in ascolto della Parola.
Mio
padre era un Arameo errante; scese in Egitto, vi stette come un forestiero con
poca gente e vi diventò una nazione grande, forte e numerosa (Dt
26,4). Il primo aspetto importante della quaresima è fare memoria, fermarsi per
capire dove siamo, da dove veniamo, che percorso abbiamo fatto. È quello che fa
l’autore deuteronomista che scrive dalla Babilonia e si chiede che cos’è successo,
come mai il popolo si trova in esilio. Per rispondere va alle origini della
propria identità di popolo, perché è dalle origini che scopriamo chi siamo e
possiamo cogliere la qualità del percorso intrapreso,
è
all’interno di questo percorso sulla nostra memoria personale e collettiva che
possiamo interrogarci sulla nostra umanità, o meglio, su come abbiamo lavorato
sulle nostre fragilità. Questo è il punto cruciale della quaresima: è un
cammino di umanizzazione che passa attraverso la presa di coscienza della
nostra umanità, le su fragilità. Solo capendo chi siamo, possiamo decidere dove
andare, in che modo e con chi. È questo quadro riflessivo che ci permette di
cogliere la profondità del brano di Vangelo che introduce sempre il tempo di
quaresima: le tentazioni di Gesù.
Questo
brano ci dice, in primo luogo, che il cammino verso Dio è un cammino di
trasformazione umano che avviene nella nostra umanità e sul piano della storia.
Non c’è un luogo privilegiato per migliorare la nostra esistenza umana, perché questo
percorso non è un problema di luogo, ma di spessore qualitativo della vita e
riguarda la nostra capacità di curare le nostre ferite, i nostri punti
vulnerabili.
Come
reagiamo quando siamo sollecitati dall’istinto di sopravvivenza, che agisce
sulle passioni? È questo il primo livello di fragilità che tutti siamo chiamati
ad affrontare. Non possiamo permetterci il lusso di lasciarci andare ma, allo
stesso tempo, non possiamo immetterci nel cammino della durezza, della
rigidità: non ci farebbe vivere bene. Come reagiamo quando ci troviamo devastati
dalle passioni in mezzo al deserto della vita dove percepiamo che indietro non possiamo
più tornare e, guardando avanti, non vediamo nessun orizzonte? È questa una
domanda esistenziale e spirituale che ci pone il Vangelo.
Ancora.
Fino a che punto arriviamo, fino dove siamo disposti a procedere pur di ottenere
quello che volgiamo? Fino a che punto siamo disposti a cedere della nostra dignità
per raggiungere quelli che consideriamo i nostri obiettivi? Esiste un momento
nella vita, o forse ci sono più momenti, in cui percepiamo che se passiamo da
quel punto, da quella situazione, la nostra vita migliorerà, economicamente, in
posizione sociale o altro. Allo stesso tempo, però, percepiamo che il prezzo da
pagare è così alto che è senza ritorno, nel senso che se accettiamo di pagare
il prezzo non saremo più gli stessi, cambieremo radicalmente. Che cosa ci può
trattenere dal fare un passo falso, un passo verso l’abisso e, come sappiamo,
dall’abisso non si torna indietro o, che ci riesce, ritorna molto frastornato.
Il
tempo di quaresima ci pone in mezzo al deserto della vita per aiutarci a capire
a che punto siamo del cammino, capire se abbiamo ancora dei margini di
miglioramento o se abbiamo già sperperato tutti i bonus. Non sempre, infatti,
riusciamo a fare come i gatti e cioè che anche se cadono dall’alto, riescono a
cadere in piedi. A volte, e ne basta solo una, quando cadiamo, ci sfracelliamo.
Il tempo della quaresima ci offre un materiale spirituale per imparare ad
orientare i nostri istinti e a fissare chiaramente le nostre mete, per imparare
a vivere bene, a vivere con amore, sapendo che anche questo cammino ha un
prezzo durissimo da pagare ma, a differenza del primo, è un cammino che ci trasforma
in persone che vanno verso la vita vera.
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