Paolo Cugini
Sento
compassione per la folla (Mt 15,33).
Nel
silenzio che precede l’alba, quando il cuore si apre all’ascolto profondo, una
voce sussurra: “Lasciatevi condurre dalla compassione, ché in essa si cela il
battito stesso di Cristo.” È nella compassione che l’azione di Gesù trova
radice e movimento: uno sguardo misericordioso che si posa sulle ferite
dell’umanità, mani tese che accarezzano i margini, passi che si fanno presenza
accanto a chi giace nell’ombra.
Ogni
gesto compassionevole è una scintilla che rivela la Luce del Mistero. In Gesù,
il Mistero si fa carne e si avvicina a chi soffre, spezzando il pane
dell’incontro e illuminando le notti più dense. Il volto nascosto di Dio si
svela nei lineamenti di chi consola, di chi raccoglie lacrime e offre parole
semplici che sanno di eterno. È la compassione il prisma attraverso cui il
Mistero si rifrange sul mondo, rendendo visibile ciò che è invisibile agli
occhi del potere. Accogliere lo Spirito è spalancare le porte della nostra
umanità affinché il respiro divino la plasmi secondo la logica del dono. Lo
Spirito soffia dove vuole, e il cuore che si lascia modellare dalla sua brezza
diventa argilla viva, pronta a farsi rifugio per chi è solo, voce per chi è
muto, carezza che risana. Siamo chiamati a divenire trasparenza docile, tempio
in cui la compassione abita e trasforma.
Non
vi è vera sequela senza la capacità di sostare di fronte alla sofferenza, di
riconoscere nel volto piagato del fratello e della sorella il luogo sacro
dell’incontro. La compassione non è fuga dall’umano, ma immersione nella sua
verità più profonda: è piangere con chi piange, stare accanto a chi non ha
voce, farsi ferita nella ferita altrui. In questo abbraccio, il dolore si fa
grembo di nuova speranza.
La
luce che promana dalla compassione dissolve ogni barriera, annulla distanze e
distingue solo ciò che unisce. Nel Mistero squarciato dalla tenerezza, siamo
tutti pellegrini sul medesimo sentiero, eguali nella sete d’amore, uniti dal
desiderio di comunione. Qui si abbattono le torri della superbia e si
costruiscono ponti di fraternità: la compassione ci scopre fratelli e sorelle,
uno accanto all’altro, figli dell’unico Dio. La compassione non si improvvisa;
è frutto di un cammino interiore, di un ascolto attento che purifica lo sguardo
e converte il cuore. Solo chi si lascia ferire dal grido del povero diventa
portatore di luce. La missione del credente è lasciarsi attraversare dalla
compassione, perché sia il mondo a sentire la carezza di Dio attraverso mani
umane: andare dove nessuno va, amare dove la speranza langue, portare fuochi di
consolazione nelle notti del dolore.
Oggi,
come profeti chiamati dal vento dello Spirito, siamo convocati a edificare una
comunità di cuori compassionevoli: uno spazio in cui la compassione sia il
sigillo che ci distingue e il legame che ci unisce. “Beati i misericordiosi,
perché troveranno misericordia.” Sia questa la nostra benedizione e il nostro
cammino, perché sulla via della compassione la Luce del Mistero continua a
risplendere, e il mondo, pur nelle sue ferite, scopre la gioia di essere amato.
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