venerdì 14 novembre 2025

Monito all'esistenza consapevole

 




Paolo Cugini

 

 

Mangiavano, bevevano, prendevano moglie, prendevano marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell’arca e venne il diluvio (Lc 17,26).

Nel cammino silenzioso dell'umanità, giunge un tempo in cui è necessario interrogarsi profondamente sul senso della propria esistenza. In un'epoca di rapidi cambiamenti e di verità che sfuggono tra le dita come sabbia, si leva una voce solenne che invita a risvegliare la coscienza, a scuotere il torpore che offusca la mente e il cuore. Oggi parlo a chi ha il coraggio di ascoltare, agli adulti che cercano e agli studenti che dubitano: udite questo monito che attraversa le generazioni come un vento che sferza e invita a destarsi dal sonno dell'indifferenza. C'è un rischio sottile, spesso ignorato, che incombe su chi cammina senza pensare: quello di scivolare lentamente verso uno stato istintuale, in cui ogni gesto si riduce a mera sopravvivenza, simile a quello delle bestie prive di coscienza e di sogni. Vivere senza interrogarsi equivale a rinunciare alla propria umanità, a spegnere la scintilla che distingue l'essere umano dalla cieca ripetizione dell'abitudine. In questa condizione, i giorni scorrono uguali, privi di slanci, e l'anima si contrae, incapace di intravedere orizzonti o possibilità.

Quando la vita manca di un significato scelto e nutrito dall'interno, si perde la rotta e ci si abbandona alla corrente degli eventi. Non è la morale a parlare qui, ma la voce più antica dell'esistenza: senza un punto fermo, senza una meta che orienti il cammino, l'individuo si smarrisce nel caos delle possibilità. È come vagare in mare aperto senza stella polare, condannati a un eterno ritorno allo stesso punto, incapaci di crescere, di amare profondamente, di costruire qualcosa che abbia valore. Si celebra spesso la libertà come bene supremo, eppure esiste una libertà ingannevole che si tramuta in schiavitù. Quando si vive senza scelte consapevoli, senza la fatica del discernimento, si diventa schiavi dei propri impulsi, delle mode, degli umori passeggeri. Si crede di essere liberi, ma in realtà si è condotti da forze invisibili che guidano i passi verso la dispersione e la perdita di sé. Solo chi affronta il peso della responsabilità può assaporare la vera libertà, quella che nasce dall'autenticità e dal coraggio di dare una forma alla propria vita.

Per accorgersi davvero del mondo, per sentire il battito delle cose, occorre desiderare la vita, abbracciarla con tutto il proprio essere. È il desiderio che apre gli occhi e rende sensibili alle bellezze e alle sofferenze che ci circondano; senza di esso, si diventa ciechi, indifferenti, prigionieri di una routine che corrode dall'interno. Solo chi desidera davvero vivere può rispondere al richiamo della consapevolezza e trasformare la propria esistenza in un'opera unica e significativa. Vivere senza desiderio e senza pensiero conduce a un altro pericolo: quello dell'indifferenza, che spesso si fa complicità silenziosa con il male che abita il mondo. Quando si distolgono gli occhi dalle ingiustizie, quando si rimane spettatori passivi delle nefandezze che accadono intorno, si diventa parte del problema, involontari artefici del degrado. Troppo spesso la coscienza si risveglia solo dinanzi al dramma, quando il male ha già preso radici profonde e redimere diventa impresa ardua, a volte impossibile.

Ecco allora il monito che giunge come tuono nella notte: svegliatevi! Non lasciatevi vivere, ma prendete in mano le redini della vostra esistenza. Riorganizzate la vostra vita come chi, dopo una tempesta, ricostruisce la casa sulle fondamenta solide del pensiero e del desiderio autentico. Cercate punti di riferimento che diano senso al vostro cammino, coltivate la consapevolezza giorno dopo giorno. Non attendete che sia troppo tardi, che il dolore vi costringa a vedere ciò che ora potete scegliere di guardare con occhi nuovi. Il tempo per svegliarsi è ora. Il destino di ciascuno si scrive nell'attimo in cui si decide di vivere davvero.

 

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