martedì 29 novembre 2022

TERZA DOMENICA DEL TEMPO DI AVVENTO A

 




 

Paolo Cugini

Nelle letture della terza domenica di Avvento si sente come un fremito, una specie di impazienza. C’è un’attesa di qualcuno che, ad un certo punto, sembra quasi che non arrivi e l’attesa provoca angustia, perdita di speranza. Lo stesso Giovanni Battista che, nel brano ascoltato, si trova in carcere partecipa di questo clima generale di tensione, interrogando sull’identità di Gesù. «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?» (Mt 11,3). È una domanda quella di Giovanni ricca di significato, che esprime e raccoglie allo stesso tempo i dubbi di coloro che sono alla sequela del Signore. Quante volte, infatti, ci chiediamo durante il cammino, soprattutto quando questi si trova nel mezzo del deserto, in cui non si può più tornare indietro e andare avanti sembra percorrere un cammino senza fine. Il dubbio di Giovanni Battista è il nostro, ed è un dubbio importante perché esprime l’intensità e la serietà del cammino nel quale le persone mettono tutto quello che hanno per seguire il Signore.

Per aiutarci nella nostra angustia ci vengono in aiuto le parole del profeta Isaia: Dite agli smarriti di cuore: «Coraggio, non temete! Ecco il vostro Dio (Is 35). In un contesto di grande tensione e sofferenza il profeta sostiene il popolo con la Parola di Dio, che è una parola che spinge il popolo ad alzare la testa, a non lasciarsi ingannare dai pensieri umani, e imparare a porre la propria fede in ciò che Dio pensa, nell’opera che Lui sta preparando. In questa prospettiva l’attesa è una dimensione fondamentale nel cammino della fede, perché la rafforza, la prova. È una fase molto delicata perché la speranza può deteriorarsi e trasformarsi in mancanza di fiducia nel progetto del Signore. Quando questo accade, la persona diventa triste, acida, depressiva. Per questo, sempre il profeta Isaia ci invita a: Irrobustite le mani fiacche, rendete salde le ginocchia vacillanti. Isaia è sicuro che il popolo, al di là della situazione presente che sembra prospettare solo cose negative, riuscirà a vedere la gloria del Signore. La percezione di quello che il Signore sta preparando nella storia si trasforma in una gioia incontenibile, espressa dal profeta con queste parole:

Allora si apriranno gli occhi dei ciechi e si schiuderanno gli orecchi dei sordi. Allora lo zoppo salterà come un cervo, griderà di gioia la lingua del muto. Ci sarà un sentiero e una strada e la chiameranno via santa. Su di essa ritorneranno i riscattati dal Signore e verranno in Sion con giubilo; felicità perenne splenderà sul loro capo; gioia e felicità li seguiranno e fuggiranno tristezza e pianto.

C’è un mondo sconvolto dall’azione di Dio nella storia, un’azione che passa attraverso l’agire dell’uomo e della donna. Ciò che prima sembra impossibile, ora si realizza. Gli esiliati si sentivano chiusi per sempre nelle mura di una città straniera. Ebbene, ora si riesce ad intravedere una strada in mezzo al deserto, che permette di raggiungere la città di Gerusalemme. Basta solo mettersi in cammino.

Imparare a porre fiducia nella parola del Signore è il grande insegnamento di questa terza domenica di Avvento in cui, sebbene la luce di Cristo non è ancora visibile, però è già vicina: basta solo avere un po' di pazienza. Ce lo ricorda anche l’apostolo Giacomo nella seconda lettura, che c’invita ad osservare ciò che avviene in natura: Guardate l'agricoltore: egli aspetta con costanza il prezioso frutto della terra finché abbia ricevuto le prime e le ultime piogge. Siate costanti anche voi, rinfrancate i vostri cuori, perché la venuta del Signore è vicina (Gc 5,7). C’è un frutto che sta per nascere e la sua venuta è sicura, perché è nella logica delle cose. Si tratta solo di attendere, di pazientare un po', di rinfrancare i nostri cuori con la speranza dell’attesa. In fin dei conti è proprio questo uno dei significati più profondi della preghiera, quando si alimenta della Parola di Dio: fare ogni giorno spazio al piano di Dio, alimentandoci delle sue immagini contenute nelle profezie dei profeti, per lasciar perdere le paure che ci provengono da uno sguardo chiuso sulla prospettiva presente. Se è vero che il Dio di Gesù Cristo si manifesta nel tempo, questi però non è mai chiuso in sé stesso, ma sempre aperto verso il futuro. L’Avvento ci aiuta a pensare in un modo nuovo nella nostra vita, a porre sempre ogni evento nella prospettiva di Dio, che è una prospettiva di vita e di amore.

 

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