martedì 29 dicembre 2020

Lectio Prima lettera di Giovanni 1,1-4

 

 


Paolo Cugini

Qual è il contenuto fondamentale della 1 Gv? Giovanni ha scritto questa Lettera in una situazione di crisi della sua comunità cristiana, del che non c’è da stupirsi. Nella comunità di Giovanni c’è crisi, sia dal punto di vista della verità di fede, sia dal punto di vista del comportamento.  Dal punto di vista delle verità di fede perché c’è gente che non crede nell’Incarnazione, cioè non accetta fino in fondo il fatto che Dio sia diventato carne, che Gesù di Nazareth sia veramente Dio fatto uomo, il Figlio di Dio: e questo discorso, per noi scontato, è tuttavia scandaloso: che Dio, il Dio creatore, eterno, incomprensibile, inafferrabile, sia diventato carne, cioè Gesù di Nazareth, questo va veramente contro tutte le idee che uno si fa di Dio con la sua intelligenza. Il motivo per cui Giovanni scrive la sua prima lettera è espresso in 5,13: «Questo vi ho scritto perché sappiate che possedete la vita eterna, voi che credete nel nome del Figlio di Dio». Giovanni scrive per darci sicurezza, per darci gioia, consolazione, per darci la sicurezza che nel cammino che stiamo facendo, di fede, di obbedienza al Figlio di Dio, noi possedete la vita eterna; la possediamo già, fin da ora, se rimaniamo in comunione con la Chiesa, se accettiamo la fede nel Figlio di Dio e viviamo nella carità e nell’amore fraterno.

La 1 Gv ma ci aiuta a sentire lo stupore di Giovanni, il quale ha testimoniato un avvenimento impensabile, ha visto qualcosa di in finitamente grande e consolante, vuole comunicare qualcosa di infinitamente più grande di lui. Allora il primo atteggiamento da ricuperare è lo stupore – lo stupore davanti a quello che è accaduto e che Giovanni ha udito, visto, contemplato, toccato con le sue mani. Uno degli ostacoli più grossi nella vita di fede è l’abitudine; cioè quando le cose che noi crediamo, diventano meccaniche, diventano routine; anche le cose più belle, a forza di essere ripetute, diventano banali. Allora c’è bisogno di recuperare la bellezza e la grandezza delle cose attraverso lo stupore, la meraviglia.

Ormai sono passati, anche se non si sa con precisione, 40 anni da quando Giovanni ha visto Gesù Cristo e tuttavia Giovanni ha ancora lo stupore di averlo potuto vedere. E ce lo vuole comunicare: perché quello che egli ha visto e ha sperimentato, è qualcosa di infinitamente grande. Giovanni lo esprime con quella frase «la vita si è fatta visibile”, e spiegherà che questa vita è la vita eterna. Vita eterna è vita senza limiti, senza diminuzione, la vita piena, completa; quella che l’uomo cerca da sempre. Infatti, l’uomo ha la vita: viviamo, siamo al mondo e tuttavia la vita che viviamo è radicalmente povera; passerà, perché camminiamo tutti verso la morte, perché siamo dei condannati a morte, con la sentenza dilazionata, fra un po’ di tempo, – speriamo molto – ma la sentenza di morte su di noi c’è, c’è il limite delle malattie, il limite dell’ignoranza, il limite del peccato.

Sta proprio qui la grandezza del messaggio di Giovanni: «la vita si è manifestata»: non siamo stati capaci di raggiungerla, ci ha raggiunto lei, la vita. Non siamo stati capaci di salire verso Dio: è sceso lui, Dio, verso di noi; non abbiamo la vita nelle nostre mani: è la vita che è venuta a cercarci, Dio è venuto in cerca dell’uomo, per comunicare all’uomo la sua stessa vita: «io sono venuto perché abbiano la vita, e l’abbiano in abbondanza» (Gv 10,10).

Questo è il primo aspetto del cammino che dobbiamo fare: come atteggiamento di fondo, è importante recuperare il desiderio della vita, della vita eterna, recuperare lo stupore di fronte a un fatto inedito: la vita eterna si è manifestata, si è resa visibile, sperimentabile da parte dell’uomo. Naturalmente Giovanni pensa alla Incarnazione del Figlio di Dio, e tuttavia questa non è che il punto di arrivo di tutta la rivelazione di Dio: il mistero della Incarnazione non è cominciato solo nella nascita di Gesù; ha avuto la sua origine in tutto l’AT, perché Dio è venuto in cerca dell’uomo, sempre. Tutta la storia della salvezza si può leggere e interpretare nella prospettiva della Incarnazione.

C’è un altro elemento importante: «lo annunziamo anche voi, perché anche voi siate in comunione con noi. La nostra comunione è col Padre e col Figlio suo Gesù Cristo» (v. 3). Che vuole dire: lo scopo di quello che io vi racconto, di quello che voi ascoltate, è che voi siate in comunione con noi, con gli apostoli, e che, attraverso questa comunione con gli apostoli, siate in comunione con Dio. «La nostra comunione è col Padre e col Figlio suo Gesù Cristo»: la parola “comunione” riassume lo scopo della vita cristiana; essere cristiani è vivere in comunione con Dio, e vivere in comunione fraterna. «Perché anche voi siate in comunione con noi. La nostra comunione è col Padre e col Figlio suo Gesù Cristo»: non è una comunione politica, – può entrarci anche questo –, ma non è ciò di cui parla san Giovanni; nemmeno una comunione economica – può entrarci anche questo –; la comunione di cui parla Giovanni è la comunione con la vita divina, della vita di Dio nel cuore dell’uomo.

 Finalmente: «queste cose vi scriviamo perché la nostra gioia sia perfetta». Noi, dice Giovanni, crediamo nella vita di Dio che si è manifestata in Gesù Cristo e lo raccontiamo anche a voi, perché siate una cosa sola con noi e insieme siamo una cosa sola con Dio, e in questo modo, la nostra gioia sia perfetta.  Occorre qui tener presente cosa significa «gioia»: non è gioia di cui parla il mondo, non è la pace di cui parla il mondo: «Vi lascio la pace, vi do la mia pace; non ve la do come la dà il mondo» (Gv 14,27). La gioia di cui parla Giovanni è il cuore della vita cristiana, è l’esperienza della salvezza, dell’amore di Dio, dell’essere amati da Dio; è dono di Dio come la pace: anche questo è lo scopo della rivelazione di Gesù. Dice Gv 15,11: «Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena». È chiaro allora cos’è la gioia. È la gioia di Cristo, che è cuore del Signore. E consiste nella perfezione della comunione con il Padre. Gesù ha la gioia perché è una cosa sola con il Padre,

 

 

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