lunedì 10 gennaio 2022

SECONDA DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO/C

 



(Is 62,1-5; Sal 96; 1 Cor 12,4-11; Gv 2,1-11)

 

Paolo Cugini

 

Dopo il periodo delle feste di Natale la liturgia riprende con il tempo comune. Questa osservazione è, senza dubbio, la chiave di lettura per comprendere le letture che ci sono state presentate e, in modo particolare, il brano di Vangelo. L’inizio del tempo comune invita a guardare con chiarezza alla novità di Cristo, a puntare lo sguardo su di Lui che, come dice l ‘autore della lettera agli Ebrei, è: “l’autore e perfezionatore della nostra fede” (Eb 12,2). Questo invito presuppone la capacità di scrollarsi di dosso la religione del passato, tutto ciò che troviamo nell’Antico Testamento, non perché vada buttata via, ma perché Gesù Cristo l’ha portata a compimento e, sempre come dice l’autore della lettera agli Ebrei: “Dio parla di un'alleanza nuova, e perciò dichiara superata l'alleanza precedente. E quando una cosa è antica e invecchiata, le manca poco a scomparire (Eb 8,13).

“In quel tempo, vi fu una festa di nozze a Cana di Galilea e c’era la madre di Gesù” (Gv 2,1).

La festa di nozze come il simbolo della vita di fede nel Signore. Sappiamo che i profeti annunciavano la venuta del messia come una festa di nozze. Nella festa descritta da Giovanni, c’è un problema: manca il vino, vale a dire che manca la gioia, manca l’amore. Questa mancanza è sottolineata dalle sei giare vuote.

Vi erano là sei anfore di pietra per la purificazione rituale dei Giudei, contenenti ciascuna da ottanta a centoventi litri(Gv 2,1).

Sei è il simbolo di un numero imperfetto e la pietra fa riferimento alle tavole della legge mosaiche scritta sulla pietra. Il vuoto di queste anfore può significare il vuoto della religione basata sull’osservanza di precetti che, mentre offrono una sicurezza psicologica per coloro che li osserva, dall’altra provocano sensi di scolpa in color che fanno fatica a seguire questo tipo di religione. L’esperienza del senso di colpa non permette all’uomo e alla donna di vivere una profonda relazione con Dio, perché viene percepito come una realtà che castiga e spaventa. La relazione con Dio veicolata dai precetti riduce il rapporto ad una mera esecuzione di compiti e non permette di vivere in piena gratuità. Le anfore sono vuote, perché la purificazione attraverso riti esteriori si è dimostrata inutile. La vera purificazione, infatti, non si fa con un rito esteriore all’uomo, con l’acqua, ma cambiando il cuore, modificando i desideri dell’anima. È questo vuoto di amore, di relazioni autentiche che Gesù è venuto a colmare. È Lui il vino nuovo che non esige più rituali, sacrifici, cioè tuto quell’armamentario religioso basato sulle prestazioni personali che alimentano la logica del merito. L’amore che Gesù è venuto a portare è una possibilità offerta gratuitamente a tutti e a tutte. C’è qualcosa di nuovo che Gesù è venuto a portare ed è simbolizzato da questo evento che viene chiamato il primo dei segni.

Perché il Signore troverà in te la sua delizia
e la tua terra avrà uno sposo.
Sì, come un giovane sposa una vergine,
così ti sposeranno i tuoi figli;
come gioisce lo sposo per la sposa,
così il tuo Dio gioirà per te
(Is 62,4-5).

     Questa immagine della relazione di Dio come relazione sponsale d’amore, viene ribadita dal testo del profeta Isaia scelto nella prima lettura. Ci dev’essere gioia nel rapporto con il Signore, perché è un rapporto sponsale d’amore, e non un’esecuzione di meri precetti, che generano sensi di colpa e sofferenza. Gesù è prima di tutto il Figlio amato dal Padre venuto a manifestare in che modo dobbiamo porci dinanzi a Dio, vale a dire, non come sudditi, ma come figli o anche, come sposi pieni di sentimenti di amore.

A ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per il bene comune: a uno infatti, per mezzo dello Spirito, viene dato il linguaggio di sapienza; a un altro invece, dallo stesso Spirito, il linguaggio di conoscenza; a uno, nello stesso Spirito, la fede; a un altro, nell’unico Spirito, il dono delle guarigioni; a uno il potere dei miracoli; a un altro il dono della profezia; a un altro il dono di discernere gli spiriti; a un altro la varietà delle lingue; a un altro l’interpretazione delle lingue (1 Cor 12,4s).

Il testo di paolo ci dice che le persone ripiene dell’amore del Signore e svuotate dalla logica del merito, vivono relazioni umane autentiche. Lo Spirito del Signore che viene donato gratuitamente, in coloro che l’accolgono aiuta a vivere in modo sereno il proprio servizio, senza invidie e gelosie. È questo il nuovo Israele, la nuova comunità do persone che si sono lasciate liberare e plasmare dallo SDpirito del Signore.

 

 

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