venerdì 19 novembre 2021

SOLENNITA’ DI CRISTO RE/B




Paolo Cugini

 

È l’ultima domenica del tempo liturgico e la liturgia ci propone la solennità di Cristo Re dell’universo, per aiutarci a riflettere se davvero durante l’anno, Cristo è stato colui che ha orientato i nostri passi, il Signore della nostra storia. Per questo tipo di verifica ci viene proposto il brano di Giovanni 18,33-37, che è un dialogo tra Gesù e pilato nelle ore drammatiche della passione. È dai contenuti di questo dialogo che la liturgia ci propone questo cammino di verifica.

In quel tempo, Pilato disse a Gesù: «Sei tu il re dei Giudei?». Gesù rispose: «Dici questo da te, oppure altri ti hanno parlato di me?».

Alla domanda di Pilato Gesù risponde con un’altra domanda, che obbliga lo stesso Pilato a pensare, ad entrare in se stesso, per verificare se le sue conoscenze sono frutto di chiacchiere apprese dalla piazza, o il cammino di una ricerca personale. Qui c’è un primo livello di verifica alla quale siamo interpellati in prima persona. Il Vangelo, infatti, attraverso questa semplice domanda di Gesù, ci interpella sul tipo di conoscenza che abbiamo del Signore. È qualcosa di imparaticcio, oppure siamo entrati in un cammino di conoscenza personale? Ci siamo fermati nel cammino ritenendo sufficienti le poche nozioni imparate al catechismo o ascoltate nella messa domenicale, o abbiamo appreso a confrontarci ogni giorno con il Vangelo? In altre parole, la Parola del Signore sta plasmando la nostra vita, le nostre scelte, o è una cosa marginale e occasionale?

Rispose Gesù: «Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù».

Anche questa risposta ha un valore di verifica per il nostro cammino di fede. Gesù parla di un regno che non è di questo mondo, mostrando, in questo modo, l’esistenza, di due livelli di realtà. Il regno di questo mondo è determinato dalle logiche di egoismo e di possesso, che generano relazioni conflittuali r dinamiche di potere. Mentre il Regno di cui Gesù è il Signore è mosso dall’amore del Padre e genera relazioni di uguaglianza, di dono gratuito di sé agli altri. Sono due regni inconciliabili, perché rappresentano due modi di stare al mondo e di vita contrapposti. Mentre il primo tipo di modalità lo assimiliamo nel cammino della vita sin dai primi istanti di esistenza, quello proposto da Gesù lo dobbiamo scegliere.

Allora Pilato gli disse: «Dunque tu sei re?». Rispose Gesù: «Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce»

Gesù non è interessato al discorso della regalità e vuole portare il discorso su un altro piano, su quello della verità, che non è una cosa che si possiede, ma che si è. Fare la verità significa essere in sintonia con il progetto di Dio, che pone il bene dell’uomo sopra di tutto. Chi ha messo la sua vita in sintonia con questa verità, ascolta la voce di Gesù. Per capire la voce di Gesù, occorre mettere il bene dell’uomo su tutto. L’idea di verità appare per la prima volta nel prologo e l’ultima volta appare in questo brano in cui Pilato si presenta come svuotato di verità. 

Durante il cammino dell’anno liturgico avremmo dovuto apprendere una distinzione fondamentale sull’idea di verità. C’è, infatti, un’idea di verità che è quella che il mondo ci offre, ed è una verità che non ci disturba, perché è assoluta, immobile, non negoziabile. Questo tipo di verità rimane molto distante dall’uomo e dalla donna, fuori dalla portata umane ed esige un’obbedienza indiscutibile. Chi si pone a servizio di questo tipo di verità diviene una persona dura, rigida, a immagine della verità che serve. Al contrario la verità che Gesù presenta al mondo, è lui stesso e, quindi, una persona, che cammino con gli uomini e le donne in ogni tempo. Non si tratta, dunque, più di una verità immobile, statica, non negoziabile, ma dinamica che esige un continuo sforzo di comprensione e di adattamento. È Gesù la verità che ci fa liberi, liberandoci da ogni forma di idolatria e di ideologia, che è il destino di tutte quelle false verità che vogliono imporsi all’umanità con la propria presunta insindacabilità, non negoziabilità. La presenza di Gesù nella storia smaschera le presunte verità create dagli uomini per dominare sugli altri, soprattutto i più deboli e fragili. Il Vangelo oggi ci pone una domanda profonda: ci siamo liberati dalle false verità abbracciando il suo cammino, o siamo ancora vittime delle ideologie degli uomini?

 

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