Paolo Cugini
“Dicendo
alleanza nuova, Dio ha dichiarato antiquata la prima; ora, ciò che diventa
antico e invecchia, è prossimo a sparire” (Eb 8,13).
È
un versetto che offre una bellissima indicazione ermeneutica per abbordare il
testo Sacro. Dopo la venuta di Gesù, la Nuova Alleanza è a Lui che bisogna
guardare. È Gesù la chiave di accesso al mistero di Dio, di come si è
manifestato nella storia. L’antica alleanza è, per l’appunto antica, sorpassata
e vale nella misura in cui ci dice qualcosa di colui che doveva venire,
l’atteso, che però era già prima che il mondo fosse (cfr. Gv 1,1-18; Ef 1,
1-19). Punto di partenza per una comprensione della Parola di Dio è il Vangelo
la narrazione della ita di Gesù, della sua proposta. A partire da questa
comprensione del messaggio evangelico si può passare alla lettura dell’Antica
Alleanza sempre, comunque, con la prospettiva di Gesù, di cogliere quello che
le narrazioni, i personaggi, gli eventi dell’Antico Testamento dicono di Lui.
“Salì
poi sul monte” (Mc 3,13). Gesù, che ha il grande compito di annunciare al
mondo la Parola di salvezza per l’umanità, si prende dei tempi di meditazione,
di riflessione, di dialogo interiore. E’ una grande indicazione per ogni
cristiano che prende sul seriuo il Vangelo, Non può esserci vita di fede senza
prendersi dei tempi prolungati per salire sul monte, per entrare in contatto
con il Padre, per imparare a valorizzare la vita interiore. Salendo sul monte
Gesù spezza il tempo dell’itinerario che stava compiendo, dicendo che anche
questo momento di salita sul monte è parte del vissuto quotidiano, parte del
cammino della vita cristiana. Gesù sale sul monte perché si appresta a compiere
una importante decisione: la scelta degli apostoli.
“Chiamò
a sé quelli che egli volle” Mc 3,13). La scelta dei Dodici, il perché
proprio loro e non altri, rimane racchiusa nel mistero di Dio. Gesù ha scelto
quelli che ha voluto: punto e a capo. C’è una volontà d’amore che dice di una
libertà profonda di Gesù, che non scegli in modo avventato, ma dopo aver pregato,
dialogato con il Padre. Ci sono scelte che necessitano di un dialogo con le
persone care che abbiamo vicine; altre scelte, invece, hanno bisogno di
preghiera, di riflessione, di apertura al mistero di Dio.
“Ne
costituì dodici” (Mc 3,14). Tutti gli studiosi sono d’accordo nel dire che
questo numero dodici fa riferimento alle dodici tribù d’Israele, indicate dai
nomi dei figli di Giacobbe e, di conseguenza, i Dodici sarebbero il segno del
nuovo Israele, della Nuova alleanza. Leggendo attentamente le scritture ci si
accorge, però, che i figli di Giacobbe non furono dodici, ma tredici e che il
tredicesimo figlio era in realtà, una figlia: Dina. Questa Dina era la figlia
che Lia aveva partorito da Giacobbe, che fu violentata da Sichem, figlio di
Camor l’Eveo (Gen 34). È una brutta storia di violenza su una donna, che la
tradizione ebraica ha messo a tacere e che non riappare mai più nelle
narrazioni bibliche. Se nella scelta dei Dodici Gesù sembra mantenere lo schema
patriarcale della tradizione ebraica, che ha cancellato Dina dai libri di
Storia, la figura di Dina e di una possibile tredicesima tribù riappare nel
cammino di Gesù in quelle donne che il Vangelo di Luca pone al seguito del
Signore (cfr. Lc 8,1-3; Lc 24,10; At 1,14).
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