martedì 1 agosto 2023

OMELIA DOMENICA 6 AGOSTO 2023

 


TRASFIGURAZIONE DEL SIGNORE

Dn 7,9-10.13-14; Sal 96; 2 Pt 1,16-19; Mt 17,1-9

 

Paolo Cugini

 

La solennità della Trasfigurazione del Signore conduce la comunità cristiana nel cammino della contemplazione del Mistero manifestato nella persona di Gesù. Gli argomenti che coinvolgono questa solennità ci trovano spesso impreparati e ci lasciano perplessi. Come, infatti, ha sostenuto il teologo ortodosso Vladimir Lossky, la mistica della Chiesa Cattolica si concentra sul tema dell’imitazione di Cristo, cercando di riprodurre nel vissuto quotidiano i tratti dell’umanità di Gesù, il suo stile semplice ed essenziale, la sua cura per i poveri e gli esclusi. La mistica ortodossa, invece, ha da sempre messo l’accento sul tema della contemplazione e sulla teologia apofatica: dinanzi al mistero di Dio fatto uomo, possiamo solo tacere e contemplare. Non a caso, proprio la solennità della Trasfigurazione che nella Chiesa Cattolica passa un po' in sordina, nella Chiesa Ortodossa è invece di grande importanza. Avviciniamoci, allora, a questo mistero e proviamo a condividere qualche riflessione.

In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello Qual è il significato della scelta di Gesù di portare con sé solo tre discepoli e perché proprio loro? Una prima risposta semplice consiste nel comprendere che la manifestazione del regno dei cieli nell’umanità di Gesù non è un fenomeno di massa, come del resto, il cammino cristiano. Pietro Giacomo e Giovanni non vengono scelti perché considerati i migliori: anzi. Pietro, il cui soprannome significa testa dura, era stato sgridato da Gesù in modo molto duro nel capitolo precedente, etichettandolo addirittura di satana, perché non accettava che il cammino di Gesù prevedesse la sofferenza e la morte. Giacomo e Giovanni erano soprannominati i figli del tuono, per la loro irruenza. In ogni modo Gesù scegli loro perché fossero testimoni di un evento sena precedenti.

E li condusse in disparte, su un alto monte. Tutte le volte che nel Vangelo di Matteo troviamo questa espressione: in disparte, ci sta segnalando che le cose si metteranno male, che Gesù troverà resistenza nella sua proposta. La montagna sappiamo che simbolizza il senso della ricerca di senso e, in modo speciale, della ricerca di Dio. Coloro che cercano Dio imparano a vedere la terra e ciò che gli appartiene in modo diverso: dall’alto verso il basso. È una nuova prospettiva che assimila tutti coloro che cercano Dio, e imparano a guardare i beni della terra non come realtà fini a se stesse, ma come doni offerti dal Signore per la nostra vita. Il monte della trasfigurazione, poi, nel Vangelo di Matteo, corrisponde a quello delle tentazioni. Non è con il potere che riusciamo a conoscere Dio e noi stessi, ma con il dono gratuito della nostra vita, proprio come ha fatto Gesù.

E fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. C’è un evento straordinario davanti agli occhi dei tre discepoli prescelti per assistere, che non è facile spiegare. Infatti, vengono utilizzate espressioni tipiche della letteratura apocalittica. Non a caso, come brano parallelo ci è stato proposto nella prima lettura il capitolo 7 del profeta Daniele, che è infarcito di richiami apocalittici. Dinanzi al Mistero e alle sue manifestazioni, non ci sono parole umane. Che cosa possiamo dire su questo evento e perché può essere significativo nel nostro cammino di fede? La trasfigurazione dice di una trasformazione. Sul monte, a contatto con il divino Gesù manifesta la sua identità di Figlio di Dio. Il suo volto e le sue vesti rivelano che nella sua umanità si manifesta Dio. Nei gesti di Gesù, nel suo modo di essere, nella sua semplicità, umiltà, empatia, attenzione ai più poveri, nell’aver costruito una comunità di discepoli e discepole uguali, nel lavare i piedi ai discepoli: lì c’è Dio. È questo uno degli aspetti rivelato nel mistero della trasfigurazione del Signore. Se questo è vero, allora ha un valore importante anche per noi. Il cammino cristiano che passa attraverso l’incontro costante con Gesù dovrebbe provocare la trasformazione della nostra umanità. Da persone dure e incapaci di perdonare, dovremmo divenire persone capaci di misericordia. Da persone legate alle cose e al denaro, lo Spirito del Signore che riceviamo dovrebbe trasformarci in persone capaci di condividere ciò che abbiamo. La trasfigurazione del Signore indica il senso del nostro cammino: un’umanità trasformata.

Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui. Che strumenti abbiamo per realizzare questo cammino di trasfigurazione della nostra umanità. Nel brano di oggi per due volte ci viene indicato lo stesso indizio: la Parola. Mosè simbolizza la Legge, il Pentateuco ed Elia il profetismo: la Legge e i profeti, vale a dire, l’Antica alleanza. Non a caso dalla nube che si forma la voce di Dio dirà: Questi è il Figlio mio, l'amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo. Non c’è altra cosa da fare che ascoltare la voce del Figlio amato dal Padre. Ascoltare significa assimilare, interiorizzare, per fare in modo da riconoscere la voce dell’amato per divenire, così, anche noi amati dal Padre.

Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi, farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Da queste parole si comprende come per Pietro è ancora Mosè il centro della sua fede e non Gesù. Lo pone, infatti, in mezzo, tra le tende. Pietro, come del resto gli altri apostoli, non hanno ancora capito il succo della presenza di Gesù nella storia. Non è venuto con un esercito potente per abbattere il nemico, ma è venuto annunciando l’amore del Padre per tutti e tutte, in modo particolare per tutti coloro che soffrono discriminazioni, coloro che sono umiliati dapi potenti di questo mondo. C’è delusione nei tre discepoli che hanno assistito all’evento misterioso. Delusione riportata dall’evangelista quando dice: Alzando gli occhi non videro nessuno, se non Gesù solo. Probabilmente avrebbero preferito la forza di Mosè o la violenza di Elia per imporre la religione. E invece tutto è svanito ed è rimasto solo Gesù, il cui unico potere è quello dell’amore gratuito e disinteressato.

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