Paolo
Cugini
Dall’esterno all’interno, dal visibile
all’invisibile, dalla carne allo spirito. Questo è il dinamismo della
Pentecoste, che rivela il disegno del Padre di accompagnare l’uomo e la donna nel
cammino della vita, mettendoli in grado di realizzare pienamente la loro
umanità. Gesù ha mostrato visibilmente che cosa significa amare, denunciare le
ingiustizie, costruire ponti di pace, tessere relazioni umane autentiche. Lo
Spirito continua questo stesso cammino agendo all’interno dell’umanità. C’è,
dunque, una relazione di continuità tra l’azione del Figlio e quella dello
Spirito che procede dal Padre, continuità che richiede un cammino
d’interiorizzazione, di cura della vita interiore, per esser in grado di
cogliere il soffio dello Spirito, di ascoltarlo e seguirlo per le strade del
mondo.
“Apparvero
loro lingue come di fuoco, che si dividevano, e si posarono su ciascuno di loro”
(At 2,2). Lo Spirito Santo crea la comunione nella diversità. È questo uno dei
possibili modi d’interpretare il versetto citato sopra. Lo Spirito è uno, ma si
posa su ogni discepolo, discepola, valorizzando la specificità di ognuno. Il
cammino nello Spirito mentre ci aiuta a cogliere la nostra identità in Cristo,
ci aiuta a vivere questa identità al servizio dei fratelli e delle sorelle. Lo
Spirito produce la comunione nella diversità e nella libertà, opponendosi in
modo significativo allo spirito del mondo che produce l’unità nell’uniformità
con la costrizione e spesso e volentieri con la violenza fisica e psicologica. Lo
Spirito Santo non agisce in un luogo fisico, perché non è possibile delimitarlo;
è infatti libero come il vento e agisce come e dove vuole. Dove c’è amore, dove
c’è comunione nella differenza lì c’è lo Spirito di Gesù. Per questo
incontriamo i segni della sua presenza anche fuori dai recinti fisici della
Chiesa, che per l’appunto, non ha il copyright dello Spirito. C’è un linguaggio
nuovo che lo Spirito Santo suscita in color che lo accolgono, un linguaggio
comprensibile ad ogni persona che lo coglie con le specificità della propria
cultura: “li udiamo parlare delle grandi cose di Dio nelle nostre lingue” (At
2,11). Questo linguaggio nuovo è il linguaggio dell’amore, comprensibile da
tutti, ognuno nel proprio contesto, senza bisogno di traduzioni o di
assimilazioni uniformi.
“Vi
annuncerà le cose future” (Gv 16, 14). Proprio per questo, ci ricorda il
Vangelo di Giovanni, Lo Spirito del Signore che si realizza nell’amore, non ci
obbliga a riempire il nostro presente con le cianfrusaglie del passato, ma ci
spinge a pensare sempre qualcosa di nuovo, a partire dalle diverse situazioni della
vita in cui ci veniamo a trovare. In questa prospettiva, lo Spirito agisce come
una forza creativa dentro la storia, che continuamente crea cose nuove a
partire dalle disponibilità delle creature nuove divenute tali per mezzo dell’azione
dello Spirito. In questo si distinguono coloro che vengono dallo Spirito del
Signore, da coloro che provengono dallo spirito del mondo: dalla capacità di
pensare cose nuove nelle nuove circostanze della vita e non riempire il presente
delle cose già fatte. Lo Spirito ci annuncia le cose future, ci mette in
cammino verso il futuro e, per questo, esige persone attente, in ascolto, con
la mente libera dai ricordi del passato o dalle illusioni frutto delle nostre frustrazioni.
“Camminate
secondo lo Spirito e non sarete portati a soddisfare il desiderio della carne”
(Gal 5, 16).
In
questo cammino di costruzione della realtà con lo sguardo proiettato verso il
futuro, lo Spirito ci aiuta a vivere in modo libero, orientando la vita
istintuale nella direzione che intendiamo prendere. È questo che ci dice Paolo
quando parla della contrapposizione tra spirito e carne, vita e morte. Secondo
Paolo c’è un principio che agisce in noi che non ci permette di fare ciò che
pensiamo sino in fondo, un principio che ci rende schiavi e ci lega alle
passioni suscitate dall’istinto. È solamente grazie allo Spirito che riusciamo
ad indirizzare gli istinti nella direzione che desideriamo. Camminare secondo
lo Spirito esige uno sforzo quotidiano, che solamente l’incontro con il Signore
risorto può provocare.
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