Paolo
Cugini
Vedendola, il Signore fu
preso da grande compassione per lei e le disse: «Non piangere!». Si avvicinò e
toccò la bara, mentre i portatori si fermarono. Poi disse: «Ragazzo, dico a te,
alzati!». Il morto si mise seduto e cominciò a parlare
(Lc 7,13s). 
C’è vita nascosta
tra le spire della morte,
un palpito che attende uno sguardo
capace di vedere oltre la cenere,
oltre la soglia del visibile.
Lo sguardo di Gesù penetra il mistero:
dove la nostra vista si arresta,
lui scorge germogli sotto la neve,
luce nella notte, speranza nel sepolcro.
Solo con occhi interiori
si colgono i segreti della realtà,
oltre le apparenze, oltre i dati
che il tempo ci consegna ogni giorno.
Serve un cuore che ascolta,
una mente che non giudica,
una mano che non si ritrae.
C’è una vita che pulsa
sotto la crosta dell’addio,
un respiro che attende una parola,
una possibilità che fiorisce
sulle labbra del dubbio.
Ci sono lacrime segrete da asciugare,
voci mute che chiedono ascolto,
desideri di speranza
in paesaggi disperati.
Quante volte
lo sguardo superficiale si ferma
alla pietra del sepolcro,
ignorando il canto
che nasce nella notte!
C’è una mano tesa nel mondo,
aspetta chi la stringa,
chi inviti a rialzarsi,
a riprendere il cammino interrotto.
Finché c’è respiro,
finché la vita palpita anche solo in un istante,
c’è speranza che attende,
c’è una rinascita possibile
al di là di ogni morte apparente.

 
Nessun commento:
Posta un commento