VII MEDITAZIONE
CAPITOLO
12,20s
E’
la conclusione del libro dei segni e apre la sezione successiva del libro dell’ora.
Arrivano a Gesù attraverso Filippo e Andrea. La risposta di Gesù è sorprendente.
“E’ giunta l’ora che sia glorificato del figlio dell’uomo”. La gloria si è già
vista a Cana, anche se era stato indicato che quella non era la sua ora. Cap
17: Padre, è giunta l’ora. Glorifica il tuo Figlio. L’ora è la manifestazione
gloriosa del Padre e del Figlio insieme nella Pasqua di Gesù. Sul volto umano
di Gesù rifulge la bellezza divina e nell’esperienza della conversione Dio
illumina il cuore dell’uomo perché vede e possa entrare in rapporto con la
Gloria di Dio sul volto di Cristo. I segni sono il confronto dell’amore di Dio
con i limiti dell’uomo, tra i quali la morte. I segni sono rivelatori della
gloria di Dio, del suo amore. Dio vuole la vita dell’uomo. Si può affermare che
tutto quello che entra nella logica del far vivere l’uomo ha qualcosa del segno
che manifesta la gloria di Dio. Tutto ciò che aiuta all’uomo a vivere meglio
entrano nella logica del segno, anche se non sono il segno di Gesù. Questo è da
valorizzare perché si colga come la glorificazione di Dio s’inserisce nella
trama normale dell’esistenza dell’uomo. I segni preparano l’ora di Gesù, che
prepara il confronto con il male, con il potere diabolico. Nel capitolo 13: quando
già il diavolo aveva messo nel cuore a Giuda di tradirlo… La croce che Gesù
affronterà è lo strumento concreto che Dio ha scelto per vincere il male del
mondo, il peccato, con tutto ciò che comporta, può essere vinto solo attraverso
la croce. Il male attraverso la croce non produce altro male, ma viene
trasformato in amore. La crocefissione di un innocente è la manifestazione
suprema del male del mondo. Però, è anche manifestazione di un amore definitivo,
fino al compimento. Ciò che è proprio della glorificazione di Gesù, è che il
male da Lui subito diventa compimento pieno dell’amore verso gli uomini. E’ la
metamorfosi più creativa che si possa immaginare. Il peccato è malvagità, odio,
amore per la morte, un patto con la morte (cfr. Isaia). La croce è sorgente di
vita, contiene il dono dell’amore, della riconciliazione.
Gesù parla del chicco di grano per spiegare
la croce. Il chicco di grano che possiede in sé una straordinaria
potenza di vita per essere fecondo, deve marcire, deve morire. L’involucro deve
squagliarsi, deve lasciare che la potenza della vita emerga e questo richiede
una morte. Quello che avviene nel chicco di grano, ed è avvenuto nella vita di
Gesù. Ad un certo punto le difese dell’uomo cedono di fronte ad un dono più
grande. Prendere la propria croce (sinottici). Se la croce è l’ora della
glorificazione di Dio allora si capisce che il portare la croce non è solo
angoscia, è invece un autentico compimento del cammino di maturazione dell’uomo
verso la capacità dell’uomo di amare. Maturazione: in tutto il cammino di
crescita dell’uomo, deve manifestarsi la capacità di rischiare la perdita, di
fare qualcosa per il quale non ho un ritorno, per il quale il bilancio è in
rosso. Quello che è in passivo qui viene saldato da Dio. La croce è la fine del
compimento di una vita di amore, e nell’amore c’è anche la perdita. C’è un
cammino da compiere in questa prospettiva.
Episodio
del Getsemani: ora
l’anima mia è turbata. C’è il turbamento davanti alla morte. C’è per due
volte il richiamo al Padre. C’è il riferimento all’ora e la richiesta in qualche
modo di evitare la sofferenza. C’è anche sia fatta la tua volontà. La
differenza è che nei sinottici la preghiera del Getsemani è raccontata come un
processo, uno sviluppo. Fanno immaginare i Sinottici che attraverso la
preghiera Gesù abbia assunto la volontà del Padre come sua decisione. Il
discorso di Giovanni è che toglie l’aspetto del processo, dello sviluppo. E’ il
sì che Gesù dice consapevolmente davanti alla volontà del Padre. Gesù compie la
sua missione di rivelatore in questo. Padre (glorifica) santifica il tuo nome.
Chiediamo che si riveli la santità di Dio, la bellezza di Dio nel mondo. E’ la
richiesta di una vita, di una storia che siano tali da diventare trasparenti al
mistero di Dio. Quando c’è un evento di misericordia e di bontà, lì il nome di
Dio è santificato.
Ora
è il giudizio di questo mondo. Nei sinottici i
racconti di esorcismo hanno una grande importanza. San Giovanni non ha
raccontato esorcismi, però ha chiarissima la visione del mondo che è sotto il
potere del maligno. E l’attività di Gesù è un esorcismo: liberare il mondo dal
potere del male. Il racconto di Giovanni si può intendere come un contrasto tra
Gesù e il mondo che proclama la sua autosufficienza rispetto a Dio, è
considerarsi un sistema completo e autonomo. Il mondo accusa Gesù di essere un
estraneo, perché rovina quell’autosufficienza che il mondo è convinto che sia
la sua propria legge. Il mondo si difende dall’amore di Dio perché il mondo ha
le sue leggi. La presenza di Gesù è una minaccia per il mondo, toglie la forza
ai valori mondani e li sottomette ad un giudizio. Nella croce il mondo espelle
Gesù. In realtà con questa scelta il mondo si è illuso di poter vincere il
confronto con Lui, di esistere senza la presenza di Dio. Il mondo, della croce
vede solo la dimensione mondana. In realtà la croce è l’irruzione nel mondo
dell’amore di Gesù. Il Cristo risorto non muore più e attira tutti a sé. Non c’è
più forza mondana che possa eliminare l’esistenza del risorto, che possa bloccare
la forza che il risorto è capace di operare dentro il mondo. E’ il potere di
satana che è stato scalzato. Mondo: non è l’insieme delle creature di Dio, ma
pensato come autonomo, senza rapporto con Dio. L’ultima Parola è di dio e non
del mondo. Si può vivere nel mondo senza essere mondani. Questa vita è di
pienezza. E’ quello che dice Paolo: non ci sia altro vanto che la croce di
Cristo, perché il mondo non è più capace di fargli paura. La croce toglie il
pungiglione alla paura che il mondo usa per sottomettere l’uomo e renderlo
mondano. Il risorto è vittorioso ed è elevato da terra e attirerà tutti a sé. C’è
l’idea del pellegrinaggio celeste di Isaia 2.
Abbiamo
così, dei criteri per capire il senso della passione di Gesù, così come la
intende Giovanni. L’innalzamento sulla croce è segno della gloria di Dio. La
vittoria sul mondo è l’altro aspetto.
E’
difficile ingoiare la croce in modo profondo. Il messia deve esprimere una
vittoria dentro la storia. Il discorso è come interpretiamo la vittoria. Se la
interpretiamo come rivelazione, allora la croce è vittoria di Dio. E’ questa la
luce che Gesù ha portato agli uomini e che devono utilizzare per vivere nel
mondo, per uscire dall’incanto che il mondo sia tutto. In realtà, Gesù dimostra
che il mondo non è tutto.
Conclusione
del libro dei segni. Non credevano in Lui.
Anche se qualcuno ha creduto. La risposta generale alla rivelazione di Gesù è l’incredulità.
Cfr. Prologo. Il rifiuto sembra dominante, ma non è totale. C’è un piccolo
resto che ha iniziato il cammino della fede. Possibile che la rivelazione di
dio si scontri con un rifiuto globale da parte del mondo? E’ un problema
radicale perché la rivelazione di Dio dev’essere accolta dal suo popolo. Il
rifiuto degli uomini pone un problema serio. La soluzione è dire che anche
questa incredulità entra nel disegno di Dio. Isaia serve a Giovanni a comprendere
e a percepire il rifiuto del mondo e di Israele come un rifiuto che non blocca
l’azione di salvezza di Dio, ed entra nel disegno di salvezza di Dio. Questo
apre la possibilità alla speranza.
Nei
segni si comprende come le parole di Gesù non sono sue ma vengono dal Padre.
Nell’attività che Gesù ha compiuto si è realizzata la missione di Dio.
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