giovedì 9 novembre 2017

LA GLORIA DI DIO NELLA CROCE DI CRISTO



VII MEDITAZIONE

CAPITOLO 12,20s

E’ la conclusione del libro dei segni e apre la sezione successiva del libro dell’ora. Arrivano a Gesù attraverso Filippo e Andrea. La risposta di Gesù è sorprendente. “E’ giunta l’ora che sia glorificato del figlio dell’uomo”. La gloria si è già vista a Cana, anche se era stato indicato che quella non era la sua ora. Cap 17: Padre, è giunta l’ora. Glorifica il tuo Figlio. L’ora è la manifestazione gloriosa del Padre e del Figlio insieme nella Pasqua di Gesù. Sul volto umano di Gesù rifulge la bellezza divina e nell’esperienza della conversione Dio illumina il cuore dell’uomo perché vede e possa entrare in rapporto con la Gloria di Dio sul volto di Cristo. I segni sono il confronto dell’amore di Dio con i limiti dell’uomo, tra i quali la morte. I segni sono rivelatori della gloria di Dio, del suo amore. Dio vuole la vita dell’uomo. Si può affermare che tutto quello che entra nella logica del far vivere l’uomo ha qualcosa del segno che manifesta la gloria di Dio. Tutto ciò che aiuta all’uomo a vivere meglio entrano nella logica del segno, anche se non sono il segno di Gesù. Questo è da valorizzare perché si colga come la glorificazione di Dio s’inserisce nella trama normale dell’esistenza dell’uomo. I segni preparano l’ora di Gesù, che prepara il confronto con il male, con il potere diabolico. Nel capitolo 13: quando già il diavolo aveva messo nel cuore a Giuda di tradirlo… La croce che Gesù affronterà è lo strumento concreto che Dio ha scelto per vincere il male del mondo, il peccato, con tutto ciò che comporta, può essere vinto solo attraverso la croce. Il male attraverso la croce non produce altro male, ma viene trasformato in amore. La crocefissione di un innocente è la manifestazione suprema del male del mondo. Però, è anche manifestazione di un amore definitivo, fino al compimento. Ciò che è proprio della glorificazione di Gesù, è che il male da Lui subito diventa compimento pieno dell’amore verso gli uomini. E’ la metamorfosi più creativa che si possa immaginare. Il peccato è malvagità, odio, amore per la morte, un patto con la morte (cfr. Isaia). La croce è sorgente di vita, contiene il dono dell’amore, della riconciliazione.

 Gesù parla del chicco di grano per spiegare la croce. Il chicco di grano che possiede in sé una straordinaria potenza di vita per essere fecondo, deve marcire, deve morire. L’involucro deve squagliarsi, deve lasciare che la potenza della vita emerga e questo richiede una morte. Quello che avviene nel chicco di grano, ed è avvenuto nella vita di Gesù. Ad un certo punto le difese dell’uomo cedono di fronte ad un dono più grande. Prendere la propria croce (sinottici). Se la croce è l’ora della glorificazione di Dio allora si capisce che il portare la croce non è solo angoscia, è invece un autentico compimento del cammino di maturazione dell’uomo verso la capacità dell’uomo di amare. Maturazione: in tutto il cammino di crescita dell’uomo, deve manifestarsi la capacità di rischiare la perdita, di fare qualcosa per il quale non ho un ritorno, per il quale il bilancio è in rosso. Quello che è in passivo qui viene saldato da Dio. La croce è la fine del compimento di una vita di amore, e nell’amore c’è anche la perdita. C’è un cammino da compiere in questa prospettiva.

Episodio del Getsemani: ora l’anima mia è turbata. C’è il turbamento davanti alla morte. C’è per due volte il richiamo al Padre. C’è il riferimento all’ora e la richiesta in qualche modo di evitare la sofferenza. C’è anche sia fatta la tua volontà. La differenza è che nei sinottici la preghiera del Getsemani è raccontata come un processo, uno sviluppo. Fanno immaginare i Sinottici che attraverso la preghiera Gesù abbia assunto la volontà del Padre come sua decisione. Il discorso di Giovanni è che toglie l’aspetto del processo, dello sviluppo. E’ il sì che Gesù dice consapevolmente davanti alla volontà del Padre. Gesù compie la sua missione di rivelatore in questo. Padre (glorifica) santifica il tuo nome. Chiediamo che si riveli la santità di Dio, la bellezza di Dio nel mondo. E’ la richiesta di una vita, di una storia che siano tali da diventare trasparenti al mistero di Dio. Quando c’è un evento di misericordia e di bontà, lì il nome di Dio è santificato.

Ora è il giudizio di questo mondo. Nei sinottici i racconti di esorcismo hanno una grande importanza. San Giovanni non ha raccontato esorcismi, però ha chiarissima la visione del mondo che è sotto il potere del maligno. E l’attività di Gesù è un esorcismo: liberare il mondo dal potere del male. Il racconto di Giovanni si può intendere come un contrasto tra Gesù e il mondo che proclama la sua autosufficienza rispetto a Dio, è considerarsi un sistema completo e autonomo. Il mondo accusa Gesù di essere un estraneo, perché rovina quell’autosufficienza che il mondo è convinto che sia la sua propria legge. Il mondo si difende dall’amore di Dio perché il mondo ha le sue leggi. La presenza di Gesù è una minaccia per il mondo, toglie la forza ai valori mondani e li sottomette ad un giudizio. Nella croce il mondo espelle Gesù. In realtà con questa scelta il mondo si è illuso di poter vincere il confronto con Lui, di esistere senza la presenza di Dio. Il mondo, della croce vede solo la dimensione mondana. In realtà la croce è l’irruzione nel mondo dell’amore di Gesù. Il Cristo risorto non muore più e attira tutti a sé. Non c’è più forza mondana che possa eliminare l’esistenza del risorto, che possa bloccare la forza che il risorto è capace di operare dentro il mondo. E’ il potere di satana che è stato scalzato. Mondo: non è l’insieme delle creature di Dio, ma pensato come autonomo, senza rapporto con Dio. L’ultima Parola è di dio e non del mondo. Si può vivere nel mondo senza essere mondani. Questa vita è di pienezza. E’ quello che dice Paolo: non ci sia altro vanto che la croce di Cristo, perché il mondo non è più capace di fargli paura. La croce toglie il pungiglione alla paura che il mondo usa per sottomettere l’uomo e renderlo mondano. Il risorto è vittorioso ed è elevato da terra e attirerà tutti a sé. C’è l’idea del pellegrinaggio celeste di Isaia 2.

Abbiamo così, dei criteri per capire il senso della passione di Gesù, così come la intende Giovanni. L’innalzamento sulla croce è segno della gloria di Dio. La vittoria sul mondo è l’altro aspetto.
E’ difficile ingoiare la croce in modo profondo. Il messia deve esprimere una vittoria dentro la storia. Il discorso è come interpretiamo la vittoria. Se la interpretiamo come rivelazione, allora la croce è vittoria di Dio. E’ questa la luce che Gesù ha portato agli uomini e che devono utilizzare per vivere nel mondo, per uscire dall’incanto che il mondo sia tutto. In realtà, Gesù dimostra che il mondo non è tutto.
Conclusione del libro dei segni. Non credevano in Lui. Anche se qualcuno ha creduto. La risposta generale alla rivelazione di Gesù è l’incredulità. Cfr. Prologo. Il rifiuto sembra dominante, ma non è totale. C’è un piccolo resto che ha iniziato il cammino della fede. Possibile che la rivelazione di dio si scontri con un rifiuto globale da parte del mondo? E’ un problema radicale perché la rivelazione di Dio dev’essere accolta dal suo popolo. Il rifiuto degli uomini pone un problema serio. La soluzione è dire che anche questa incredulità entra nel disegno di Dio. Isaia serve a Giovanni a comprendere e a percepire il rifiuto del mondo e di Israele come un rifiuto che non blocca l’azione di salvezza di Dio, ed entra nel disegno di salvezza di Dio. Questo apre la possibilità alla speranza.

Nei segni si comprende come le parole di Gesù non sono sue ma vengono dal Padre. Nell’attività che Gesù ha compiuto si è realizzata la missione di Dio. 

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