Pr 31,10-13.19-20.30-31; Sal
127; 1 Ts 5,1-6; Mt 25,14-30
Paolo Cugini
È il tempo liturgico la
chiave d’interpretazione delle letture che ascoltiamo alla domenica. Per
comprendere, allora, il Vangelo di oggi, dobbiamo ricordarci che stiamo vivendo
le ultime domeniche del tempo liturgico e ciò significa tempo di verifica del
cammino percorso. Lo abbiamo già ricordato domenica scorsa, ma vale la pena
ripeterlo. Ascolteremo, dunque, le letture con l’intuito che ci viene suggerito
un materiale spirituale ed esistenziale con il quale verificare le scelte fatte
durante l’anno, ponderare bene le nostre azioni, per fare in modo che il nuovo
anno liturgico, che si avvicina, possa essere per noi la possibilità di vivere
al meglio il Vangelo, di camminare con più armonia dentro la comunità. Vediamo,
allora, che cosa ci dice il Vangelo.
«Avverrà
come a un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò
loro i suoi beni. A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno,
secondo le capacità di ciascuno; poi partì. C’è un primo
dato iniziale su cui la parabola vuole farci ragionare e riflettere. Nel
viaggio della vita nessuno è partito a mani vuote: ci è stato donato qualcosa,
che ci dovrebbe servire durante il cammino. Di che cosa si tratta lo vedremo in
seguito, ma questo è un dato importante, perché la verifica di fine anno dovremmo
farla esattamente su questo materiale ricevuto gratuitamente. Il testo ci dice
che il padrone condivide i suoi beni. Ciò significa che l’atteggiamento del
padrone è quella della condivisione gratuita e disinteressata, che desidera
comunicare vita e che questa vita possa essere strumento di creatività per
tutti e tutte. I talenti vengono distribuite secondo le capacità di ciascuno.
Ciò significa che il padrone conosce bene i suoi collaboratori. Il Dio che Gesù
ha manifestato ci avvolge nel suo amore di Padre e ci rivela la nostra vera
identità, che dà dignità al nostro essere nel mondo: siamo figli e figlie di un
Padre che ci ama e ci conosce, questo è il nostro punto di partenza e il nostro
più grande talento.
Si
presentò colui che aveva ricevuto cinque talenti e ne portò altri cinque,
dicendo: "Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho
guadagnati altri cinque". "Bene, servo buono e fedele - gli disse il
suo padrone -, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte
alla gioia del tuo padrone". È impressionante l’atteggiamento del padrone, che è
molto rivelativo, nel senso che dice qualcosa di nuovo e davvero strabiliante
sul Dio che Gesù ha manifestato e che è agli antipodi da quello presentato dai
capi religiosi di Israele. Infatti, il padrone non chiede indietro i talenti
dati e nemmeno i frutti, ma addirittura trasforma il suddito in signore e condivide
con lui i suoi beni. Questo avviene con i due servi che fanno fruttare i
talenti. Se volgiamo trarre un primo insegnamento che serve per la nostra
verifica, potremmo dire che il Vangelo vissuto nella nostra vita quotidiana, lo
Spirito Santo lasciato agire nella nostra umanità, dovrebbe produrre già ora la
sensazione di abitare in una nuova dimensione spirituale segnata dal desiderio
di giustizia, dallo sforzo di realizzare un mondi di pace, da un cuore ripieno
di misericordia.
"Signore,
so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non
hai sparso. Le parole di colui che non ha fatto fruttare il talento
ricevuto, ma lo ha nascosto, rivelano il tipo di Dio divulgato dai capi religiosi
e che non corrisponde per nulla al Dio rivelato da Gesù e manifestato nel
contenuto della parabola. Dio non è duro e non è vero che miete dove non si è
seminato ma, al contrario, è prodigo di benefici con i suoi figli e figlie al
punto di farli collaboratori del suo Regno. Anche questo aspetto è molto
importante da verificare alla fine dell’anno liturgico. Ci dobbiamo chiedere:
in che Dio crediamo? Che Dio stiamo servendo? Abbiamo permesso al Vangelo di
sgretolare la falsa immagine di Dio impiantata in noi da un’educazione
religiosa ancorata più sul Vecchio Testamento che sul Nuovo? Siamo nel centro
della parabola, che ci invita a riflettere sulle modalità messe in atto quest’anno
nei confronti di ciò che Dio ci dono gratuitamente ogni giorno. Se Dio ci dona
il suo amore, che si manifesta nella possibilità di vivere con la dignità di
figli e figlie, ciò comporta una responsabilità. L’amore che viene da Dio è
dono gratuito e disinteressato e provoca il desiderio di condividere, di
donarsi.
Toglietegli
dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci talenti. Perché a chiunque ha,
verrà dato e sarà nell’abbondanza, ma a chi non ha, verrà tolto anche quello
che ha. La conclusione della parabola sembra molto strana e, soprattutto,
incoerente con il messaggio del Vangelo. A chi si riferisce Gesù con queste
parole? Come mai afferma che a chi non ha verrà tolto anche quello che ha? Non
è un’affermazione assurda? In realtà, il discorso di Gesù è estremamente coerente.
Infatti, non si tratta di un avere quantitativo, ma qualitativo, si tratta,
cioè, di quei doni ricevuti dal Signore come il Vangelo, lo Spirito Santo, i
sacramenti, che hanno come unico scopo quelli di farci vivere una qualità di
vita differente e che non servono per essere messi da parte. Coloro che non hanno
nella parabola di oggi, sono tutti coloro che non hanno mai vissuto ciò che
hanno ricevuto dal Signore e, per questo, vengono spogliati di questi dono e
dati a coloro che li hanno fatti fruttare con una vita in cui è visibile la dignità
di figli e figlie di Dio.
Beato chi teme il Signore e cammina nelle sue vie. Della fatica delle tue mani ti nutrirai, sarai felice e avrai ogni bene. Le parole del salmo 127 con cui preghiamo in questa domenica ci offrono il contenuto che dà senso al discorso fatto. Il cammino che abbiamo intrapreso grazie all’ascolto della parola del Signore non è automatico e presenta difficoltà, che possono essere superate. C’è uno sforzo che deve essere realizzato, che consiste nel capire in che modo vivere al meglio ciò che il Signore ci dona. È proprio questo che intendiamo augurarci mentre verifichiamo alla fine dell’anno, con queste letture, il nostro cammino di sequela al Signore.
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