Al
mattino presto si alzò quando ancora era buio e, uscito, si ritirò in un luogo
deserto, e là pregava (Mc 1,35). Non si alza a pregare la
persona che il cuore appesantito dai sensi di colpa, di chi ha la coscienza
sporca. Il male, il peccato tiene lontana la persona dal rapporto con Dio. Per questo, si fa fatica a pregare quando si è percorsa la strada del male. È un grande
dono essere così liberi interiormente da alzarsi al mattino e mettersi in
ascolto del Signore, davanti a Lui. Gesù sin dal mattino cerca il Padre, perché
ogni su azione, ogni suo pensiero è modellato dalla relazione con Lui. Ecco perché,
poi, lo troviamo anche alla sera immerso nella preghiera. Ci vuole tanta trasparenza
per cercare sin dal mattino in volto del Signore e stare alla sua presenza.
Ci
vuole l’anima di un bambino, come Samuele nella narrazione della sua vocazione
in 1 Sam 3, così come è proclamata oggi dalla liturgia. “Samuele, Samuele”. E
il bambino subito corre. Volersi bene significa sistemare quotidianamente la
propria vita in modo tale da essere continuamente pronti agli appelli che il
Signore rivolge. Mantenere i propri pensieri, le proprie scelte nell’orizzonte
della volontà di Dio e non permettere che il cuore si attacchi a cose vane,
come diceva Simone Weil. È questo il compito alla nostra portata, perché sta a
noi sistemare il terreno accidentato della nostra vita, colmare le valli di
scelte sbagliate, raddrizzare le situazioni negative (cfr. Is 40): il resto ci
pensa Lui. È una certezza della vita di fede sperimentata nel vissuto
quotidiano.
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