lunedì 21 novembre 2022

VANGELO DI GIOVANNI CAPITOLO 6

 




 

Appunti di don Paolo Cugini

 

1-15: moltiplicazione dei pani

È l’unico miracolo narrato da tutti e quattro i vangeli. Giovanni indica che questo miracolo è un segno, spostando il lettore alla ricerca del significato sotteso, più che al dato materiale. Come Mosè sale sul monte per chiedere il dono della manna, così Gesù sale sul monte per donare il pane. Lo segue molta gente non tanto per quello che dice, ma per quello che fa.

Che cosa sono questi per tanta gente? Sottolinea l’incapacità umana di fronte ai bisogni reali della gente.

Gesù comanda di raccogliere i pezzi avanzati: la manna avanzata periva, il pane che Gesù dona non può andare perduto perché è pane di vita.

16-25: i discepoli in difficoltà. S’intravede il travaglio di fede della comunità cristiana e della predicazione del Vangelo, un travaglio di cui nessuno di noi è immune. I discepoli sembrano non capirci niente del modo di agire di Gesù; perché fugge sul monte mentre tutti lo cercano?

25-36: cercate il cibo che non perisce

In verità in verità vi dico: per Gesù si tratta di aiutare la gente a superare la banalità della vita quotidiana, per ricercare sempre quel che è essenziale e porta ad altro. Per la folla sembra sufficiente un messia che risolva la materialità della vita: il Signore serve se risolve i miei problemi di quaggiù. Per Gesù, però, questo non è sufficiente.

Gesù mette a confronto due cibi: uno che perisce ed uno che è sorgente di vita eterna.

Che cosa dobbiamo fare? Com’è difficile buttare giù una mentalità legalista, una concezione della vita che impedisce all’uomo di aprirsi al dono.

Datevi da fare: la gente pensa alle molte opere che la legge prescrive per avere la vita.

Che crediate in colui che egli ha mandato: la posta he Gesù chiede sembra troppo alta per la gente, che non ci sta e gli chiede dei segni.

Io sono il pane della vita: Gesù nella totalità della sua persona è quel nutrimento che solo può sostenere, saziare e dare quella vita che il carattere della definitività.

37-40: iene segnalata l’iniziativa del Padre che vuole che tutti abbiano la vita eterna e siano salvi per mezzo del Figlio.

41-51: in questo dialogo tra Gesù e i giudei traspare tutto il travaglio delle prime comunità, la loro difficoltà di comprendere l’identità di Gesù, passare dai dati concreti, della sua nascita da Giuseppe e Maria, a quella di colui che è disceso dal cielo.

Andare verso Gesù è un’opera del Padre: questo dato dice della gratuità della salvezza. Chi è docile all’ascolto del Padre, alla sua Parola, al suo amore, Lui lo fa incontrare con il Figlio. È un percorso che avviene nell’intimo della persona.

Per realizzare la salvezza il Figlio deve donarsi in tutta la sua debolezza fino alla morte. Sarà la sua morte, seguita dalla resurrezione, la rivelazione suprema che aprirà agli uomini la via della vita.

52-59: è possibile avere la vita che viene da Dio solamente mangiando la carne del Figlio e bere il suo sangue, vale a dire, solamente assimilando la sua Parola, il suo pensiero, il suo stile di vita, il suo Spirito. Senza questa relazione costante con il Figlio non c’è possibilità di vita piena. Il problema, a questo punto, è non cadere nell’inganno che la devozione ha costruito attorno a queste parole, che diventano letali ser prese alla lettera. Il mangiare e il bere vanno interpretati, intesi come metafora della relazione che siamo chiamati ad instaurare con il Figlio. Abbiamo la possibilità di uscire davvero da una vita egoistica incentrata su noi stessi, schiavi delle nostre passioni e delle nostre carenze, che ci portano a strisciare dinanzi alle proposte vuote del mondo, solamente se ci abituiamo ad alimentarci ogni giorno del Signore, la sua Parola, il suo Spirito, del suo Corpo.

Per avere fin d’ora la vita eterna, che sarà piena nella resurrezione è necessario entrare in comunione di vita con Gesù. Per questo è necessario passare dall’ascolto allo spezzare insieme il pane per accogliere totalmente Gesù.

53: se non mangiate… non avrete. È un invito alla comunione costante con il Figlio, da mangiare, assimilare, accoglierlo, lasciarlo entrare. Non accontentarsi del dato materiale e momentaneo, come i giudei che si sono accontentati di riempirsi la pancia con il pane condiviso da Gesù, ma mettersi in cammino, andare oltre, farsi consegnare la vita vera che viene da Gesù.

60-66: è un brano che fa capire quanto sia stato difficile superare lo scandalo della croce e vedere in Gesù il Figlio di Dio disceso dal cielo. Solo chi rinasce dallo Spirito è in grado di accogliere la proposta di Gesù.

Gesù sa che ci sono discepoli che non credono e, non per queto, abbassa il livello della sua proposta.

67-71: professione di Pietro.

 

 

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