Appunti di don Paolo
Cugini
1-15:
moltiplicazione dei pani
È l’unico miracolo
narrato da tutti e quattro i vangeli. Giovanni indica che questo miracolo è un
segno, spostando il lettore alla ricerca del significato sotteso, più che al
dato materiale. Come Mosè sale sul monte per chiedere il dono della manna, così
Gesù sale sul monte per donare il pane. Lo segue molta gente non tanto per
quello che dice, ma per quello che fa.
Che cosa sono questi per
tanta gente? Sottolinea l’incapacità umana di fronte ai bisogni reali della
gente.
Gesù comanda di
raccogliere i pezzi avanzati: la manna avanzata periva, il pane che Gesù dona
non può andare perduto perché è pane di vita.
16-25: i discepoli
in difficoltà. S’intravede il travaglio di fede della
comunità cristiana e della predicazione del Vangelo, un travaglio di cui
nessuno di noi è immune. I discepoli sembrano non capirci niente del modo di
agire di Gesù; perché fugge sul monte mentre tutti lo cercano?
25-36: cercate il
cibo che non perisce
In verità in
verità vi dico: per Gesù si tratta di aiutare la gente a superare
la banalità della vita quotidiana, per ricercare sempre quel che è essenziale e
porta ad altro. Per la folla sembra sufficiente un messia che risolva la
materialità della vita: il Signore serve se risolve i miei problemi di quaggiù.
Per Gesù, però, questo non è sufficiente.
Gesù mette a confronto
due cibi: uno che perisce ed uno che è sorgente di vita eterna.
Che cosa dobbiamo
fare? Com’è difficile buttare giù una mentalità legalista,
una concezione della vita che impedisce all’uomo di aprirsi al dono.
Datevi da fare:
la gente pensa alle molte opere che la legge prescrive per avere la vita.
Che crediate in
colui che egli ha mandato: la posta he Gesù chiede
sembra troppo alta per la gente, che non ci sta e gli chiede dei segni.
Io sono il pane
della vita: Gesù nella totalità della sua persona è
quel nutrimento che solo può sostenere, saziare e dare quella vita che il
carattere della definitività.
37-40:
iene segnalata l’iniziativa del Padre che vuole che tutti abbiano la vita
eterna e siano salvi per mezzo del Figlio.
41-51:
in questo dialogo tra Gesù e i giudei traspare tutto il travaglio delle prime
comunità, la loro difficoltà di comprendere l’identità di Gesù, passare dai
dati concreti, della sua nascita da Giuseppe e Maria, a quella di colui che è
disceso dal cielo.
Andare verso Gesù è un’opera
del Padre: questo dato dice della gratuità della salvezza. Chi è docile all’ascolto
del Padre, alla sua Parola, al suo amore, Lui lo fa incontrare con il Figlio. È
un percorso che avviene nell’intimo della persona.
Per realizzare la salvezza
il Figlio deve donarsi in tutta la sua debolezza fino alla morte. Sarà la sua
morte, seguita dalla resurrezione, la rivelazione suprema che aprirà agli
uomini la via della vita.
52-59: è
possibile avere la vita che viene da Dio solamente mangiando la carne del
Figlio e bere il suo sangue, vale a dire, solamente assimilando la sua Parola,
il suo pensiero, il suo stile di vita, il suo Spirito. Senza questa relazione
costante con il Figlio non c’è possibilità di vita piena. Il problema, a questo
punto, è non cadere nell’inganno che la devozione ha costruito attorno a queste
parole, che diventano letali ser prese alla lettera. Il mangiare e il bere
vanno interpretati, intesi come metafora della relazione che siamo chiamati ad
instaurare con il Figlio. Abbiamo la possibilità di uscire davvero da una vita
egoistica incentrata su noi stessi, schiavi delle nostre passioni e delle
nostre carenze, che ci portano a strisciare dinanzi alle proposte vuote del
mondo, solamente se ci abituiamo ad alimentarci ogni giorno del Signore, la sua
Parola, il suo Spirito, del suo Corpo.
Per avere fin d’ora la
vita eterna, che sarà piena nella resurrezione è necessario entrare in
comunione di vita con Gesù. Per questo è necessario passare dall’ascolto allo
spezzare insieme il pane per accogliere totalmente Gesù.
53:
se non mangiate… non avrete. È un invito alla comunione costante con il
Figlio, da mangiare, assimilare, accoglierlo, lasciarlo entrare. Non
accontentarsi del dato materiale e momentaneo, come i giudei che si sono
accontentati di riempirsi la pancia con il pane condiviso da Gesù, ma mettersi
in cammino, andare oltre, farsi consegnare la vita vera che viene da Gesù.
60-66:
è un brano che fa capire quanto sia stato difficile superare lo scandalo della
croce e vedere in Gesù il Figlio di Dio disceso dal cielo. Solo chi rinasce
dallo Spirito è in grado di accogliere la proposta di Gesù.
Gesù sa che ci sono discepoli
che non credono e, non per queto, abbassa il livello della sua proposta.
67-71:
professione di Pietro.
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